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Biografia John Barth
John Barth
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John Barth nasce il 27 maggio del 1930, insieme a una sorella gemella, Jill: circostanza tutt’altro che trascurabile nella carriera dello scrittore, a Cambridge, nel Maryland, l’unico e solo “luogo dell’anima” di Barth, che tornerà a rappresentarla in tutte le sue opere.
Dopo aver frequentato una mediocre scuola media locale, lascia Cambridge e si iscrive alla prestigiosa Juilliard School di New York, per poter intraprendere una carriera musicale che abbandonerà dopo essersi reso conto di non avere un grande talento. Torna nel Maryland, dove si iscrive senza troppa convinzione alla facoltà di giornalismo della Johns Hopkins University di Baltimora: è il suo ingresso nel mondo delle lettere, che non abbandonerà più.
Alla Johns Hopkins Barth riceve la sua vera educazione letteraria. Oltre a Joyce, Kafka, Faulkner, gli autori previsti dai programmi regolari dei corsi, fa la conoscenza delle grandi opere della tradizione narrativa occidentale e orientale: dal Satyricon di Petronio al Decamerone di Boccaccio, da Rabelais a Cervantes, dalle Mille e una notte alle saghe persiane e sanscrite. Barth resterà completamente affascinato dall’attività demiurgica dello storytelling, della narrazione pura (“Non sono un esperto di letteratura o di filosofia”, dichiara in uno dei suoi saggi, “ma un semplice narratore di storie. Ovvero, un bugiardo professionista”), e svilupperà una vera e propria ossessione per la più leggendaria di tutte le narratrici, Sheherazade, che torna come personaggio in più d’uno dei suoi libri.

Nel 1953, appena laureato, ma già sposato e padre di tre figli, Barth comincia a insegnare presso la Penn State University; senza titoli di dottorato né pubblicazioni a suo nome. Nel 1956, mentre la famiglia si destreggia alla meglio fra le ristrettezze finanziarie, il suo primo romanzo, L’Opera Galleggiante, trova finalmente un editore. Il successo arriva subito: il libro è tra i finalisti del prestigioso National Book Award. La stessa sorte avrà Fine della strada (1958), romanzo “gemello” del primo, con cui condivide il tema del triangolo amoroso, ma in chiave più tragica e cupamente ironica.
La genialità di Barth nel riuso parodistico di generi e cliché letterari offrirà subito dopo una delle sue prove migliori con Il coltivatore del Maryland (1960), ottocento pagine di brillante rivisitazione della forma-romanzo inglese del Settecento.
Dal 1965 al 1973 John Barth insegna alla State University of New York a Buffalo. Sono gli anni della guerra del Vietnam e della contestazione studentesca, che lo scrittore vive in prima persona, appoggiandone le basi ideali ma non i metodi più aggressivi.

Nel 1966 Barth pubblica Giles ragazzo-capra, un altro romanzo-fiume ambientato stavolta in un’immaginaria mega-università, metafora del mondo intero in epoca di Guerra Fredda. È un nuovo passo nella direzione della parodia autoreferenziale tipica del postmoderno; la sua opera più significativa in questo senso, quella più arditamente sperimentale, è La casa dell’allegria, una “raccolta di racconti per carta stampata, nastro magnetico e voce dal vivo”, che esce nel 1968 e lo consacra come uno dei padri della letteratura postmoderna, ricevendo un’altra candidatura al National Book Award.

Il premio vero e proprio Barth lo vincerà con il successivo Chimera (1972), una raccolta di tre racconti lunghi che hanno per protagonisti rispettivamente la sorella di Sheherazade e gli eroi greci Perseo e Bellerofonte: di nuovo un raffinato e geniale gioco di aggiornamento di materiale letterario preesistente.
Nel 1973, dopo un breve periodo da visiting professor alla Boston University, Barth torna a vivere nel Maryland con la seconda moglie, Shelly. Vengono affidati alle sue cure i corsi di scrittura creativa alla Johns Hopkins University di Baltimora, incarico accademico che abbandonerà solo nel 1995, per la pensione.

All’intensa attività di insegnante Barth continua ad affiancare la produzione narrativa: il romanzo Letters (1979) è forse la sua opera più ambiziosa, in cui ricompaiono, in veste di autori di un lungo scambio epistolare, i protagonisti di tutte le sue opere precedenti. Seguono tre romanzi (Sabbatical, The Tidewater Tales, The Last Voyage of Somebody the Sailor), una raccolta di racconti (On with the Story) e un’opera semi-autobiografica (Once Upon a Time): i temi – con infinite, pirotecniche variazioni – restano nella maggior parte dei casi gli stessi: la baia del Chesapeake, l’oceano, i viaggi in barca a vela, una coppia di innamorati non più in giovane età, una pletora di allusioni ai personaggi della narrativa di ogni tempo, da Sinbad a Ulisse a Don Chisciotte all’amata Sheherazade; ma sempre di più il tema principe della narrativa barthiana è l’atto stesso del narrare.

In ogni storia si apre una nuova storia, autore e personaggi si confondono: John Barth è il campione della cosidetta metafiction, che alla linearità del realismo oppone una ricchezza pluridimensionale – e a volte molto cerebrale – di piani narrativi. In questa vena anche l’ultimo – finora – suo romanzo, Coming Soon!!! (2001) tutto basato sulla competizione fra un anziano e celebre insegnante di scrittura e un suo brillante allievo alla Johns Hopkins University.
Dagli anni Sessanta a oggi Barth è stato inoltre autore di un gran numero di articoli, introduzioni, interventi critici in occasione di seminari e convegni: due dei suoi saggi, “The Literature of Exhaustion” e “The Literature of Replenishment”, rispettivamente del 1967 e del 1979, sono considerati fra i fondamentali scritti teorici del postmodernismo.
Al momento, Barth continua ad abitare nel Maryland (nel piccolo centro di Chestertown, a pochi chilometri dalle sponde del “suo” Chesapeake) e ha appena terminato una nuova raccolta di racconti, Ten Nights and a Night, che negli Stati Uniti uscirà per Houghton Mifflin nel 2004.

Nota biografica sull'autore tratta dal sito di Minimum fax.

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