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Biografia Bud Spencer |
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Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, nasce a Napoli il 31 Ottobre 1929 da una famiglia agiata con cui è costretto a spostarsi da Napoli a Roma fino in Sud America dove, interrotti gli studi universitari, svolge svariati tipi di lavori, dall’operaio al bibliotecario al segretario dell’ambasciata italiana. Tornato in Italia, diventa campione italiano di nuoto, stile rana, nei primi anni ’50. Questa sua grande passione, coltivata fin dalla prima giovinezza, lo porta a vincere il titolo dei cento metri stile libero, che corona la sua carriera sportiva in Italia. Il suo fisico possente e il suo aspetto burbero gli aprono le porte del cinema. Viene notato da Dino Risi che lo vuole in “Vacanze col gangster” (1952), dove tra l’atro incontra Mario Girotti, alias Terence Hill, inseparabile compagno di mille avventure. Nello stesso periodo partecipa alle Olimpiadi di nuoto di Helsinki e Melbourne e, divenuto campione europeo, frequenta la Yale University. I ritmi estremamente faticosi lo spingono ad abbandonare ancora una volta sia gli studi che lo sport. Dopo un lungo periodo trascorso in Sud America decide di tornare in Italia nel 1960, anno in cui sposerà Maria Amato, una sua vecchia amicizia. Subito dopo il matrimonio intraprende la carriera musicale, componendo musica popolare per la RCA. Dopo questa breve parentesi, diventa produttore di documentari per la Rai. È da questo momento che Carlo comincia ad avvicinarsi alla settima arte e dalla sintesi tra Spencer Tracy e la birra Bud nasce il suo celebre pseudonimo, anche per distinguersi dal Carlo Pedersoli campione di nuoto. Nel 1967 il regista Giuseppe Colizzi lo rende protagonista di “Dio perdona… io no!”, sul set con Terence Hill, con cui avviene il memorabile sodalizio cinematografico. Colizzi dirige in futuro la fantastica coppia in altre pellicole come: “I quattro dell’Ave Maria” (1968), “La collina degli stivali” (1969) e “…Più forte ragazzi!” (1972). Nonostante Carlo si dedichi anche ad altri generi, dal thriller “4 mosche di velluto grigio” (1971), di Dario Argento al drammatico, “Torino nera” (1972), di Carlo Lizzani, la sua immagine viene quasi sempre associata alle pellicole, ben diciannove, girate con Terence Hill. Sono ormai dei cult: “Lo chiamavano Trinità…” (1970) e il sequel “…continuavano a chiamarlo Trinità” (1971), per la regia di Enzo Barboni, dal quale sarà diretto successivamente in “Anche gli angeli mangiano i fagioli” (1973). La “strana coppia” introduce un genere completamente nuovo che deve gran parte del suo successo all’ormai consolidato western, smontato e riassemblato in chiave del tutto nuova e ironica, con cadute nel trash e spunti puramente geniali, che attirano e appassionano un vasto pubblico, dai gusti più o meno colti. Stiamo parlando dello Spaghetti-western. Tra abbuffate di fagioli e scazzottate nei saloon i protagonisti combattono i cattivi di turno in una trama piuttosto semplice ma in ogni caso appassionante. Questo nuovo tipo di comicità è stato utilizzato come base per molti altri generi, dal poliziesco all’avventura. Negli anni ’70 Bud è il commissario Rizzo di “Piedone lo sbirro” (1973), diretto da Steno. Lo stesso personaggio torna nelle riprese di “Piedone a Hong Kong” (1975), “Piedone l’Africano” (1978) e “Piedone d’Egitto” (1980), tutti diretti da Steno. Nel 1974 è Ben, il meccanico di “…Altrimenti ci arrabbiamo!”, di Marcello Fondato, e lotta per la sua dune buggy, con l’inseparabile Terence Hill. Michele Lupo lo vuole sul set di “Lo chiamavano Bulldozer” nel 1978, dopo che ha lavorato con Enzo Barboni in “Due superpiedi quasi piatti” (1977). Molto divertente è senza dubbio “Io sto con gli ippopotami” (1979), di Italo Zingarelli. Negli anni novanta Bud Spencer lavora per la tv in due serie televisive di scarso successo “Big Man” ed “Extralarge” (1990-93). Ancora una volta il grande schermo lo vede insieme a Terence Hill, in veste anche di regista, ma “Botte di Natale” (1994), non ottiene il successo sperato, anche se non offusca il frutto della splendida collaborazione del passato. Nel 2003 Bud ha anche interpretato un ruolo drammatico in “Cantando dietro i paraventi” di Ermanno Olmi. Nel 2010 è protagonista della serie televisiva girata ad Ischia "I delitti del cuoco". Nonostante negli ultimi anni si sia dedicato a lavori impegnati, l’attore resterà nella memoria delle generazioni che l’hanno seguito negli anni d’oro come il gigante buono, burbero ma dal cuore tenero pronto a tutto per difendere la sua giusta causa.
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