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Biografia André Gide
André Gide
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Gide era nato a Parigi nel 1869, figlio unico di una famiglia di buona borghesia: il padre Paul era un protestante ugonotto originario di Uzès, una cittadina della Francia Meridionale, mentre la madre Juliette Rondeaux era una cattolica normanna di Rouen. Finché il padre non scomparve, nel 1880, il ragazzo fu sballottato fra la comprensiva educazione paterna e quella della madre, drastica nell'imporgli un forte rigore morale e religioso. Di fatto, però, a prevalere fu quest'ultima. A otto anni fu iscritto alla Scuola Alsaziana, famosa per la severità con cui formava gli alunni; scoperto a masturbarsi sotto il banco, André venne sospeso per tre mesi, dovendo inoltre subire le rozze intimidazioni di un medico, il quale lo terrorizzò con la minaccia di castrarlo. Morto il padre, il ragazzo rimase totalmente preda della madre ("E mi sentii d'improvviso tutto avvolto da quell'amore, che ormai si richiudeva su di me"), dilaniato fra due poli spirituali: una morale da rispettare a tutti i costi e la ricerca di un piacere che diventava sempre più pressante. Una situazione che, da ragazzo così come da adulto, scontò anche sul piano fisico, attraverso svariate malattie.

Nel frattempo, cominciò a scoprire le proprie potenzialità di scrittore, soprattutto da quando a sedici anni ebbe accesso alla biblioteca paterna. Nel 1890 dette alla luce il primo libro, i Cahiers d'André Walter. Si tratta di un'opera fortemente autobiografica, imperniata sul rapporto che lo legava a sua cugina Madeleine Rondeaux, di due anni più grande, di cui si era invaghito già all'età di tredici anni, di un amore puro e spirituale quanto assolutamente non erotico, e sulla quale aveva già deciso che sarebbe stata la sua sposa. Spronato da alcuni scrittori, come Pierre Louÿs e Paul Valéry, l'anno successivo pubblicò il Traité du Narcisse, a cui fecero seguito, via via, tutti gli altri libri, che costituiscono un ricco corpus di più di 60 opere.

A dare una violenta sterzata alla sua vita fu l'incontro, nel novembre del 1891, con Oscar Wilde (che avrebbe poi rivisto altre tre volte nella sua vita), allora all'apogeo del suo successo, sia letterario che in società. Con i suoi aforismi ficcanti ed il suo trasgressivo snobismo, Wilde traumatizzò Gide. Il diario dello scrittore notifica quanto sia stato devastante quell'incontro per il ventiduenne André e quali falle vistose abbia aperto nel suo rigoroso protestantesimo: "Wilde s'impegna religiosamente a uccidere ciò che mi resta dell'anima, perché sostiene che per conoscere un'essenza è necessario distruggerla; vuole che mi penta della mia anima". Ritiratosi ad Uzès, Gide si tuffò a capofitto nei suoi studi, credendo così di aver definitivamente allontanato i fantasmi di Wilde, ossia di un sesso che non aveva ancora conosciuto in pratica e che, proprio per questo, lo logorava ancora di più.

Per provarlo non dovette però attendere molto. Nel 1893, Gide decise di andare con l'amico pittore Paul A. Laurens in Tunisia. Il Maghreb fu una folgorazione in ogni senso, sia visivo che erotico. Ammalatosi di tubercolosi, a Susa conobbe per la prima volta il sesso con Alì, il loro giovanissimo portatore. Investito da un forte complesso di colpa, durante l'inverno trascorso a Biskra andò a letto assieme a Paul con una prostituta, Meriem, ma poi scrisse che: "Quella notte me la cavai bene perché, chiudendo gli occhi, immaginavo di stringere tra le braccia Mohammed", ossia il fratello adolescente di Meriem. L'arrivo della madre a Biskra, turbata dalle strane lettere del figlio, significò per lui il ritorno a Parigi. Ma ormai il processo era irreversibile, giacché il piacere sessuale era riuscito a scardinare la forza del dovere morale. L'attrazione per gli adolescenti diventò primaria. Così, quando due anni dopo ritornò in Africa, a Blidah, fu ben altro l'ardore con cui Gide visse le proprie esperienze sessuali, moltiplicate ed ormai vissute senza remore, spinto anche da Oscar Wilde e Alfred Douglas, che soggiornavano nella cittadina algerina.

Al ritorno in Europa, la morte della madre lo renderà, oltre che erede di una cospicua ricchezza, finalmente libero del suo futuro. Pochi mesi dopo, sposò dunque Madeleine. Il matrimonio, che non sarà ovviamente mai consumato, iniziò con un viaggio di nozze, guarda un po' in Tunisia.

Da allora, Gide non fece più niente per nascondere la propria omosessualità. Per di più, l'amicizia di Henri Ghion lo introdusse negli ambienti parigini dove era possibile procurarsi facilmente dei ragazzi. Nel maggio del 1917 inizierà il rapporto più importante della sua vita, col giovane quindicenne Marc Allégret, di folgorante bellezza, figlio del suo ex precettore (il quale, senza mai sospettare niente, lo lasciava volentieri a "l'oncle André"). Il rapporto con Marc, fortissimo (arrivò a voler uccidere Jean Cocteau, reo di avergli rubato il ragazzo per una notte) decretò automaticamente la fine di quello con Madeleine. Costei - per incredibile possa sembrare - non aveva mai capito niente del marito; a schiuderle gli occhi sulla verità fu una lettera di Marc aperta per sbaglio. Fu la fine di ogni cosa: bruciò tutte le lettere del marito (il quale disse: "Soffro come se lei avesse ucciso nostro figlio") e si ritirò in campagna fino alla morte, avvenuta nel 1938.

La lontananza dalla moglie liberò dell'ultima remora Gide, che in quegli anni si affermava come il più celebre scrittore francese vivente. Il rapporto con Marc (che diventerà in seguito uno dei più importanti registi francesi) diventò sempre più stretto; fu con lui che viaggiò nell'Africa subsahariana. Nel frattempo, nel 1923, lo scrittore aveva avuto una bambina, Catherine, da Élisabeth Van Rysselberghe, al quale si offrì quando seppe che lei voleva un figlio al di fuori del matrimonio ("provo desiderio per i giovani. Ma non mi rassegno a vederti senza figli, e a non averne io"). Nel 1929, poi, scemato un po' il rapporto con Marc, conobbe il ventiseienne Pierre Herbart. Fu un colpo di fulmine. Due anni dopo, fu annunciato il fidanzamento di Élisabeth e Pierre; i due, assieme ad André e alla piccola Catherine, dettero vita ad una famiglia assolutamente particolare, nel quale il giovane si divideva fra la donna e lo scrittore. La situazione durò per molti anni e Pierre, che fu il compagno dei molti viaggi che Gide fece negli ultimi anni della sua vita, diventò uno degli esecutori testamentari.
Muore nel 1951 a Parigi.

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