Biografia Henry Thoreau |
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Henry David Thoreau nacque a Concord, nel Massachusetts, nel 1817. Si laureò ad Harvard nel 1837 e in seguito ai suoi studi sviluppò un forte interesse nei confronti della poesie greca e romana, della filosofia orientale e della botanica. Nutrì grande interesse ed amore nei confronti della natura e dedicò molte delle sue giornate ad esplorare i boschi e a raccogliere informazioni dettagliate su piante ed animali. Fu seguace di R. W. Emerson e fu una delle figure di spicco del movimento trascendentalista. Henry Thoreau fu sicuramente il primo pensatore a rendere evidente il contrasto tra la piena realizzazione di ogni individuo e una società tecnologicamente organizzata. Precursore di tutti gli americani che prima e dopo l’era hippy hanno fatto ritorno alla natura opponendo un’economia della frugalità al consumismo forsennato, mezzo secolo prima di Jack London egli avvertì il richiamo della foresta e nella primavera del 1845 si recò sulle rive del lago di Walden, a Concord, nel Massachusetts. Usando un’ascia presa a prestito abbatté alcuni pini bianchi per ricavarne legname con cui costruirsi un’austera dimora nella quale avrebbe vissuto per due anni, due mesi e due giorni. Si insediò stabilmente nella nuova casa il 4 luglio e la scelta della data, il giorno della Dichiarazione d’Indipendenza, non fu casuale in quanto, con l’abbandono della civiltà e della vita sociale organizzata, realizzava quella che era effettivamente la sua massima aspirazione: divenire indipendente. L’esperienza del lago Walden ispirò la scrittura di Walden, ovvero La vita nei boschi (1854), un'opera a metà strada tra il saggio filosofico e il diario che oggi viene unanimemente considerata tra i classici della letteratura americana. Malgrado abbia trascorso una buon parte della sua esistenza in solitudine, Thoreau fu un attento osservatore, conoscitore e critico della società americana a lui contemporanea e dedicò numerosi scritti a svariati problemi sociali, primo fra tutti quello della schiavitù. Insieme al Walden, lo scritto più famoso è infatti senza dubbio Disobbedienza civile, un opuscolo pubblicato nel 1849 nel quale viene teorizzata l'idea dell'opposizione non violenta che tanto seguito avrebbe avuto nel secolo successivo. Morì alle nove di mattina del 6 maggio 1862, di tubercolosi, dopo circa un anno di sofferenze fisiche. Sentendosi avvicinare la fine, consolò la madre, la sorella e gli amici con queste parole:
"È meglio che le cose finiscano… Sì, questo è un bel mondo, ma fra poco ne vedrò uno ancor più bello".
Alla zia, che gli chiedeva se si era messo in pace con Dio, rispose:
"Non mi sembra di averci mai litigato".
Rifiutò ogni "religiosità" fino alla fine, sentendosi perfettamente in pace con se stesso e con l’infinito e quando, sul letto di morte, qualcuno gli domandò se già poteva vedere "l’altra sponda" rispose: "Un mondo alla volta". Tra le sue opere postume bisogna ricordare Le escursioni (1863), I boschi del Maine (1864), e Un americano in Canada. Scritti antischiavisti e riformatori (1866).
