Biografia Francesco Pirella |
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Per oltre vent?anni ha approfondito l?interesse per la tipografia, affiancando all?impegno nei settori dell?editoria e della grafica il recupero di materiali e tecniche presso storiche dinastie di stampatori e alcuni tra i maggiori xilografi italiani.
Dalla consapevolezza dell?avvento di nuove frontiere della comunicazione e dalla fine della tipografia del piombo nascono i primi Antilibri postgutenberghiani, realizzati in tempo reale in collaborazione con Xerox.
Queste riflessioni sfociano nel 1995 nel ?Manifesto dell?Antilibro?, progetto di ecologia culturale che firma il 5 novembre con Gillo Dorfles, Mario Persico, Edoardo Sanguineti ad Acquasanta (Genova).
Già dal 1989, con i primi lavori basati sul recupero della matrice e dell?impronta tipografica (Alchetipi, Morfotipi, Xilotipi, Fil(e)otipi), intraprende un autonomo discorso artistico che estende all?editoria promuovendo quella che chiamerà una tipografia sperimentale per la mappatura tipoetica del reale.
Dal 1996 avvia una fitta attività espositiva costituita da personali e tipo-azioni.
Nel 1997 inizia una nuova fase sperimentale sui codici morfologici del reale (topotipi), registrati su teli mediante ?tipografari a pioggia? che utilizzano il principio della repulsione tra l?acqua e gli inchiostri grassi. L?impronta negativa tridimensione del reale è poi commutata in positive and digital (perpetual ikon).
E? stato curatore del Museo della Carta di Acquasanta, attualmente è conservatore dell?Archivio Museo della Stampa, uno spazio pubblico patrocinato dalla Provincia di Genova in cui è ordinata la sua preziosa collezione di antichi torchi e macchine tipografiche.
Continua a promuovere il proprio progetto culturale in Italia e all?estero, attraverso seminari dedicati alla grafica tipografica presso istituti di ricerca e istituzioni culturali. Collabora con giornali e riviste specializzate, scrive libri (ed. Marietti) sulla comunicazione stampata.
Pirella propone in quest' occasione (la prima a Genova da cinque anni), i risultati di un lungo lavoro che lo ha portato a sviluppare una complessa ed articolata mitologia estetica e culturale, collegata all'idea di stampabilità del mondo.
L'opera di Pirella, che con questa mostra raggiunge una completa maturazione, affonda le sue radici in una ricerca decennale sulla cultura gutenberghiana e l'idea di libro, (sfociata anche nella collezione - museo della stampa in fase di allestimento a Genova) e sull'avvento dell' era digitale.
Gli scarti della tecnologia tipografica costituiscono il materiale bruto su cui Pirella costruisce i suoi oggetti-racconto, ma anche la "metodologia" pressoria, tipica della tipografia pre-elettrica, diventa il modello per una vera e propria utopia di riproducibilità dell' universo.
E' in questo contesto che si inserisce la tecnica "sindonica", ideata da Pirella.. Attraverso l'uso di "strumenti" naturali: tela, acqua, aria, olio, Pirella riesce a riprodurre, con effetti straordinari, il corpo umano, ma anche cose e animali. Con questa tecnica Pirella ha "fotografato" il proprio corpo in formato naturale
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