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Recensione Gottfried Benn

Gottfried Benn

Lettere a Oelze

Gottfried Benn, il Céline tedesco

Adelphi, già editrice di buona parte dell' opera del medico-scrittore ci propone l’epistolario «Lettere a Oelze-1932-1945»
Gottfried Benn, il Céline tedesco
Un grande autore, misconosciuto a causa di un ostracismo"incrociato"

Gottfried Benn: un medico scrittore come Luis Ferdinand Céline, Anton Cechov, Michail Bulgakov. Aristocratico, solitario, introverso, scienziato ed esteta, figura paradigmatica tra gli intellettuali teutonici ed europei del suo tempo, nichilista sulla scia di Nietzsche che tenta di mettere "un po' di smalto sul nulla", inizialmente attratto dal mito del Nazionalsocialismo che gli si rivolterà poi contro, come una velenosa serpe, in anni di desolata emarginazione, messo al bando dal regime nazista e ridotto al silenzio dal divieto di pubblicare le sue opere, entra in corrispondenza con un coltissimo industriale di Brema, Friedrich Wihelm Oelze.
Unico sollievo da tanto isolamento, derivato dalla decisione di salvarsi entrando in servizio come ufficiale medico nell'esercito, sarà il carteggio di origine fortuita con Oelze che diventerà il suo pubblico, il suo alter ego, la voce della sua coscienza e sarà ancora quest'ultimo, il rampollo di una ricca dinastia mercantile, anglofilo per gusti e propensioni, laureato in giurisprudenza a Londra, a far pubblicare l'epistolario a una sola voce, per dar assoluto risalto al poeta-filosofo così misconosciuto in vita.
Più che misconosciuto, a vero dire, addirittura vittima di un ostracismo incrociato - bersagliato su due fronti - per cui nel 1936 Benn sarà attaccato con violenza dalla stampa di regime che vedrà in lui l'interprete principe di quell'espressionismo poetico inteso come forma di "arte degenerata" tanto invisa al Nazismo, mentre nel 1945 sarà oggetto di un analogo veto, questa volta emesso dal governo militare alleato.
E anche ai nostri giorni la lezione di questo poeta che ha saputo rinnovare i motivi della lirica espressionista, esplicando una tematica ispirata alla prassi medica, non è stata ancora degnamente compresa ed apprezzata, come se un'ombra, un’ambiguità continuassero ad inseguirlo.
Proprio e anche per questo ci appare particolarmente lodevole l'iniziativa di Adelphi, già editrice di buona parte dell' opera benniana, di proporci ora l'eccezionale epistolario "Lettere a Oelze"1932-1945" (Titolo originale Briefe an F.W.Oelze 1932-1945, pp.417, euro 30) tradotto per l’edizione italiana da Giancarlo Russo e Amelia Valtolina, a cui dobbiamo anche la preziosa postfazione.
"Nel 1932 - scrive Benn - entrò nella mia vita quel signor Oelze di Brema che vidi di rado, cui non feci mai visita a casa, verso il quale badai a rispettare la riservatezza nella vita privata, come lui fece con me. Egli riuscì però a dimostrarmi la sua stima e a darmi vitalità grazie alle sue lettere, e in quegli anni cosparse di balsamo le mie ferite".
Il ventennale dialogo che intercorse tra i due corrispondenti è chiuso in settecentoquarantanove lettere vergate su carta azzurra. Forse, il nostro autore non è stato sempre leale quanto il suo affezionatissimo corrispondente, visto che in lettere indirizzate ad altri l'ha talvolta definito "un seccatore, un incomparabile avaro, uno snob senza eguali…" ma sappiamo che agli artisti si deve perdonare qualche debolezza e abbiamo capito che Benn, malinconico ed involuto, non doveva proprio essere quello che comunemente definiremmo un simpaticone, inasprito anche a causa delle persecuzioni subite, ma resta il fatto che quelle lettere contengono in nuce buona parte dei progetti letterari dell'autore, abbozzi delle sue poesie, confidenze filosofico-politiche, consigli di lettura, qualche abbandono umano, personale, piccoli flash ironici, riflessioni graffianti, intuizioni di amara preveggenza.
Restiamo toccati dalla sua visione della storia "soltanto parodia di un'idea", pur nel conforto che "soltanto lo spirito vive, è fecondo, si trasforma…"
Un epistolario più che mai sui generis "che non vive veramente di quello scambio che è prerogativa di qualsiasi corrispondenza - nota acutamente la curatrice dell'opera -. Vincolati a un'irresistibile volontà di stile, qua e là accesi dai pensieri suggeriti da Oelze i fogli azzurri di Benn se ne stanno fermi nell' Artistik (trascendenza del piacere creativo ndr), al cospetto della Forma e della Misura, per testimoniare in tempi tanto abietti, come l'arte, malgrado tutto, ancora rappresenti l'estrema attività metafisica dell'uomo".


Grazia Giordani


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