Biografia Cesarina Bo |
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Cesarina Bo, di Balangero, insegna matematica e scrive racconti e ha un nome inversamente proporzionale al cognome. Cesarina, che a pronunciarlo mette serenità perché richiede un tempo d’altri tempi e accarezza l’aria facendola vibrare ordinata. E Bo: secco, definitivo, immediato, come un numero primo che si può dividere solo per se stesso. La professoressa Bo scrive numeri sui compiti in classe, quando li prepara, quando li corregge, quando fa la media per le pagelle. Cesarina invece scrive parole su un portatile in soggiorno e le mette insieme snocciolando sogni ed emozioni che passano attraverso occhi piacevolmente spalancati e curiosi. Ma mentre nome e cognome si contendono lo spazio volendosi bene come due amiche che si detestano, con Cesarina che si stiracchia sul divano e Bo contro il bracciolo che afferma il proprio spazio facendosi almeno pronunciare in modo secco e perentorio, le due anime – la matematica e la letteraria – procedono all’unisono e paiono due solo a chi guarda distrattamente. Non c’è proporzione inversa, fra le anime, non c’è contesa. Matematica e letteratura sono entrambe astrazione, equilibrio, creatività, immaginazione, al limite fantasia. Cesarina Bo questo lo sa ma non l’ha deciso lei. L’ha intuito guardandosi vivere.
Da piccola avrebbe voluto fare il camionista, come il papà. Fortunatamente ha poi cambiato idea, ma in quegli anni l’odore della nafta e la pelle bollente dei sedili in estate e la chiave da diciotto da passare al babbo con il naso fra i pistoni erano un mondo fantastico. Quasi dentro di lei ci fosse un’anima da maschietto, da rendere ai genitori che, dopo la prima figlia, avrebbero desiderato un bimbo e invece era arrivata Cesarina. Dice che non ha mai viaggiato molto, la professoressa Bo. In realtà non è proprio così, perché gli occhi grandi appartengono a chi, a modo suo, il mondo l’ha percorso in lungo e in largo. Meglio sarebbe dire che non si è mai spostata troppo, che è diverso. C’è chi viaggia per tutta la vita con l’aria navigata e poi scopri che non ha capito niente; e chi invece rimane imbullonato alla propria terra ma il mondo l’ha dentro e scruta curioso in ogni direzione e si stupisce e si entusiasma e non si accontenta e guarda ancora. È così che gli occhi diventano grandi e luminosi.
Cesarina si diploma allo scientifico di Ciriè, si laurea in matematica a Torino, si sposa e, nel ’79, va ad insegnare all’Albert di Lanzo, dove lavora tuttora. Poi un bel giorno suo figlio compie diciott’anni, prende la patente e non ha più bisogno della mamma per farsi portare in giro. La professoressa Bo si ritrova improvvisamente con un pomeriggio vuoto. Peggio di un numero primo, che non si divide ma almeno si può moltiplicare. Ma quel pomeriggio proprio no, era lì, vuoto. Ci voleva qualcosa di importante, di sognante, non un semplice riempitivo bensì qualcosa di creativo. Ci pensò Cesarina a venire in soccorso a Bo: il nome si stiracchiò sul divano e, mentre le sillabe passavano lente accarezzando l’aria, immaginò un mondo, un sogno, una sensazione, un racconto. Già, un racconto. Cesarina Bo incomincia a scrivere, è timida, non è presuntuosa, si confronta con qualche sito di scrittura su internet, poi si lancia. In pochi anni pubblica due libri – “Attrazioni e distrazioni” e “Alloggio vista mare” – vince un importante premio letterario e continua a sognare. Con l’odore della nafta ancora nei ricordi, la chiave da diciotto del babbo camionista, i volti degli alunni che scorrono da trent’anni, lenti e inesorabili come le sillabe di Cesarina, e un mondo che vale la pena raccontare.
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