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Recensione Giampaolo Cassitta Recensione "Asinara. Il rumore del silenzio"
Asinara, l'isola su cui è Vietato fumare
Da la Stampa
Di Ferdinando Albertazzi
«La terra non l'abbiamo ereditata dai nostri padri, ma l'abbiamo presa in prestito dai nostri figli». Il monito pellerossa a rispettare la natura campeggia sulle scatolette di metallo fornite ai tabagisti impenitenti sul molo di Fornelli, approdo all'Asinara dopo una traversata di venti minuti salpando da Stintino e punto di partenza per le escursioni sull'isola. Eccezion fatta per I minuscoli centri abitati su quei 52 km quadrati, è difatti vietato fumare dal 1997, quando l'isola venne dichiarata Parco nazionale: probabile interregno fra la destinazione storica di Isola della Pena e il temuto assalto della speculazione edilizia che sta già «puntando» l'Asinara.
Dedicata anticamente al culto di Ercole, Herculis Insula è poi diventata l'Asinara frequentata da Fenici e Romani (nei fondali bassi di Cala Reale c'è un loro relitto che continua a regalare anfore in ottimo stato), prima di ospitare I monaci camaldolesi (XII sec.). Teatro di battaglie fra Genovesi e Aragonesi (XV sec.) e meta dei nobili sassaresi (XVIII sec.), l'isola divenne colonia penale e stazione sanitaria nel 1885.
Gli edifici di Campu Perdu, Stretti e Fornelli ricevettero decine di migliaia di prigionieri durante la Grande Guerra, mentre a Tumbarinu era attivo un campo di isolamento sanitario (colera, tubercolosi). In seguito l'Asinara è stata attrezzata come Colonia Penale Agricola (cereali, vigneti, allevamento di bestiame) e, successivamente, come Casa di Reclusione per «detenuti definitivi».
Tra le varie «diramazioni» (Santa Maria, Campo Faro, Trabuccato, oggi convertite in osservatori naturalistici e foresterie) è tristemente famosa quella di Fornelli, con il supercarcere in cui hanno «soggiornato» I brigatisti Renato Curcio e Alberto Franceschini, il camorrista Raffaele Cutolo e il mammasantissima Totò Riina.
Nonostante l'evidente stato di abbandono mette I brividi aprire le porte e I cancelli blu mare, varcare la soglia delle celle e respirare nella penombra di quelle abbruttenti angustie, un'atmosfera resa con toccante intensità in "Asinara, il rumore del silenzio" (Ed. Frilli), storia a tre voci di Giampaolo Cassitta .
Lunga 17,5 e larga 6 km, l'Asinara è visitabile in corriera o sul trenino ecologico che percorrono I 24 km di cementato tra Fornelli e Cala d'Oliva, dai cui margini via via si dipanano I 9 sentieri tracciati per le escursioni a piedi, alla scoperta delle 80 specie di vertebrati e dalle 678 specie floreali. Spicca l'esclusiva Centaurea Horrida, il fiordaliso spinoso e sfoggiato soprattutto dalle coste di Punta Sa Nave.
Da non perdere una nuotata nelle trasparenze «tropicali» dell'incantevole Cala Sabina, uno degli accessi consentiti dove fanno compagnia corvine, triglie e cefali che non disdegnano il quasi contatto con l'uomo. Ha il sapore dell'avventura, l'esplorazione lungo l'anello sterrato di 18 km a bordo di fuoristrada 9 posti guidati da Stefania e Veronica, laurea in scienze naturali e in veterinaria. Con appassionata competenza illustrano le caratteristiche di Punta Scorno (l'estremità Nord), delle rocce di Punta Grabara, del lecceto di Elighe Mannu che da su Punta della Scomunica, il tetto dell'isola 408 m) e altre singolarità di una natura incontaminata (a parte le deturpanti «chiazze» di sacchetti e bottiglie di plastica, disseminate qua e là).
È raro vedere I mufloni e I marangoni dal ciuffo, mentre capita di assistere in diretta alla nascita di un puledrino selvaggio magari affiancati dall'asinello grigio Severino e osservati a distanza da Pamela, emblema dei 100 asini albini fiore all'occhiello dell'Asinara.
Albini che sul molo di Fornelli stringono improvvisamente d'assedio I fuoristrada in combutta con pecore e cinghiali, per contendersi il cibo distribuito a piene mani dai troppi turisti incuranti delle disposizioni.
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