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Recensione Terence Rattigan Anniversario: Sir Terence Rattigan
Un maestro incontrastato della drammaturgia
Terence Rattingan (1911-1977), deve essere considerato tra i più grandi drammaturghi e sceneggiatori britannici del 20° secolo. Di estrazione irlandese, apparteneva a una influente famiglia (seppur non ricca): il nonno era un Membro del Parlamento e il padre un diplomatico che durante l’infanzia di Terence aveva viaggiato molto, talora portandolo in giro con sé, più spesso lasciandolo per mesi in Cornovaglia, affidato alle cure della nonna, un’algida e rigida Lady. Il padre di Terence, separato dalla moglie e uomo deluso, riversò tutte le sue ambizioni frustrate e il suo desiderio di rivalsa sul figlio (che avrebbe voluto diplomatico e famoso giocatore di cricket), opprimendolo con mille pretese e con uno stretto controllo. Terence, invece, cominciò a mostrare ben presto un grande interesse per il teatro, prima come giovanissimo spettatore, quindi come prolifico scrittore che si alternava tra briose commedie e sofferti drammi.
Pungente osservatore di costume, seppe rappresentare con eleganza e perspicacia gli ideali e i contrasti dell’upper-class inglese, partecipandone le umane emozioni ma anche denunciandone i manierismi rituali e il convenzionalismo formale, sempre rivolgendosi con le sue opere di piacevole intrattenimento a un pubblico “medio”. Si pose in polemica col teatro delle idee dell’ormai anziano George Bernard Shaw, sostenendo l’importanza di un teatro d’azione attento alla psicologia dei personaggi, così suscitando l’interesse entusiastico dei più importanti produttori cinematografici inglesi e americani. Si disse che le sue commedie erano «gaie, argute, contemporanee senza essere sgradevolmente moderne» e che «la sua era una voce di protesta accettabile, che non avrebbe mai potuto creare imbarazzo o noia a coloro che stabilivano cosa fosse politicamente o artisticamente accettabile».
Ebbe un precoce brillante inizio col premiatissimo Il cadetto Winslow (1946), tratto dalla storia vera di un cadetto, accusato ingiustamente per un piccolissimo furto assolutamente trascurabile, che riesce a dimostrare la sua innocenza in sede giudiziaria con un procedimento lungo, costoso e penalizzante per la famiglia. Seguì il capolavoro Tavole separate, che rappresenta l’isolamento e la solitudine esistenziale di un gruppo di uomini e donne, poveri e repressi ma dignitosi, nel chiuso ambiente alto-borghese di una pensione, dominata da difficoltà di convivenza e comunicazione. Il dramma ebbe un successo travolgente e si aprirono per Terence tutte le porte dei più grandi teatri d’Inghilterra, di Broadway e del mondo: il dramma contò più di settecento repliche consecutive e divenne il bel film di Delbert Mann (1958), con Burt Lancaster, David Niven, Debora Kerr e Rita Hayworth (ebbe 7 nomination e vinse due Oscar).
Uomo affabile, Rattigan preferì i temi autobiografici densi di malinconia e inquietudine, che tradivano una latente e ben dissimulata omosessualità. Disse che non avrebbe mai voluto scrivere nulla che potesse creare perplessità in sua zia Edna. Ebbe numerose brevi relazioni sentimentali ma tutte tenute molto segrete. Soltanto nel 1957, col testo drammatico Variazione sul tema, affrontò apertamente il tema dell’omosessualità ma, purtroppo, il dramma non ebbe successo provocando molte reazioni negative; nonostante ciò, servì a Terence per trovare il coraggio di affrontare senza imbarazzi e con maggior sincerità la sua vita personale.
Dal 1936, per venti anni, ebbe un successo ininterrotto ma dal 1956 cominciò a essere considerato un autore “vecchio-stile”; avevano, infatti, iniziato a farsi strada le idee dissacranti del gruppo degli “angry young men (arrabbiati)”, portato alla notorietà dalla commedia Ricorda con rabbia di John Osborne che, per affermare la sua diversità autoriale, sosteneva appunto: «Guarda, io non sono Terence Rattigan». Questo movimento si poneva in posizione di rottura con l’ipocrisia e la mediocrità culturale dell’alta borghesia e, pur esaurendosi in fretta, fece a pezzi il teatro inglese e ne cambiò il volto, portandolo nella modesta realtà delle cucine e avvicinandolo ai problemi quotidiani della parte più povera del paese. Nonostante ciò, Rattigan – che non aveva alcuna simpatia per quel mondo nuovo che nemmeno conosceva – continuò a scrivere e a rappresentare i suoi testi classici, riscuotendo l’entusiasmo del suo pubblico tradizionalista.
Nel 1964 comprò una casa nelle Bermuda e vi si stabilì saltuariamente (forse anche per motivi fiscali): viveva confortevolmente grazie ai ricchissimi proventi delle sue sceneggiature (in quegli anni, era lo sceneggiatore più apprezzato e pagato del mondo). Nel 1971 fu fatto Sir dalla Regina ma quasi contemporaneamente fu colpito da leucemia; durante una recrudescenza della malattia, nel 1977, si trasferì nelle Bermuda ove morì il 30 Novembre (aveva soltanto 66 anni). A trent’anni dalla morte, le sue commedie, scritte nel solco del più classico humour inglese, sono ancora rappresentate dai più grandi attori inglesi e nei migliori teatri di Londra, e in Inghilterra Rattigan costituisce una vera e propria intoccabile icona nazionale.
Di Silvia Iannello
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