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Biografia Kapka Kassabova
Kapka Kassabova
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Kapka Kassabova è una scrittrice bulgara di origini, ma con un’identità cosmopolita che riflette la complessità delle sue opere. Nata a Sofia nel 1973, ha vissuto la prima parte della sua vita sotto il regime comunista bulgaro, un'esperienza che ha influenzato profondamente la sua prospettiva sulla libertà, l'identità e la migrazione. Nei primi anni '90, con il crollo del regime, la sua famiglia emigrò in Nuova Zelanda, dove Kassabova iniziò la sua carriera letteraria. Questo cambiamento radicale nella sua vita, dal rigido controllo di una dittatura all'apparente libertà delle democrazie occidentali, ha plasmato il suo approccio ai temi del confine, dell'esilio e della scoperta di sé, che ritornano costantemente nelle sue opere.

Dopo essersi stabilita in Nuova Zelanda, Kassabova pubblicò la sua prima raccolta di poesie, *All Roads Lead to the Sea* (1997), che esplora il senso di alienazione e di appartenenza in un mondo post-emigrazione. I suoi primi lavori riflettono la sua sensibilità poetica e la sua capacità di cogliere il lato umano della condizione migratoria. Kassabova non si limita a descrivere le distanze geografiche, ma si concentra su quelle emotive e psicologiche che segnano chiunque sia costretto a lasciare la propria casa.

Nel corso degli anni, la sua scrittura si è ampliata, abbracciando non solo la poesia, ma anche la prosa, con romanzi e saggi che fondono autobiografia, storia e reportage. Tra le sue opere più conosciute ci sono *Border: A Journey to the Edge of Europe* (2017), un libro ibrido che mescola il viaggio personale con l'esplorazione storica e culturale dei confini della Bulgaria, della Grecia e della Turchia. In *Border*, Kassabova esplora l'idea del confine non solo come una linea fisica, ma come un simbolo di separazione tra mondi, persone e storie. Il libro è stato acclamato dalla critica internazionale per la sua profondità e per la sua capacità di rivelare le complessità delle regioni di confine, spesso trascurate nella narrazione storica più ampia. Questo lavoro le è valso numerosi premi, tra cui il British Academy Al-Rodhan Prize per la comprensione globale.

Un altro libro significativo nella sua carriera è *To the Lake: A Balkan Journey of War and Peace* (2020), che riprende il tema del viaggio nei Balcani e lo intreccia con storie di guerre, migrazioni e identità frammentate. Il lago a cui si riferisce nel titolo è il lago di Ocrida, al confine tra Albania e Macedonia del Nord, un luogo simbolico e antico che incarna le tensioni, ma anche le bellezze, della regione balcanica. In questo testo, Kassabova riflette sulle storie personali e collettive legate al lago, esplorando le ferite del passato e la possibilità di guarigione.

La scrittura di Kassabova è caratterizzata da uno stile lirico, una profondità di pensiero e una straordinaria capacità di tessere insieme storie personali e collettive. I suoi libri esplorano la geografia non solo come un insieme di luoghi fisici, ma come spazi emotivi e simbolici, dove il passato e il presente si intrecciano. Le sue opere spesso mettono in luce le contraddizioni delle identità moderne, in particolare per coloro che vivono ai margini di più culture e storie.

Kapka Kassabova è una scrittrice e poetessa di fama internazionale, che ha trovato riconoscimento per i suoi reportage narrativi e poesie. Nata in Bulgaria, proviene da una famiglia segnata dal movimento: la bisnonna emigrò dalla Jugoslavia alla Bulgaria, e la madre si trasferì in Nuova Zelanda, dove Kassabova è cresciuta. Successivamente, ha scelto di vivere nelle Highlands scozzesi, completando così un percorso di vita caratterizzato dall’esplorazione di nuovi territori e culture.

Kassabova inizia la sua carriera come poetessa, ma solo in un secondo momento si dedica alla prosa, fondendo le sue radici poetiche con il reportage. Nei suoi libri si nota un'attenzione particolare per le vite degli emarginati e per la natura incontaminata, come in "Anima. Una pastorale selvaggia" (2024), che racconta la vita degli ultimi pastori transumanti d’Europa. Il suo stile invita il lettore a immergersi in un tempo dilatato, dove la narrazione segue i ritmi lenti della vita pastorale.

Con un interesse sempre più profondo per il mondo naturale, Kassabova esplora il rapporto tra esseri umani, animali e piante. Nel precedente "Elisir" (2022), si focalizzava sul potere delle piante, mentre in "Anima" concentra la sua attenzione sugli animali, figure centrali nella vita dei pastori. Kassabova è affascinata dall’intreccio tra passato e presente, e attraverso le storie di vita di persone invisibili alla società moderna, invita a riflettere su un futuro "eco-intelligente" basato su un rapporto sostenibile con la terra.
Nonostante abbia vissuto in Nuova Zelanda e ora risieda in Scozia, il legame di Kassabova con l'Europa orientale e con la sua terra d'origine resta centrale nella sua scrittura. Attraverso i suoi racconti e le sue riflessioni, riesce a catturare la tensione tra il desiderio di appartenenza e il bisogno di libertà, un conflitto che molti migranti e persone esiliate affrontano.

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