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Recensione Marguerite Yourcenar “Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai piů gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai piů… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…” Con i versi della poesia che Adriano scrisse lo stesso giorno della morte termina lo stupendo romanzo di Marguerite Yourcenar. Frutto di un lavoro di ricerca durato anni, di un’indagine attenta e laboriosa, rappresenta un ritratto di fulgida bellezza di questo imperatore. Come raccontare la storia di un uomo, del suo modo di vedere, di ascoltare, di sentire, dando un quadro della sua grandezza? Come riconoscergli l’immortalitŕ, una vita oltre la morte? L’autrice parte da dati storici, da tracce, da scritti anche autografi e, anziché narrare la sua vita, fa parlare lo stesso Adriano, che ripercorre le tappe della sua esistenza, in una sorta di monologo interiore, per mezzo di una lunga lettera che scrive a Marco Aurelio. E’ un uomo vecchio, malato, ormai incapace di sopportare i pesi di governo quello che ci viene rappresentato, in una sorte di poema d’amore alla vita. E cosě Adriano racconta della sua ascesa agli alti gradi militari, le campagne di guerra condotte con capacitŕ nonostante lui ami la pace, il rispetto per l’avversario mai definito nemico, il desiderio di conoscenza che non lo abbandonerŕ poi, il matrimonio di convenienza che lo lascerŕ insoddisfatto, le astuzie e gli intrallazzi per arrivare al trono, l’amore per il giovane Antinoo, il dolore disperato per la sua morte, sentimenti, emozioni e passioni di un uomo per il quale tuttavia il senso del dovere e dello stato vengono sopra ogni cosa, in quella responsabilitŕ, che avverte sempre presente, della bellezza del mondo. E lui č uomo in tutto, anche nel vivere la sua morte, nelle profonde riflessioni del suo ultimo scorcio di vita, nell’accettazione rassegnata del destino, consapevole della gravitŕ del suo stato, nei suoi sentimenti di riconoscenza per chi gli č sempre stato vicino e che non l’abbandonerŕ fino al momento fatale. In questo contesto l’autrice ha il merito di essersi messa al servizio del personaggio, quasi nella veste del messaggero che porterŕ la lettera; sempre fedele ai fatti, tutto il resto č affidato alla sua grande sensibilitŕ. Ne esce un Adriano di grandissimo spessore, ma uomo come noi, alla continua ricerca di un modo per conciliare dovere e felicitŕ, sentimenti e intelligenza, sogni e realtŕ. Cosě, mentre consegna le sue spoglie mortali all’Ade, l’autrice ne immortala il ricordo in un autentico capolavoro della letteratura, un libro da leggere e rileggere, un raro esempio del felice incontro di due grandi: Publio Elio Traiano Adriano e Marguerite Yourcenar. Di Renzo.Montagnoli
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