Biografia Arrigo Boito |
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Arrigo Boito nacque a Padova il 24 febbraio 1842 da un pittore di miniature e
da una contessa polacca, Jozéfa Rodolinska. Dopo aver studiato violino,
pianoforte e composizione al Conservatorio di Milano, insieme all’amico Franco
Faccio si trasferì a Parigi - ove conobbe i più grandi esponenti della musica
contemporanea (Rossini, Berlioz, Gounod e Verdi per il quale scrisse nel 1862 il
testo dell’“Inno delle Nazioni” dedicato all’Esposizione Universale di Londra) -
spostandosi poi in Polonia (la patria della madre), Germania, Belgio e
Inghilterra. Nel 1863, a 21 anni, pubblicò insieme al drammaturgo milanese
Emilio Praga (1839-1875) la commedia “Le madri galanti”, che al Teatro Carignano
di Torino fu un insuccesso clamoroso. Nel 1864 diresse la rivista mensile
“Figaro” con intenti anti-manzoniani, mentre nel 1866 aderì al movimento di
Garibaldi, arruolandosi come garibaldino. Versatile e colto, conosceva i
classici, le lingue e la cultura europea. Fu un poeta e un compositore di valore
(tentando una riforma del melodramma italiano), oltre che esponente di spicco
della Scapigliatura e direttore del Conservatorio di Parma (che per questo porta
il suo nome). Critico drammatico e musicale, incantato dalla musica di Beethoven
e di Wagner (verso cui nutrì sentimenti contrastanti), scrisse su vari
prestigiosi periodici attaccando con vigore la musica e i musicisti italiani,
alienandosi le simpatie di Verdi. Fu traduttore di libretti d’opera stranieri
(soprattutto wagneriani) e scrittore di libretti d’opera per Faccio (“Amleto”),
Ponchielli (“La Gioconda”) e Verdi (“Otello” e “Falstaff”), col quale si era
riconciliato nel 1873. Questi libretti furono, per lo più, firmati con lo
pseudonimo Tobia Gorrio, che era l’anagramma del suo vero nome. Per se stesso,
compose la musica e il libretto di “Mefistofele” - melodramma ispirato al
“Faust” di Goethe e ricco di melodie anticonvenzionali - che fu rappresentato
nel 1868 alla “Scala” e interrotto dalla polizia dopo due rappresentazioni a
causa dei dissensi del pubblico, ma che ebbe un successo travolgente,
ripresentato a Bologna nel 1875 in una versione molto rielaborata. Si dedicò,
quindi, a “Ero e Leandro”, che non lo lasciò soddisfatto e che cedette a
Giovanni Bottesini. Scrisse anche “Nerone” (al quale lavorò per moltissimi
anni), grande opera di gusto decadente in 5 atti che rimase incompiuta e che fu
rappresentata postuma con grande successo nel 1924, completata da Vincenzo
Tommasini (seguendo le indicazioni lasciate dal poeta-musicista) e orchestrata
da Arturo Toscanini. Boito é stato anche un poeta di gusto tardo-romantico,
dai temi inclini a un satanismo macabro venato di cupa tristezza ma dal ritmo
metrico molto innovativo; compose, infatti, il poemetto “Re Orso” (1865) - una
strana e terrificante fiaba in versi polimetrici - e la raccolta poetica “Il
libro dei versi” ( 1877), che fu molto lodata da Benedetto Croce. In prosa,
scrisse “L’alfier nero”, “Iberia” e “Il trapezio” (rimasta incompleta), tutte
opere meno interessanti di quelle in poesia. Nel 1893 ricevette la Laurea
“honoris causa” presso la Cambridge University, insieme a Petr I. Chaikovskij
(1840-1893) e a Camille Saint Saens (1835-1921). Fu fatto senatore del Regno nel
1912 e morì per un attacco cardiaco il 10 giugno 1918 a Milano, ove fu sepolto
nel Cimitero monumentale.
Di Silvia Iannello
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