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Recensione Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza e 'L'arte della gioia'

La scrittrice nacque nel 1924 a Catania dalla « libera unione » tra Giuseppe Sapienza e Maria Giudice. Entrambi vedovi, unirono le due famiglie (lei aveva sette figli, lui altri tre) e insieme ebbero Goliarda, nata quando la madre aveva già cinquant’anni.


Il padre era un avvocato socialista e antifascista.


La madre Maria Giudice, una maestra elementare lombarda, anche lei di comprovata fede socialista era sta la prima donna divenuta segretaria della Camera del lavoro di Torino e Direttrice del settimanale il « Grido del popolo » di cui era redattore Antonio Gramsci. Scesa in Sicilia per seguire le lotte dei contadini nell’occupazione delle terre a Catania, aveva conosciuto e sposato in unione civile l’avvocato Sapienza.


Goliarda cresce in un clima di assoluta libertà. Non ha vincoli sociali. Non frequenta regolarmente la scuola perché il padre non voleva che la figlia fosse soggetta ad imposizioni fasciste. A sedici anni arriva all’Accademia d’arte drammatica di Roma, dove studia recitazione divenendo un’apprezzata attrice di ruoli pirandelliani lavorando con registi come Luchino Visconti e Alessandro Blasetti. Per 17 anni sarà la compagna del regista Francesco Maselli anche se poi sposerà il copywriter Angelo Pellegrino con cui resterà per il resto della vita. Abbandonate le scene, per la letteratura pubblicherà in vita quattro romanzi autobiografici:


-Lettera aperta


-Il filo di mezzogiorno


-L'Università di Rebibbia


-La certezza del dubbio


Negli ultimi anni della sua vita fu docente presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.


Morirà a Gaeta in circostanze misteriose nel 1996 (i carabinieri, una notte d’agosto, la troveranno riversa sulle scalette interne della piccola casa in cui passava l’estate). Tutti al suo funerale hanno pensato che presto si sarebbe ricominciato a parlare di lei. E così è stato. “Sai come sono fatta- aveva detto ad una conoscente tre giorni prima di morire – è possibile che scompaia per un po’ per poi tornare all’improvviso”.


La sua opera più importante l'Arte della gioia che impiegherà sette anni a scrivere, dal 1969 al 1976, una grande saga familiare che abbraccia l’Italia nei primi cinquanta anni del secolo in cui Goliarda fece un ritratto non solo di se stessa, ma anche della società dell’epoca e riuscì a trattare argomenti scomodi per il periodo come la libertà sessuale, l’amore fisico, la politica, il femminismo, verrà pubblicato solo dopo la sua morte nel 1998 riscuotendo prima indifferenza e a distanza di anni enorme successo di critica e di pubblico.




La storia di questo libro è molto particolare. Goliarda si chiuderà praticamente in casa per scriverlo e per farlo venderà tutto riducendosi in assoluta povertà e ricorrendo anche al furto di gioielli in casa di un'amica (a seguito del quale proverà la durezza del carcere da cui il libro l'Università di Rebibbia).


Dirà Angelo Pellegrino nella prefazione del libro che Goliarda scriveva sempre a mano per sentire l’emozione nel battito del polso servendosi di una semplice Bic nera. Utilizzava piccoli quaderni che le ricordavano l’infanzia. Scriveva in solitudine soprattutto al mare prediligendo le spiagge di Gaeta dove aveva una casa.


Dal 1976 fino al 1994 tutte le case editrici rifiuteranno il manoscritto. Il libro risulterà troppo moderno e, scrive Adele Cambri dell'Unità, l'Arte della Gioia verrà considerato “Un romanzo libertino, socialista, femminista, sessantottino, in cui è racchiuso tutto il nostro migliore Novecento. Vi fiorisce e crepita una Sicilia magnifica come una Dea, in cui s’affollano personaggi, animali, paesaggi, e vi scorrono vicende storiche nell’arco, quasi, dell’intero Novecento. Le vicende di Modesta, la protagonista, vanno dall'inizio del 1900 fino a oltre il ’68. Attraverso il suo corpo e la sua mente, passano sette decenni, storie di feudi e conventi, di principi e campieri, la Grande Guerra e l’epidemia di « spagnola », le lotte e le speranze del socialismo e l’avvento del fascismo... Ma dovunque l’autrice sparge il sale intollerabile della sua sapienza eversiva. Sono tre i delitti, forse più fantasticati che realizzati, che aprono alla bambina della Chiana del Bove, e poi all’adolescente e alla giovane donna, le porte della conoscenza, della ricchezza, e finalmente del potere aristocratico. Ma subito Modesta cerca scampo nella chimera del socialismo. Che la disillude”....“E deve essere stata questa, suppongo, la ragione per cui i responsabili delle più grandi case editrici si ritraevano con terrore dalle pagine de L’arte della gioia”.


Solo nel 1994 sembrò che Stampa Alternativa fosse disponibile alla pubblicazione ma, la morte improvvisa della scrittrice bloccò tutto di nuovo. Sarà solo per merito del compagno e marito Angelo Pellegrino, che aveva curato la revisione dell'intero romanzo, se l'Arte della Gioia vedrà per la prima volta la stampa nel 1998.


Dovranno tuttavia passare ancora tre anni prima che la critica si accorgesse della sua esistenza e la Dirigente di RAI TRE Loredana Rotondo dedicasse a Goliarda Sapienza un programma della serie “Rai Educational - Vuoti di memoria” dal titolo “Goliarda Sapienza, l'arte di una vita” della regista Manuela Vigorita.


Questo programma porterà alla ribalta il nome della scrittrice e nel 2003 il libro l'Arte della gioia verrà ristampato da Stampa Alternativa ricevendo il successo meritato sia da parte del pubblico che della critica. Da allora Goliarda Sapienza viene considerata una delle più grandi scrittrici del '900 italiano.


Ma sempre grazie ad Angelo Pellegrino nel 2005 l'Arte della Gioia verrà pubblicata anche in Germania ed in Francia ad opera di due coraggiose case editrici, governate da due donne, rispettivamente Waltraude Schwarze per la berlinese Aufbau-Verlag e Viviane Hamy per l’omonima casa editrice parigina.


In Francia la scrittrice otterrà un successo travolgente.


L'8 settembre 2005 sul Nouvel Observateur compare un'entusiastica recensione - firmata da Catherine David - di un corposo romanzo il cui titolo in francese è "L'art de la joie". Il romanzo è di Goliarda Sapienza, italiana, morta nel 1996. Scrive la David nel suo lungo articolo: "Tutto è straordinario in questo libro".


Appena qualche giorno dopo, il 16 settembre, sul supplemento letterario "Le Monde des livres" del prestigioso quotidiano “Le Monde” compare un articolo altrettanto entusiasta di Reneé de Ceccaty che parla del libro come di "un'opera eccezionale". Molti librai francesi lo presentano ai lettori come miglior romanzo dell'anno.


Così Adele Cambria nel 2006 scriverà sull'“l’Unità” “Goliarda Sapienza, si rivela ora, come scrive Renè de Ceccaty su Le Monde, una narratrice siciliana meravigliosa... Il romanzo è una trasvolata fenomenale della storia politica, morale e sociale dell’Italia, forse un nuovo Gattopardo, altro capolavoro che non fu letto se non dopo la morte del suo autore”.


Nel 2008 Einaudi ne ho proposta una nuova ristampa ed è stato un nuovo successo.


A cura di Tania Maffei





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