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Recensione Dacia Maraini Incontro con Dacia Maraini
Monselice, 5 Maggio 2005.
Dacia Maraini presenta il suo ultimo libro Colomba, saga di una famiglia abruzzese.
Dacia descrive il libro addentrandosi nei temi principali, la famiglia, la memoria, la scomparsa, il susseguirsi delle generazioni in una storia che tocca la Storia con la S maiuscola.
L'autrice non cerca di scoprire i segreti nascosti della propria famiglia, è un mistero che cresce in un giallo fino ad assumere l'aspetto del delitto.
Come nasce una storia?
Nasce prima il personaggio che bussa alla mia porta, solo in seguito può nascere una storia. Spesso il personaggio se ne va, a volte rimane, chiede la cena, si accampa nella casa della mia immaginazione e comincia a raccontare la storia.
I personaggi sono più autonomi di quello che si pensi. Non sono dei burattini e se proprio bisogna paragonarli a delle marionette sono simili a Pinocchio che dà un calcio al suo costruttore appena gli vengono costruiti i piedi.
Un personaggio non è un oggetto inerte nelle mani dell'autore ma una persona vivente a cui non si può imporre nulla.
Posso avere un'idea ma poi è lui a costruire il proprio destino.
Fino alla fine del romanzo, non so come finirà la storia, in Colomba per molto tempo non ho saputo se Zaira avrebbe ritrovato la nipote oppure no.
C'è un'ispirazione autobiografica?
Anche se non è ispirato alla mia famiglia, nella voce narrante, la donna dai capelli corti, ho inserito degli elementi autobiografici. Tutto il resto sono storie inventate, sentite raccontare oppure lette e che hanno colpito la mia immaginazione.
Lo scrittore non può parlare sempre di sè, deve guardarsi in giro, deve capire le persone nella loro composizione umana.
Mia madre era colei che mi raccontava le storie. Mio padre, nel suo lavoro di etnologo, viaggiava moltissimo. Con lui si stava bene in silenzio, andando lungo i fiumi, nei boschi, la sua vita era una continua sfida alla natura. A dieci anni mi aveva fatto camminare per otto ore in mezzo alla neve, tornai a casa gonfia e con la febbre, ma ero felice quando lo vedevo soddisfatto di me. Era molto spartano, quando raggiungevamo un rifugio di montagna, accendeva il fuoco e poi si dormiva per terra. Avrebbe voluto un figlio e per questo mi trattava come se io fossi un figlio, distruggendomi fisicamente ma facendomi vivere esperienze uniche in mezzo alla natura.
Il tema della memoria
La memoria è la nostra coscienza, è ciò che ci lega al mondo. Non è solo individuale ma storica, collettiva. A volte sembra che la memoria ci possieda, ci stritoli e fa di noi quello che vuole. Noi possiamo manipolare la memoria ma può anche essere lei a stravolgerci ed anche distruggerci.
C'è una disillusione per gli accadimenti del '68?
C'era una grande attenzione al cambiamento del mondo. I miei genitori erano molto diffidenti verso la fede, verso ogni tipo di fede e mio padre era molto critico verso Stalin e mi indirizzò verso certi libri per me illuminanti.
Ero vicina al partito comunista anche se non presi mai la tessera del partito.
Mi piaceva l'idea del cambiamento del mondo, ma non accettai mai l'idea della dittatura del proletariato.
Penso al Marxismo come uno strumento per cambiare il mondo, per creare un'equaglianza, sono contro ogni tipo di dittatura.
Il tema della scomparsa
La scomparsa mi ha sempre inquietata. Il 60% cento delle persone scomparse vengono ritrovate, ma c'è un buon 40% che non si sa che fine abbia fatto. Fanno parte di quei fantasmi che si aggirano nella mia testa.
Perchè una persona scompare del tutto e non si trovano tracce, nessuno l'ha più vista. E' un tema che mi ha ossessionata.
Quanto tempo dedica alla scrittura e quanto alla lettura?
Il più possibile, leggo molto, minimo due ore al giorno. Soprattutto chi vuole scrivere, non può farlo senza leggere.
Amo viaggiare in treno, perchè mi permette di leggere. Leggo e rileggo i classici. Le nostre prospettive cambiano e così rileggere un classico dopo dieci anni lascia scoprire degli elementi che non avevamo considerato nella prima lettura.
Per la scrittura dedico ogni mattina , dalle otto e mezza fino alle due. E' il mio spazio sicuro. Altre cose importanti , come il teatro, le trasferisco al pomeriggio. Collaborare con i giornali è un dramma perchè sono una perfezionista e voglio sempre riscrivere quello che ho scritto. E' difficile quando sei oppressa dai tempi di consegna. Per me scrivere significa, rifare. Per un romanzo ci metto minimo tre anni, per Colomba ho impiegato quattro anni.
La famigliarità con la scrittura comincia da piccoli quando si tengono in mano i primi libri. Si ha un rapporto diverso con la parola rispetto alle generazioni cresciute con le immagini, una maggiore sensibilità.
I suoi personaggi hanno dei nomi particolari
Sono cresciuta in una famiglia con nomi strani. Anche il mio nome è anomalo. Colomba all'inizio si chiamava diversamente, fino al terzo anno della stesura del libro. Lessi un librettino sui santi abruzzesi e mi colpì San Colomba che a vent'anni abbandonò la propria famiglia ricchissima per vivere in una grotta del Gran Sasso e morì giovanissima per una vita di stenti. Anche il fratello di Colomba, Bernardo , diventò santo, dopo aver intrapreso la carriera ecclasiastica, diventò vescovo di Teramo.
I classici
Sono i libri che sono sopravvissuti alle generazioni. Alcuni libri, anche se hanno avuto successo nella propria epoca, scompaiono.
Sono sempre i lettori a decidere.
Qual'è stato il personaggio più difficile , che maggiormente l'ha fatta soffrire?
In Voci ho dovuto convivere con un'atmosfera della morte che mi inquietava. La protagonista indagava sul delitto della vicina, raccogliendo testimonianze col suo registratore.
Quando un personaggio prende il sopravvento e diventa inquietante, mi fermo, lo lascio dormire, mi dedico a qualcos'altro. I primi giudici siamo noi. Bisogna essere distaccati per comprendere quello che si scrive. Di solito hanno sempre ragione i personaggi, a volte ho tentato di forzare qualcosa che non apparteneva ad un personaggio, ma lui si ribella, si sente schiacciato a detrimento dell'anima.
I libri possono avere anche delle disarmonie ma un personaggio è sempre fedele al proprio destino.
A cura di Vincenzo Ciccone www.zam.it La gioia di leggere
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