Biografia Anna Burns |
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Anna Burns, nata a Belfast nel 1962, è una scrittrice britannica nota per aver vinto il Booker Prize nel 2018. Cresciuta nel quartiere cattolico di Ardoyne, si è trasferita a Londra nel 1987 e dal 2014 vive nell'East Sussex.
Il suo romanzo d'esordio, "No Bones" (2001), racconta la storia di una ragazza durante il conflitto nordirlandese, con uno stile paragonato a quello di James Joyce per il ritratto del linguaggio quotidiano. L'opera ha vinto il Winifred Holtby Memorial Prize ed è stata finalista al Women’s Prize for Fiction.
Nel 2007 ha pubblicato "Little Constructions", un romanzo con toni di humor nero su una donna legata a una famiglia criminale.
Con "Milkman" (2018), un romanzo sperimentale narrato da una giovane senza nome perseguitata da un paramilitare, è diventata la prima scrittrice nordirlandese a vincere il Booker Prize. Nel 2020 ha ricevuto anche l’International IMPAC Dublin Literary Award.
Anna Burns è nota per la sua originalità stilistica e la profondità emotiva delle sue opere. Nata e cresciuta a Belfast, ha saputo tradurre nella sua narrativa la tensione, la violenza e le ambiguità di una società segnata dal conflitto. La consacrazione internazionale arriva con "Milkman", romanzo vincitore del prestigioso Man Booker Prize, che la rende la prima autrice dell’Irlanda del Nord a ricevere tale onorificenza.
"Milkman" è un romanzo dalla voce narrativa unica, tagliente e straniante, che nasce – secondo la stessa autrice – quasi per ispirazione diretta: una voce femminile, giovane, che le si è presentata già formata, con una lingua propria e inconfondibile. Burns racconta di aver iniziato a scrivere seguendo appunti personali, ma presto la ragazza protagonista del libro ha preso vita e si è imposta sulla pagina con la forza di una visione. La scrittura è diventata allora un atto di ascolto e trascrizione, un processo quasi medianico in cui l'autrice si è limitata a seguire la voce che le parlava, tra emozioni improvvise e frammenti di scena intensi.
Ambientato in una città mai nominata ma riconoscibile come una Belfast distorta degli anni ’70, "Milkman" racconta la storia di una ragazza perseguitata da un uomo più anziano, sullo sfondo di una comunità oppressa dalla paranoia e dalla violenza politica. Il linguaggio – un mix di arcaismi, neologismi e vernacolo nordirlandese – è parte integrante del romanzo, capace di riflettere la realtà deformata di una società sotto pressione. Burns non ha scritto con l’intento di mandare un messaggio preciso o inserirsi in un dibattito culturale; ha invece seguito l’intuizione e la scrittura stessa, lasciando che il testo emergesse in modo spontaneo.
Sebbene la tematica del romanzo – la predazione sessuale e la violenza psicologica – sia risultata sorprendentemente attuale al momento della pubblicazione, "Milkman" era stato completato già nel 2014, anni prima che il movimento #MeToo riaccendesse il dibattito globale sul genere e il potere. Burns riconosce che il romanzo, pur non pianificato come commento sociale, è stato accolto come tale, e accetta con serenità che la ricezione dell’opera sfugga al controllo dell’autore.
Il personaggio del lattaio, figura sinistra e quasi spettrale, compare fisicamente in poche scene, ma aleggia costantemente sulla protagonista, come un’ombra opprimente che dà forma all’intero romanzo. Attraverso questa presenza sfuggente, Burns esplora la paura, l’ambiguità, e la violenza invisibile che permeano la quotidianità della protagonista.
Con una prosa densa, ironica e sorprendentemente umoristica, Anna Burns ha dato vita a un romanzo che sfida le convenzioni e mostra come la voce di una narratrice, per quanto immaginaria, possa illuminare le crepe profonde della realtà.
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