Mattia Gregori è il protagonista del nuovo romanzo di Marco Balzano, Bambino. La storia è ambientata nella Trieste degli anni più bui della Seconda guerra mondiale, quando la città è al centro delle tensioni tra fascisti italiani, resistenza partigiana, e minoranze slovene. Attraverso gli occhi di Mattia, giovane e confuso, Balzano esplora i dilemmi e le difficoltà che colpiscono chi cerca un’identità in un periodo di odio e divisioni. Mattia è cresciuto in una famiglia apparentemente stabile, ma la sua vita cambia improvvisamente quando la madre adottiva, in punto di morte, gli rivela di non essere la sua vera madre. Questo segreto sconvolge il mondo di Mattia, portandolo a dubitare di tutto ciò che pensava di sapere. Da quel momento, la ricerca della madre biologica diventa un’ossessione. Suo padre, un orologiaio di poche parole, si rifiuta categoricamente di svelare l’identità della vera madre, lasciando Mattia senza risposte e alimentando la sua frustrazione. Disperato, Mattia decide di unirsi al movimento fascista, non per ideologia o ammirazione per Mussolini, ma per sfruttare la posizione di potere e la possibilità di fare domande senza timore di ritorsioni. L’ingresso nel mondo dei fascisti gli permette infatti di interrogare e intimidire connazionali e vicini sloveni nella speranza di trovare un indizio che lo conduca alla madre. Attraverso la disperata ricerca di Mattia, Bambino racconta un periodo storico drammatico, in cui i rapporti personali vengono corrotti dalle ideologie e il clima di sospetto e odio logora anche i legami più profondi. Il romanzo è un ritratto struggente di una generazione in bilico, cresciuta in un’Italia lacerata dalla guerra e dalle scelte ideologiche estreme. La scrittura incisiva e poetica di Balzano cattura la desolazione di Trieste e le emozioni contrastanti di un ragazzo in lotta per la sua identità. Bambino è un’opera intensa e avvincente, che si legge tutto d’un fiato e lascia nel lettore una riflessione profonda sulle ferite della storia italiana e sulle tragedie personali nascoste nei suoi conflitti. Marco Balzano rivela di aver voluto scrivere una storia ambientata a Trieste, una città simbolo delle tensioni tra fascismo, nazismo e comunismo, che ha vissuto momenti estremamente violenti durante la Seconda guerra mondiale. L'intento era di raccontare, attraverso un protagonista nato all'inizio del secolo, le drammatiche scelte di un uomo attraversato da una storia incandescente. Mattia Gregori, detto “Bambino,” non è solo un personaggio crudele e aggressivo, ma anche un uomo segnato dalla perdita e da un profondo senso di inganno, originato dall’abbandono materno e alimentato dal rapporto conflittuale con il padre. Il punto di partenza della storia è stato un incontro casuale tra Balzano e un uomo, Ivan, che lo avvicinò dopo una presentazione del suo libro. Ivan, cresciuto con il nonno Pietro, scoprì solo dopo la sua morte che l’uomo era stato un delatore, passando dal fascismo al nazismo e collaborando con i titini, tradendo ogni volta per profitto o per sopravvivenza. Questo vissuto, una storia familiare macchiata dalla complicità con il male, spinse Balzano a sviluppare Bambino, che si distanzia dal classico racconto storico per esplorare il lato oscuro dell’umanità e i confini labili tra vittima e carnefice. Balzano precisa che non ha scritto Bambino per trattare specificamente delle foibe, anche se il tema è inevitabile dato il periodo storico. Al centro del romanzo c’è la figura del carnefice, e Balzano indaga l’umanità dietro le azioni malvagie, cercando di capire cosa spinga una persona a scegliere il male e a giustificarlo, toccando questioni care a pensatori come Dostoevskij, Camus e Arendt. Questo viaggio nell’animo umano rende Bambino un'opera che invita alla riflessione, sfidando il lettore a considerare quanto ciascuno di noi porti in sé un pezzo di quella brutalità o, al contrario, una possibilità di redenzione. Tweet

Torna alla pagina delle news