Biografia Chantal Delsol |
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Chantal DELSOL è professore di filosofia politica all'Università di Paris-Est, dove ha fondato il Centro di Studi europei, che ha una grande influenza soprattutto in Europa orientale. Appena eletta membro dell'Institut de France, è autrice di opere importanti, tradotte in diverse lingue. Ha cominciato con uno studio delle nozioni politiche (capitali nella dottrina sociale della Chiesa) - sussidiarietà, autorità -; ha continuato con un'analisi dell'animo contemporaneo in Occidente - l'irriverenza, la preoccupazione contemporanea -; ha poi abbozzato una politica pura, interna ed estera, con un saggio su La République, une question française (La Repubblica, una questione francese), e sulla giustizia internazionale; dopo tutto questo, ha esplorato l'animo umano scrivendo diversi romanzi; torna oggi alla filosofia politica con uno dei suoi miglior libri.
Chantal Delsol, spirito emancipato e persona ben radicata, ha dovuto solo essere se stessa per scoprire il modello antropologico di cui si serve per far luce sullo stato ed il malessere della civiltà: nulla più funziona nel binomio emancipazione-radicamento, per quanto costitutivo della condizione umana. La tendenza all'emancipazione diventa, nelle élite dell'Occidente, frenesia unilaterale che distrugge l'umano; di fronte ad essa, al di fuori dell'Occidente ma anche nell'Occidente stesso, una patologia simmetrica del radicamento; il mondo sta forse andando verso lo scontro tra due frenesie inseparabili e inconciliabili?
L'autrice applica questo modello al populismo, che fornisce al suo saggio l'oggetto attorno al quale ruotare, estendendosi gradualmente ad uno studio della situazione attuale, e futura, della democrazia e aprendo una prospettiva sulla civiltà mondiale nello stato attuale del suo sviluppo.
La seconda parte del titolo (Le figure dell'idiota) rimanda alla distinzione in greco tra idion e koinon, il proprio e il comune. Chantal Delsol, seguendo qui il pensiero classico, definisce l'idiotes come colui che, intellettualmente, se ne sta sempre nel suo orticello senza mai abbracciare gli insiemi, e/o che, moralmente, non si eleva al livello del bene comune. Si diventa bravi cittadini quando si smette di essere idiotes. La democrazia è un regime la cui razionalità dipende dall'esistenza di un proporzione sufficiente di cittadini che non siano "idioti".
Chantal Delsol spiega in cosa consiste la demagogia : assecondare la tendenza a restare idioti. Non c'è democrazia senza sforzo di elevazione e di educazione. Ma la tendenza costante delle élite, sottolinea l'autrice (e lo documenta), è prendere le persone del popolo per idioti. L'originalità delle élite del nostro tempo consiste nel credere che si è idioti, e per di più vili e tirannici (antidemocratici), se non si aderisce all'ideologia dell'emancipazione sradicata nelle sue manifestazioni più estremiste. La denuncia del "populista" va dunque al di là di una (giusta) denuncia della demagogia. Esso è il termine nel quale si esprime allo stesso tempo la versione attuale del disprezzo del popolo e della forma attuale della tirannia ideocratica.
Populismo è diventato un termine accusatorio, che imputa al popolo, in virtù della sua stessa idiozia, come ad ogni fautore di una formula equilibrata emancipazione/radicamento, una patologia del radicamento (di cui il nazismo ha prodotto uno dei tipi compiuti, cf. cap. 6, "La perversione del particolarismo"). Questa accusa iniqua permette di escludere dal gioco tutti quelli che non aderiscono all'ideologia di una democrazia radicale sradicata (gli idioti).
Così, nella vena giacobina classica, il popolo (senza maiuscola) è costretto a diventare il Popolo (in sé e per sé) o a tacere e lasciare pensare e governare al suo posto quelli che sanno meglio di lui ciò che Esso è - quelli che hanno cioè diritto ad un potere di diritto divino a perpetuità perché sono i democratici per definizione. Chantal Delsol crede di poter dimostrare che l'avvilente impotenza politica dell'Europa, per esempio, sarebbe il frutto del rifiuto di una élite intellettuale arrogante e ideologa da parte di popoli che chiedono una giusta misura di radicamento e di emancipazione. E descrive in analisi acute, e che colgono nel segno, le espressioni di questo disprezzo abituale del popolo, colpevole di amare il radicamento e la vita buona, almeno tanto quanto l'estremismo emancipatore e i suoi deliri.
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