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Recensione Mino Milani
Napoleone si ritrova in esilio nell'isola d'Elba. Tutti lo venerano e lo temono. Solo Vantina, schivata da tutti, è in grado di reggerne l'autorevolezza. Almeno lo pensano tutti, anche lei, ma si sbaglia. Col suo classico stile asciutto, lineare ma mai banale, Milani ci regala quello che potrebbe essere a pieno titolo un piccolo capolavoro. Una commistione nitida, seppur difficilmente classificabile, fra guerra e amore, rassegnazione e desiderio di rivincita, violenza e bontà, sessismo e sentimentalismo. La protagonista indiscussa è Vantina, la ragazza che, secondo la tradizione elbana salvò Capoliveri dalla distruzione per mano di un Napoleone feroce ed insensibile. Da una parte i cannoni pronti a fare fuoco, dall’altra lei, accompagnata come sempre dalla sua straordinaria bellezza. Proprio così: Vantina è una giovane terribilmente bella ed affascinante, alla quale il destino ha derubato il futuro, la cui innocenza si tramuta nella peggiore delle colpe, il cui grande amore si rivelerà troppo grande per essere realizzabile. Vantina ci appare come un’eroina classica, che costruisce sopra la propria ingenuità un carattere che diventa razionalmente acido e scontroso. Vantina non fa sconti e soprattutto oramai non ama più. Ma anche nelle sue vene scorre il sangue di una donna, una donna che vuole sbocciare non appena di fronte a sé trova qualcuno in grado di abbandonare l’universo maschile conosciuto, gretto e meschino, inane ed egoista, sterile e banale. Allora il sole dell’Elba potrebbe aprirsi sull’amore, ma una strana inquietudine colora l’aria e l’animo di tutti i personaggi. Non rimane che capire se la personalità femminile di Vantina sarà capace di inebriare con la forza del suo rinnovato sentimento le pietre dell’isola e i cuori dei suoi abitanti o, ancora una volta, il destino sarà più forte di lei. Mino Milani, Vantina. Un amore di Napoleone all'Elba. Iuculano, pp. 120, euro 12. Di marco menna
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