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Recensione Olivier Adam SCOGLIERA
Ho comprato il libro di olivier perchè da qualche parte avevo letto che qualcuno lo aveva descritto come un carver francese o roba simili. Ora, io ho molto ben presente cosa scrivesse carver e posso dire di essere un suo estimatore. Quindi ho comprato il libro di olivier quasi ad occhi chiusi, lasciando perdere l'istinto cui molte altre volte mi sono affidato per la scelta di un libro.
Bene, ho letto il non lungo romanzo di olivier e sin dall'inizio ho sentito che qualcosa non andava, anche se il fatto che qualcuno lo avesse accumunato al grande raymond carver devo dire mi ha condizionato. Forse sono io, pensavo, forse sono io che non sono in vena. Ora arrivo in fondo al libro e ricomincio, mi dicevo. ma a metà libro ho concluso che olivier con carver non c'entra un bel niente.
Il libro è pieno di autocompiacimento. L'autocompiacimento arriva a livelli tali che spingono al disgusto, come quando mangi qualcosa eccessivamente condito, imburrato, zuccherato. Di esageratamente costruito.
Ammettiamo che quella sia proprio l'esatta seguenza degli accadimenti autobiografici di olivier: sarebbe difficile da credere perchè suonano così costruiti, così lamentosi. Olivier sembra uno che abbia deciso di far commuovere una decina di belle quindicenni e una decina di altrettanto belle quarantacinquenni, guardandole con i suoi occhioni e raccontando un mucchio di banalità.
perchè storie così e scritte meglio, se ne trovano a decine fra gli autori del 20 esimo e ventunesimo secolo. Olivier pare fare il verso a loro e a se stesso. pare fare più affidamento al sentimento protettivo e materno (istinto) delle signore e signorine che alle sue doti (?) di scrittore.
autocelebrativo, banale, costruito ( con arte da impiegato di concetto). Insomma quando sono arrivato alla fine mi sono detto: olivier è nato nei quartieri alti, da famiglia agiata, sua madre è viva e vegeta, suo padre lo porta ancora a vedere le partite allo stadio, suo fratello non esiste perchè lui è figlio unico. Non mi sembra un gran risultato per quello che voleva dire il libro.
Carver, lui, è proprio un'altra cosa. Lui anche se scrive in prima persona non pensi che parli di se stesso, ma di tutti quelli che hanno avuto accadimenti simili ai suoi. Non vi è compiacimento , non senti il finto lamento di chi magari ha sofferto ma in fondo ce l'ha fatta ( cose che invece induce la laettura di olivier) e ora può mettere a mestiere le sofferenze che per altri sono ancora pastoie e tagliole e depressione e annullamento.
Di generalegiardino
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