Gli Stati Uniti d'America tra il 1790 e il 1850: contesto storico e culturale
Tra il 1861 e il 1865, il processo di espansione verso occidente, l'aggravarsi del problema della schiavitù e del differente sviluppo tra regioni del nord e del sud condussero gli stati nordamericani alla guerra civile. Dal punto di vista dell’ indipendenza culturale dall’Inghilterra, non si resero evidenti in questo periodo particolari progressi: la lingua parlata era l'inglese, i libri inglesi, pubblicati dagli editori nordamericani in assenza di leggi protettive, inondavano il mercato e gli scrittori britannici romantici (W. Scott, Coleridge, Wordsworth) esercitavano un fortissimo condizionamento su tutta la letteratura. Nella prima metà del XIX secolo tuttavia, nell’ambito della produzione poetica e narrativa, si giunse alla definizione di elementi caratteristici ed autonomi se non rispetto ai modelli anglosassoni, almeno rispetto ai prodotti specifici. Su questa linea si collocarono Charles B. Brown, Washington Irving , James F. Cooper, e soprattutto Edgar A. Poe. Il primo a tentare la creazione di una nuova letteratura che rispecchiasse gli orizzonti fisici e le atmosfere psicologiche del Nuovo Mondo fu proprio Charles B. Brown che riprese i moduli e i meccanismi narrativi del romanzo nero inglese e diede inizio, in questo senso, ad una tradizione specificamente nordamericana. Nell’ambito della poesia, il maggior esponente, nel periodo a cavallo degli anni della guerra civile, fu Walt Whitman. Tra il 1850 e il 1855 la produzione letteraria negli Stati Uniti raggiunse un ottimo livello. Gli autori, provenienti in gran parte dal New England e dallo stato di New York, esprimevano speranza ed angoscia, desiderio di affermazione del nuovo e dubbi tormentati nei confronti delle origini. I temi affrontati facevano riferimento al rapporto tra gli abitanti nordamericani e la loro terra continentale, ai problemi della natura e della sopravvivenza fisica, dello stato selvaggio e della civilizzazione. A partire dal rigorismo calvinista del Settecento, che vedeva dappertutto segni di Dio, si sviluppò nell’Ottocento l’unitarianismo, un movimento che credeva in un Dio benevolo e favorevole a lasciare l’uomo libero di fare affidamento sulle proprie facoltà interpretative e la cui idea centrale era rappresentata dalla dottrina dell’apertura mentale, in virtù della quale tale movimento perseguì un progressivo, ma radicale affrancamento dall’atteggiamento religioso tradizionale.
Da questo movimento nacque il trascendentalismo, che propugnò l’abolizione della religione puramente formale e riconobbe la possibilità del singolo, lasciato nella solitudine delle proprie percezioni, di raggiungere e conquistare un più alto senso della natura.
Il trascendentalismo
Il movimento trascendentalista era caratterizzato da una sorta di ottimismo metafisico che conduceva a cogliere nella natura solo gli aspetti positivi, posizione questa che, pur non potendo essere condivisa da alcuni autori importanti come Melville ed Emily Dickinson, fu comunque in grado di arricchire l’espressività artistica della corrispondenza simbolica fra visibile ed invisibile, fra materiale e immateriale.
Il trascendentalismo si ispira a Swedenborg, a Goethe, all'idealismo tedesco ed è in polemica con la concezione dell'empirismo di Locke e con le pulsioni utilitariste ed affaristiche della giovane società americana.
Il principale teorico del trascendentalismo fu Ralph Waldo Emerson, a lungo nume tutelare della cultura del New England, di cui egli parlò in termini di “nuova Inghilterra totale”, e personalità in grado di esercitare un’enorme influenza su tutto l’ambiente intellettuale americano della sua epoca. Egli esortò i nordamericani ad operare un distacco dall’Europa per stabilire un rapporto autonomo ed originale con il “nuovo mondo”, per confidare nelle proprie potenzialità artistiche ed estetiche e per scrivere ignorando i modelli; scrisse inoltre poesie e saggi da cui traspare l’immagine quasi mistica di un flusso cosmico che si nasconde ed anima la realtà.
Alla base della visione dell'uomo che Emerson propone c'è una concezione idealistica della conoscenza:
"Ciò che chiamano trascendentalismo non è che l'idealismo: l'idealismo quale appare oggi, nel 1842....E' ben noto al mio pubblico che l'idealismo odierno ha tratto il nome di «trascendentale» dall'uso del termine fattone da Emanuele Kant di Koenigsberg, il quale replicava alla filosofia scettica di Locke, secondo la quale non c'era nulla nell'intelletto che non fosse prima nell'esperienza dei sensi, dimostrando che c'era una classe assai importante di idee o di forme imperative che non derivano in nessun modo dall'esperienza, ma attraverso le quali l'esperienza veniva acquisita; che queste erano intuizioni dello spirito; ed egli le chiamò forme trascendentali." ( The Transcendentalist, 1842 )
"La metafisica di Kant, il misticismo di Jacobi, il soggettivismo idealistico di Fichte, il trascendentalismo di Schleiermacher - il nuovo vangelo del rinascente spirito germanico - queste furon le vivide acque della verità per gli assetati intellettuali del New England" (Ibid.)
