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Biografia Cecilia Gatto trocchi
Cecilia Gatto trocchi
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Cecilia Gatto Trocchi (1939-2005 ) Il 12 luglio 2005 Cecilia Gatto Trocchi si è uccisa nella sua abitazione romana. Aveva 66 anni. Chi la conosceva era a conoscenza della sua sofferenza profonda causata dalla scomparsa di un figlio, morto in un incidente stradale due anni fa. Una depressione cresciuta dietro il contegno di una fede cristiana riscoperta in età matura l?ha stroncata. Ma chi era Cecilia Gatto Trocchi? Antropologa di fama internazionale, docente presso l?Università di Perugia, negli anni ?70 era nota per le sue posizioni impregnate di un femminismo tanto estremo quanto ? ad oggi rileggere suoi vecchi testi sulla condizione femminile nel mondo tradizionale quali Le giumente degli dèi ? involontariamente parodistico. Ma la sua notorietà è dovuta, opportunamente, ad una fase successiva. Parallelamente ad un progressivo e profondo riavvicinamento alla religione cattolica, essa si è dedicata allo studio di quel polimorfo mondo che è il neospiritualismo contemporaneo (sul quale vedi M. Polia, Il neospiritualismo contemporaneo: forme e presupposti, Rimini 1984): maghi, sette, multinazionali della superstizione e della menzogna. Grazie a questa opera assolutamente meritoria, si è attirata da un lato la feroce attenzione denigratoria degli avvocati difensori delle sette, e nel contempo una notorietà televisiva che ha rischiato di renderla ?un personaggio?, appiattendola in un ruolo superficiale quanto inautentico. La cosa non è sfuggita all?antropologo di sinistra Luigi M. Lombardi Satriani, che sul Manifesto del 16 luglio ha scritto «La sua produzione antropologica è varia e di notevole interesse e su di essa occorrerà ritornare per un'adeguata collocazione. Alla valutazione critica di questa opera ha spesso nuociuto la notorietà mediatica, specie televisiva, della Gatto Trocchi, che le ha conferito indubbia popolarità ma ha rischiato di sbiadire presso molti la sua dimensione scientifica e intellettuale, data la diffusa diffidenza verso le forme - del resto così spesso ambigue - di tale notorietà.» Nei confronti dello studio critico del mondo del neospiritualismo italiano essa adottò per prima, nel contesto italiano, alcuni metodi tipici dell?antropologia culturale, primo fra i quali l? ?osservazione partecipante?. Si trattava di infiltrarsi all?interno di sette e conventicole, fingendo di essere personalmente interessati alle bislacche teorie delle medesime, vivendo quindi in prima persona i percorsi pseudoiniziatici e manipolatorii che ne costituiscono l?ossatura. Questa esperienza diretta veniva poi riportata in saggi e conferenze non prive di un sano taglio umoristico, il che provocava indignate levate di scudi da parte dei settari e dei loro partigiani, a dimostrazione che spesso per seppellire costoro basta una risata. Alcuni anni fa, ad un velenoso attacco stampa portatole da uno dei più noti avvocati difensori delle sette internazionali essa ha risposto: «?l?osservazione partecipante che è la tecnica principale della ricerca antropologica e non vedo perché debba essere considerata scarsamente etica. Data la particolare natura dei soggetti non volevo svelare la mia identità ai maghi e ai veggenti che in quanto tali avrebbero dovuto capirla per doti? extrasensoriali. Quanto ai movimenti magici, volevo sperimentare di prima mano cosa sente una comune mortale che si immerge nel nuovo gruppo, senza presentare obbligatoriamente biglietti da visita accademici (per chi ce li ha...)». Non è quindi un caso che nei suoi ultimi anni il suo lavoro sia stato stimato simmetricamente dalla parte più attiva del mondo cattolico e persino da colleghi di sinistra, mentre i cultori del relativismo religioso e sociale, liberali di antico e recente acquisto, la avversavano coerentemente in ogni modo. Lombardi Satriani ha senz?altro colto alcuni lati salienti della sua personalità scrivendone il ricordo: «Per comprendere una personalità così complessa è opportuno porre in evidenza anche altri aspetti: in primo luogo la sua vivissima curiosità che la sollecitava a rivolgere il suo interesse verso le più diverse manifestazioni della realtà, a qualsiasi protocollo conoscitivo esse rinviassero. Né è stata marginale in lei la spregiudicatezza dell'intelligenza, per cui le posizioni che volta a volta assumeva nei confronti delle questioni oggetto del suo discorso non erano preventivamente passate al vaglio della loro "convenienza", della congruità agli schematismi ideologici - ancora oggi diffusi più di quanto si ritenga -, delle aspettative connesse al ruolo, secondo la visione mercantilistica che così frequentemente condiziona la nostra personalità pubblica.» Parimenti Anthony A. Kila, docente londinese, il 21 luglio ha scritto in una corrispondenza su un quotidiano italiano: «Cecilia Gatto Trocchi credeva che vi era sempre una chiara e netta distinzione tra ciò che fosse giusto e sbagliato, bene e male, bello e brutto, e quando parlava usava termini come ?sciocchezze?, ?stupidaggine? per descrivere l?opinione di qualche interlocutore (che come immaginabile non gradiva tale attacco e reagiva duramente). Per lei il dogma del relativismo culturale ed il soggettivismo etico non era solo pericoloso per la civiltà italiana ed europea ma anche per l?individuo. Temeva per una generazione di intellettuali non più abituata a pensare ed a lanciare grandi idee.» Dalla spiritualità alla storia il passo è breve per chi si riconosce ? anche alla fine di un lungo percorso intellettuale e spirituale - nella cultura tradizionale: ed ecco che negli ultimi anni della sua vita Cecilia si dedicò anche al ruolo di sette e massoneria nella storia d?Italia, con particolare riguardo al periodo dell?unificazione della penisola: ricordo in particolare un suo intervento nel corso del Convegno nazionale su ?Massoneria e Cattolicesimo oggi? organizzato dal GRIS a Ravenna l?1 e 2 giugno 2004 (e i cui atti sono da poco editi in un volume monografico dell Rivista del GRIS ?Religioni e sette nel mondo?) toccando con ciò un altro tasto dolente e ?maledetto? della nostra cultura nazionale, che ancor oggi sembra non poter essere demistificato, ricoperto com?è da massicce coltri di retorica risorgimentalista di evidenti radici massoniche. In sintesi, uno spirito libero. Nell?Italia di oggi ve ne sono pochi, per cui anche la scomparsa di uno solo di essi ci impoverisce tutti. Ricordiamola tenendo alta la sua bandiera. Adolfo Morganti

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