Biografia Gottfried Benn |
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Nato a Mansfeld [Prussia occidentale] nel 1886 (morto a Berli no nel 1956), determinanti per la formazione della sua personalità furono l'ambiente della casa paterna (il padre era parroco protestante) e gli studi di medicina. Le prime liriche, Morgue (1912), che elaborano motivi e impressioni in un linguaggio per meato dal gergo medico, fanno di Benn un caso letterario e uno dei fondatori dell'espressionismo. Celebre la lirica intitolata "Bella gioventù" in cui demolisce sentimenti religiosi e ideali romantici scrivendo sul cadavere di una fanciulla rinvenuta in un canneto.
La nostalgia per le origini prelogiche dell'umanità e l'avversione per la civiltà moderna portarono Benn a salutare con entusiasmo l'avvento del nazismo, in Il nuovo stato e gli intellettuali (Der neue Staat un die Intellektuellen, 1933). Lo affascina la concezione dello stato totalitario, che realizza la piena identità di potere e spirito, individuo e collettività. In Il mondo dorico (Dorische Welt, 1934) e Arte e potere (Kunst und Macht, 1934) Benn celebra il totalitarismo come trionfo della forma. "L'eccezionale istinto biologico per il perfezionamento razziale che aleggia su tutto il movimento non consente di perdere di vista un solo momento quest'unico pensiero" scriveva in incipit a "L'Espressionismo" (1933).
Il suo passato di espressionista lo rese però inviso al nuovo potere che considerava quel movimento parte integrante dell'"arte degenerata" che occorreva recidere. Il fallimento dell'impegno pubblico rafforza in lui la tendenza a separare nettamente arte e vita, a passare a una sorta di "emigrazione interna": la sua autobiografia Doppia vita (Doppelleben, 1950) descrive questa scis sione cosciente della personalità, in cui il poeta identifica la cifra dell'uomo moderno.
Negli anni 1935-1950 Benn cerca di realizzare l'idea di "prosa assoluta": in L'osteria Wolf (Weinhaus Wolf, 1937), Romanzo del fenotipo (Roman des Phänotyps, 1944), Il tolemaico (Der Ptolem äer, 1947) il tessuto narrativo realistico-psicologico si dissol ve in un gioco di materiali storico- culturali montati secondo meccanismi associativi. La summa poetica di questi dieci anni è nella raccolta Poesie statiche (Statische Gedichte, 1948), ricostruzione di un io lirico che riflette la situazione biografica dell'autore.
Tratto da Antenati
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