Proprio perché il trascendentalismo fu essenzialmente una fede, i trascendentalisti si tennero a una certa distanza dalle maglie troppo strette della logica e metafisica, preferendo essere poeti, profeti e mistici. Emerson, a questo proposito, riesce ad essere molto esplicito:
"La mia è una certa fugace esperienza che mi ha sorpreso per strada o al mercato, in qualche posto, in qualche momento - nel corpo o fuori del corpo, lo sa Iddio -, rendendomi conscio di aver per tutto questo tempo fatto la parte di un folle tra i folli, ma che la legge esisteva per me e per tutti; che mi spetta la fiducia, la fiducia e l'obbedienza di un fanciullo, e l'adorazione delle idee, e che non dovrò mai più esser folle" ( ibid.).
Le esperienze e le riflessioni di questo movimento sono quindi piuttosto lontane dall’essere filosofiche in senso stretto e ciò è confermato dal queste affermazioni:
"Se non hai bisogno di udire il mio pensiero, perché sai leggerlo sul mio viso e nel mio comportamento, allora te lo esporrò dall'alba al tramonto. Se non sai indovinarlo, non comprenderesti ciò che dico" (ibid.).
In una società in cui le tradizioni sono scarse e recenti, Emerson esalta il presente e l’autosufficienza di senso della vita immediatamente vissuta: la vita, a suo avviso, è estasi e l’attimo è un miracolo. Queste sue profonde convinzioni lo porteranno ad essere molto vicino alla concezione della vita come “luce interiore” propria dei Quaccheri. Particolare importanza assume nel pensiero di Emerson la poesia, che egli concepisce come manifestazione della purezza cristallina della mente e come mezzo in grado di attingere dall’essenza della realtà:
"…e la fresca bellezza di questa nuova poesia, l'enorme stimolo di quella nuova metafisica, accese in loro il desiderio di cercare ispirazione alla loro fonte e bere dalle loro linfe vitali. Così scopersero la Germania romantica, dove il nuovo idealismo aveva scalzato la filosofia sensista, e dove una grande scuola di pensatori trascendentalisti dominava trionfalmente il campo. Fu una scoperta profondamente stimolante, e ad essa risale la nascita del trascendentalismo del New England" (Ibid., p. 478).
Il poeta, secondo Emerson, è in grado di mutare il mondo in cristallo e ciò cui il vero poeta attinge è la semplicità originaria, entità in grado di suscitare autentica energia creativa. Egli ritiene che il poeta grande non sia quello che si serve di artifici, ma colui che è capace di rapportarsi ed esprimere la semplicità originaria, manifestazione della "verità del mondo". In virtù proprio della possibilità di attingere a tale semplicità originaria e in virtù di una concezione che, per il fatto di porre un’essenziale correlazione e corrispondenza fra l’uomo come microcosmo con l'universo come macrocosmo, è assimilabile alla visione platonica della realtà, Emerson ama la Natura, in quanto corrispettivo sensibile dello spirito. La civiltà, complicata e tortuosa, è decadenza e il tempo della città è scandito da segnali funesti, mentre in natura lo scorrere delle ore e del tempo è segnato dai ritmi naturali e dalla crescita della gioia che si alimenta di se stessa. Dio pretende, secondo Emerson, che il poeta abbandoni la vita molteplice e confusa e accetti di fondersi totalmente nella natura, che pur avendo perso nel New England, dopo due secoli di colonizzazione, molta della sua originalità, non è stata ancora addomesticata dalla civiltà. Si tratta quindi di una Natura che non è più quella idilliaca dell’Arcadia, ma che mantiene tuttavia la sua solitaria ed incantata imponenza e una misteriosa quanto avvincente estraneità per l’uomo. Le relazioni sociali, con i loro tortuosi artifici, indeboliscono o cancellano la possibilità di comprendere la pienezza perfetta dell'essere che questa Natura offre e si colgono in questo gli echi del pensiero di Rousseau e del Romanticismo europeo; in questo senso si osserva un perfetto accordo fra lo spirito religioso puritano e quello di ispirazione illuminista e preromantica, in quanto entrambi richiamano alla solitudine e al raccoglimento, lontano dal caos effimero della quotidianità, ed invitano a rivolgere lo sguardo alla Natura, in quanto manifestazione più prossima dell'Eterno.
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