Biografia Luciano Lama |
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Luciano Lama, famoso sindacalista ha militato nella Cgil per 42 anni ricoprendo la carica di Segretario Generale per 16 anni, dal 1970 all'86.
Luciano Lama è nato il 14 ottobre del 1921 a Gambettola, in provincia di Forlì, e nel '43 completa gli studi universitari laureandosi, a Firenze, in scienze sociali con Piero Calamandrei. Combatte i nazifascisti prima in Romagna, nell'ottava Brigata Garibaldi, e poi come Capo di Stato Maggiore del ventinovesimo Gap. Nel settembre 1944 è alla testa dei partigiani che liberano Forlì dall'occupazione tedesca e fascista. Nello stesso anno, a 23 anni, viene nominato Segretario della ricostituita Camera del Lavoro Unitaria Provinciale di Forlì sotto l'egida del Comitato di Liberazione Nazionale, dove sono presenti i rappresentanti di tutti i partiti democratici, comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, socialdemocratici e repubblicani.
Nel '46 si iscrive al Partito Comunista Italiano e l'anno successivo, al primo congresso nazionale della Cgil, viene eletto Vicesegretario. Incarico riconfermato nel '49, al secondo congresso, tenutosi un anno dopo la scissione sindacale. Nel '47 è uno dei 7 vicesegretari del leader storico del sindacato di Corso d'Italia, Giuseppe Di Vittorio, che individua nel giovane romagnolo il proprio pupillo e futuro erede. Nel 1952 diviene Segretario Generale della Federazione Lavoratori chimici, e nel '57 Responsabile della Fiom.
Nel '58 viene eletto deputato nelle liste del Pci, carica in cui viene riconfermato nelle elezioni del '63 e del '68. In questa veste entra anche a far parte della Commissione parlamentare sui problemi del lavoro.
Nel '62 entra a far parte della Segreteria della Cgil nazionale, con il compito di seguire il settore contratti e vertenze. Viene riconfermato segretario confederale dal Vl° e dal Vll° congresso della Cgil. Nel 1969 in nome dell'incompatibilità tra la carica parlamentare e l'azione sindacale, decisa in sede congressuale, presenta le dimissioni dal Parlamento, dalla Direzione e dal Comitato Centrale del Pci.
La distensione internazionale e l'apertura a sinistra iniziata da Fanfani e Moro dopo i tragici giorni del giugno e luglio 1960 (governo Tambroni - morti e feriti in varie città d'Italia) contribuirà a migliorare il clima anche all'interno del sindacato: le tre organizzazioni, Cgil, Cisl e Uil, cominceranno a dialogare fra di loro ed ad agire in un'ottica unitaria. I primi sintomi di questo new deal tra i sindacati cominciano nelle associazioni di categoria dei metalmeccanici (Fiom di cui Lama è leader, Fim, Uilm) per poi estendersi a tutto il sindacato.
Nel 1970 succede ad Agostino Novella (divenuto segretario Cgil dopo l'improvvisa morte di Giuseppe Di Vittorio, ?caduto sul lavoro? durante un comizio) come Segretario Generale della Cgil. Verrà poi riconfermato all'Vlll°, al lX° e al X° congresso del maggior sindacato italiano.
La linea della Cgil, illustrata nella relazione di apertura all'ottavo congresso, traccia una svolta nella strategia della confederazione, ponendo al centro l'occupazione, il Mezzogiorno e l'uso delle risorse. Strategia che, riconfermata e precisata dal nono congresso, fa da supporto alla scelta della Federazione Unitaria Cgil, Cisl, Uil, di cui Lama, dal 1972 al 1984 (anno di scioglimento della Federazione) diviene Segretario Generale, insieme a Bruno Storti e a Raffaele Vanni.
Gli anni '70 sono dunque gli anni della Federazione Unitaria (il 24 luglio 1972 si arriva al patto federativo tra Cgil, Cisl e Uil, faticosamente raggiunto grazie all'opera di uomini come Lama) e dell'affermazione del ruolo politico e sociale del sindacato.
Sono anche gli anni della trasformazione tecnologica della nostra industria, dell'esplodere della disoccupazione come problema drammatico, non soltanto al Sud.
E, infine, gli anni del terrorismo, che culminerà nel 1978 con il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro e, nel '79 (era il 24 gennaio) con l'uccisione a Genova di Guido Rossa, l'operaio sindacalista assassinato dalle Brigate Rosse; il Paese rispose con una massa imponente di cittadini (250.000 persone) che seguirono il funerale del sindacalista.
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