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Biografia Alessandro D'Ancona
Alessandro D'Ancona
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Alessandro D'Ancona nacque a Pisa il 20 febbraio 1835 da Giuseppe, appartenente ad una famiglia israelita di origine pesarese in cui forti erano i sentimenti liberali, e da Ester Della Ripa. Le origini ebraiche, sebbene il D'Ancona non si professasse mai un rigoroso credente, ebbero comunque un peso significativo nella sua vita, riconfermato anche dal matrimonio, contratto nel 1871, con Adele Nissim, appartenente ad una delle famiglie ebree più in vista di Pisa. I primi studi del D'Ancona furono compiuti a Firenze, dove venne in contatto con gli ambienti liberali ed in particolare con il Gabinetto Vieusseux ed il suo fondatore, Gian Pietro, che lo spinse a pubblicare alcuni brevi articoli e recensioni sul "Giornale Agrario Toscano", su "Archivio Storico Italiano" e sul "Genio", rivista diretta da Celestino Bianchi che lo chiamò, poco dopo, a scrivere sullo "Spettatore", da lui fondato nel 1856. Sempre nella capitale granducale pubblicò la prima monografia, scritta in collaborazione con M. D'Ayala, intitolata "Le memorie dei Toscani alla guerra del 1848" (Firenze 1852); due anni dopo curò l'edizione delle Opere di T. Campanella, fatte uscire in due volumi a Torino ove, nel 1855, si era trasferito. Qui si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, che abbandonò ben presto per gli studi letterari. E' in questo periodo, tra l'altro, che egli ebbe occasione di ascoltare le lezioni su Dante del De Sanctis dal quale rimase affascinato, e di entrare in contatto con personaggi come Costantino Nigra, Giovanni Prati, Eugenio Camerini, Giuseppe Revere. In tal modo D'Ancona rappresentò una sorta di collegamento tra il liberalismo piemontese e quello toscano, come testimoniano anche le sue corrispondenze da Torino allo "Spettatore". Nel 1859 si arruolò come segretario all'Intendenza militare dell'Emilia, volendo in qualche modo prendere parte alla guerra pur senza combattere. In quello stesso anno fece ritorno a Firenze, dove Ricasoli lo chiamò a dirigere "La Nazione", proseguendo nel contempo a collaborare a varie riviste con articoli di carattere storico, letterario e teatrale. Nell'aprile del 1860 D'Ancona lasciò la direzione de "La Nazione" per andare a ricoprire la carica di professore di Letteratura italiana all'Università di Pisa. Iniziò in tal modo la brillante carriera accademica del D'Ancona, che tra il 1893 e il 1900 fu anche direttore della Scuola normale, mentre dal 1900 al 1909, sempre a Pisa, fu professore di esegesi dantesca, ultima carica ricoperta prima di abbandonare definitivamente l'insegnamento. Ancora nel 1893 fondò la "Rassegna bibliografica della letteratura italiana", di cui tenne la direzione fino al 1910. Alessandro D'Ancona è senza dubbio uno dei principali fondatori della scuola storica che, in contrapposizione all'impostazione romantica, intese fondare lo studio degli autori e delle opere su una rigorosa analisi filologica ed erudita dei documenti, compiuta con gli strumenti più nuovi offerti dalle scienze positive. D'Ancona, tuttavia, oltre che per la sua competenza, si distinse per la sua posizione equilibrata nel seguire i dettami della nuova scuola, tanto che la sua lezione venne particolarmente apprezzata dagli idealisti, da Croce a Gentile - che di D'Ancona fu uno dei principali allievi - a Russo. Nei suoi scritti il professore pisano si occupò particolarmente di letteratura popolare e delle origini del teatro italiano, oltre che dell'opera di Dante e di alcune figure particolarmente rappresentative del panorama letterario italiano. La parte più importante della sua sterminata bibliografia, che comprende oltre 1200 titoli, riguarda proprio la letteratura popolare e il teatro italiano, con studi che ne fecero uno dei massimi esponenti della scuola storica o 'erudita'. Tra le opere principali della sua produzione vanno ricordate: "La poesia popolare italiana" (Livorno, 1878; e Livorno, 1906, edizione accresciuta); "Canti e racconti del popolo italiano", in quattro volumi, in collaborazione con Domenico Comparetti (Torino, 1870-1875); "Studi sulla letteratura italiana de' primi secoli" (Ancona, 1884; 2a ed., Milano, 1891); "Memorie e documenti di storia italiana dei secc. XVIII e XIX" (Firenze, 1913). Un posto a sé stante meritano le molteplici ricerche dantesche, tra le quali si citano gli "Scritti danteschi" (Firenze, 1913). Molto interessante anche un volume di memorie - in cui sono raccolti scritti di carattere autobiografico insieme a ritratti di amici e maestri - dal titolo "Ricordi ed affetti" (Milano, 1902; 2a edizione accresciuta, Milano, 1908). Un posto a parte, poi, occupa l'importante "Manuale della letteratura italiana", scritto in collaborazione con Orazio Bacci ed apparso a Firenze in prima edizione nel 1892-1895 e in seconda nel 1901-1904. Si tratta di un'opera ancora oggi utile, in cui sono sommati la competenza filologica del D'Ancona, la sua grande capacità di ricerca e il suo interesse pedagogico. Ma il lavoro più noto di D'Ancona è costituito da "Le origini del teatro in Italia", in due volumi editi a Firenze nel 1877, che costituiscono un imponente sforzo di raccolta, classificazione ed analisi di un vasto complesso di materiali utilizzati per definire il quadro religioso, letterario e politico nel quale si sviluppa il teatro italiano delle origini. A tutta la produzione letteraria del D'Ancona è sottesa la sua profonda partecipazione alla vita politica e sociale dell'epoca, la sua adesione agli ideali del Risorgimento e la convinzione che la storia letteraria di un popolo fosse inscindibile dalla sua storia nazionale. Tale sensibilità egli manifestò anche negli incarichi pubblici: fu infatti nominato senatore nel 1904, mentre tra il 1906 e il 1907 ricoprì la carica di sindaco di Pisa. Segnato da molti dolori familiari, tra cui la scomparsa della figlia tredicenne Giulia nel 1898, D'Ancona trascorse gli ultimi anni della sua vita a Firenze, dove morì l'8 novembre del 1914.

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