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Biografia Giuseppe G. Belli
Giuseppe G. Belli
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Giuseppe Gioachino Belli nasce a Roma il 7 settembre del 1791, da una famiglia di lontana origine marchigiana emigrata a Roma nel XVII secolo. Nel 1800 la famiglia si trasferisce a Civitavecchia, ma la città è presto colpita (1802) da un'epidemia di tifo che provoca anche la morte del padre, nobilmente impegnato nel soccorso dei malati. I Belli tornano a Roma, nell'umile casa di via del Corso, vivendo in povertà; qui la madre dà alla luce il quarto figlio, Antonio, che muore poco dopo la nascita (gli altri fratelli di Gioacchino sono Carlo, nato nel 1792 e Flaminia, del 1801). A Roma Gioachino conosce Francesco Spada, con il quale stringe un'amicizia che dura fino alla morte del poeta. E qui inizia la sua attività poetica. Le prime opere sono quasi esclusivamente in italiano, poi quasi tutte in dialetto. Alla morte della madre (seguita da quella del fratello Carlo) il poeta interrompe gli studi e inizia a lavorare, dapprima presso casa Rospigliosi, poi presso la computisteria degli spogli ecclesiastici. Nel 1809 Roma è annessa all'impero francese, il poeta perde l'impiego, ma trova presto lavoro come segretario presso il principe Stanislao Poniatowsky; nello stesso periodo entra nell'accademia degli Elleni. Dopo circa due anni, a seguito di contrasti, lascia anche l'impiego presso il principe polacco e inizia a guadagnarsi da vivere come copista e dando lezioni private di italiano, geografia e aritmetica. Quando, nel 1813, l'accademia Ellenica si scinde dando vita a quella Tiberina, scopo della quale è promuovere gli studi storici su Roma, il Belli entra a farne parte insieme all'amico Francesco Spada. Nel 1814 viene stampata la prima lirica del poeta romano e nel 1816 trova impiego presso l'ufficio del Bollo e Registro. In questo stesso anno celebra le nozze con Maria Conti, di 13 anni più anziana. Il matrimonio porta una discreta agiatezza economica che permette al Belli di dedicarsi con tranquillità all'attività poetica. Nel 1817 dà vita alle prime opere poetiche dialettali, componendo un'epistola in ottave dedicata alla madre dell'amico Spada. In questo periodo nascono la primogenita Felice Luisa, che morirà dopo solo pochi giorni, e il figlio Ciro. Nel 1828 lascia l'impiego e si dimette dall'accademia Tiberina: la produzione poetica dialettale da marginale diventa prevalente. Nel 1837, durante una permanenza a Perugia con il figlio Ciro ormai tredicenne, lì stabilitosi per motivi di studio, apprende la notizia delle pessime condizioni di salute della moglie. Torna subito a Roma, ma la moglie muore prima che possa rivederlo. Nel 1838 il Belli rientra all'accademia Tiberina, della quale diventa segretario nel 1840. Assunto nuovamente presso un impiego pubblico, riprende la produzione dialettale, ma ben presto interromperà questa sua fase creativa: l'ultimo sonetto che comporrà sarà dedicato alla nuora, Sora Crestina mia. Restaurato il potere pontificio, nel 1850 diventa presidente dell'Accademia Tiberina, e gli viene affidato il compito di formulare i giudizi di censura per gli spettacoli teatrali, secondo un'etica politica più consona: condannerà i melodrammi di Rossini e Verdi, le tragedie di Shakespeare e le commedie di Scribe. Pubblica gli Inni ecclesiastici secondo l'ordine del Breviario romano. Il 21 dicembre del 1863, all'età di 72 anni, muore improvvisamente per apoplessia. In una postilla testamentaria il Belli raccomanda al figlio di distruggere dopo la morte tutta la sua produzione dialettale. Note biografiche a cura di Michela Pisu.

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