Biografia Elizabeth Browning Barrett |
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Elizabeth Barrett (1806-1861), una delle più grandi poetesse dell’Ottocento vissuta in epoca vittoriana, nacque nel 1806 a Coxhoe Hall a Durham, nel Nord dell’Inghilterra, da una famiglia facoltosa, prima di dodici figli (in famiglia, era chiamata “Ba”). Il padre Edward Moulton Barrett era un gentiluomo inglese di origini creole, un colonialista che si era arricchito con le sue piantagioni di zucchero in Giamaica e con lo sfruttamento degli schiavi e che si era poi ritirato a vivere nel paese d’origine. Uomo austero e gelosissimo oltre che fanatico religioso, condizionò pesantemente la vita dei figli con la sua assurda tirannia (pretendeva che non si sposassero, per non dividere la famiglia).
Elizabeth visse un’infanzia felice in campagna, nell’estesa tenuta di Hope End, in un vero e proprio castello. Non avendo potuto avere accesso alla scuola pubblica a causa del suo sesso, fu educata da precettori privati divenendo ben presto un’esperta di latino, greco, filosofia e scienze. Fu un genio precoce: quando aveva 14 anni, il padre fece stampare a sue spese il poema epico “La battaglia di Maratona (The Battle of Marathon. A Poem)”. In questo periodo, soffrì per una sospetta tisi e per gli esiti di una caduta da cavallo, divenendo un’invalida dipendente dal laudano (una tintura alcolica a base di oppio). E’ probabile che fosse affetta anche da anoressia nervosa: mangiava pochissimo ed era magrissima. Nel 1822 scrisse il “Saggio sulle donne (Essay on Woman)”, rimasto inedito durante la sua vita, e nel 1826 pubblicò anonimamente il “Saggio sullo spirito e altre poesie (An Essay on Mind, with Other Poems)”. Del 1833 è la traduzione del “Prometeo incatenato (Prometheus Bound)” di Eschilo. Nel 1835 la famiglia si spostò a Londra e nel 1837 prese possesso del palazzo sito al n. 50 di Wimpole Street. Pur gravemente inferma, Elizabeth continuò a lavorare e nel 1838 diede alle stampe il primo volume in versi “Il Serafino e altre poesie (The Seraphim and Other Poems)”; l’opera fu accolta favorevolmente dal pubblico e dalla critica, aprendo la via al suo grande successo letterario. Nel 1842 videro la luce il “Saggio sui poeti greci cristiani (Essay on the Greek Christian Poets)” e “Uno sguardo sui poeti (A view of the Poets)”, e nel 1844 “Un dramma dell’esilio (A Drama of Exile)” e i due volumi delle “Poesie (Poems)”.
A questo punto della tetra esistenza di Elizabeth, afflitta da malattie e numerosi lutti, le sue poesie spinsero l’affascinante poeta-drammaturgo inglese Robert Browning (1812-1889), più giovane di lei di sei anni e semisconosciuto anche se apprezzato dalla critica, a innamorarsi di lei a distanza e senza conoscerla: egli le scrisse nel gennaio del 1845 una prima lettera appassionata e, dopo numerose lettere e incontri segreti, nel 1847 si sposarono segretamente e fuggirono in Italia, a Firenze, ove nel 1849 ebbero un figlio. Scritti in segreto durante il periodo del fidanzamento, i “Sonetti dal portoghese (Sonnets from the Portuguese)”, dedicati all’amato Robert, furono pubblicati nel 1850 per le pressioni del marito. Elizabeth fu salutata come un nuovo astro della Poesia e fu proposta come «Poeta Laureato» anche se il titolo fu poi conferito ad A. Tennyson.
Ispirata dal Risorgimento e dai fatti toscani del 1848, si avvicinò al movimento del Romanticismo italiano e scrisse “Le finestre di casa Guidi (Casa Guidi Windows)” (1850) e “Poesie davanti al Congresso (Poems before Congress)” (1860): nella prefazione del libro, con toni d’indignazione e d’invettiva sollecitava i suoi connazionali a prendersi a cuore i gravi problemi dell’Italia. Le due opere ebbero uno scarso successo e diminuirono alquanto la sua popolarità in Inghilterra.
Nel 1856, dopo dieci lunghi anni di gestazione, Barrett pubblicò il romanzo filosofico “Aurora Leigh” che, oggi alquanto dimenticato, ebbe in passato molti estimatori e lettori appassionati. Il testo (quasi una poesia romanzata alla Dickens) è moderno e anticonformista nelle sue riflessioni sul valore dell’Arte e della Poesia, e nell’analisi della condizione umana: negli anni Settanta è stato riscoperto dalle femministe inglesi e ha conosciuto una nuova primavera. Nel giugno del 1861, la poetessa moriva per una paralisi respiratoria provocata dall’abuso di laudano. Elizabeth, che aveva amato l’Italia come una seconda patria, venne sepolta in Firenze con tutti gli onori, all’ombra dei cipressi del Cimitero Protestante degli Inglesi. La municipalità fiorentina, su una lapide a lei dedicata sul frontespizio di Casa Guidi ove abitava, fece incidere questa iscrizione, dettata da Niccolò Tommaseo: «Qui scrisse e morì Elizabeth Barrett Browning che in cuore di donna conciliava scienza di dotto e spirito di poeta e fece del suo verso aureo anello tra Italia e Inghilterra.». A cura di Robert Browning, furono pubblicate postume le sue “Ultime poesie (Last Poems)”.
La storia del “romance” tra Elizabeth e Robert ispirò “Flush” di Virginia Woolf, che nel 1933 raccontò la vicenda attraverso gli occhi affettuosi del piccolo cocker spaniel di lei, nonché il dramma teatrale “I Barrett di Wimpole Street. Una Commedia in Cinque Atti (The Barretts of Wimpole Street. A Comedy in Five Acts)” di Rudolph Besier (1930), dal quale furono tratti due film di Sidney Franklin: quello con Charles Laughton, Norma Shearer e Frederic March (1934) e il remake con John Gielgud, Jennifer Jones e Bill Travers (1957) che meritò due candidature all’Oscar.
A cura di Silvia Iannello
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