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L'uomo che guardava passare i treni (Gli Adelphi)


Georges Simenon Libri


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Laltro Io
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Luomo che guardava passare i treni, scritto nel 1938, ha tutte le parvenze di un noir, anche se lo scopo di Simenon non era tanto quello di narrare una vicenda criminale, bens di analizzare la psiche di un individuo, piccolo borghese, che a un certo punta della sua vita si ribella a unesistenza calma e agiata, scoprendo in se stesso una personalit latente intollerante nei confronti di quel mondo in cui ha sempre vissuto.
La sua presa di posizione, il cambiamento radicale che la caratterizza, non un frutto di un calcolo maturato lungamente, ma unimprovvisa scelta quasi inconsapevole.
E cos Kees Popinga, cos si chiama il protagonista, abbandona per sempre quellimmagine di onesto, corretto, meticoloso impiegato e buon padre di famiglia per cercare di cancellare, in uno con il suo passato, anche quelle caratteristiche di appartenenza a un ceto borghese, fatte di consuetudini e apparenze anche stucchevoli.
In questa ribellione, che lo porter anche allomicidio, c una lunga fuga dal mondo in cui sempre stato, che finisce per con il diventare anche una fuga da se stesso, da quellinconscia personalit per anni celata e repressa da una parvenza di perbenismo a cui, altrettanto inconsapevolmente, si era abbandonato.
Entra talmente nel suo nuovo personaggio da trovare sempre nuove giustificazioni per il suo operato, per la sua furia criminale che tuttavia non traspare esteriormente se non nei momenti in cui i freni inibitori, totalmente rimossi, fanno sfociare il suo comportamento in una violenza accompagnata dalla cieca lucidit di un uomo che ricerca e trova considerazioni auto giustificatorie al punto di ritenersi un perseguitato dalla polizia.
Il suo il delirio di un folle che solo in ultimo, ormai braccato, lascia spazio a qualche momento di lucidit, che se non gli porta un senso di colpa, pur tuttavia riscopre sprazzi di quella coscienza borghese, che gli sembra cos lontana e irraggiungibile, ma di cui ha una vaga nostalgia, un ricordo di un mondo in cui tutto quadrava per il meglio, almeno in apparenza, mentre ora la sua condizione quella di una bestia in fuga e senza speranza.
Popinga tuttavia un fallito e anche la scorciatoia che cercher di prendere per risolvere definitivamente il problema di una nuova esistenza, verso cui prima si sentiva fortemente attratto e che ora invece mostra tutti i suoi limiti, finir miseramente e chiuder cos il suo ciclo vitale in una clinica psichiatrica, in cui, rassicurato dalle mura che impediscono un confronto con la realt esterna, riuscir a realizzare perfettamente se stesso, un mondo tutto suo, una specie di limbo in cui i medici non potranno capire nulla di lui, e, soprattutto, altrettanto lui di se stesso.
In fin dei conti, come tanti personaggi di Simenon, il protagonista un uomo allapparenza normale, fino a quando inserito nel tessuto sociale in cui ha sempre vissuto, ma poi scatta qualche cosa, a volte anche uninezia, e luomo si trasforma; non c nulla di pi complesso della psiche umana, tanto che a nessuno di noi dato il privilegio di conoscerci fino in fondo e Simenon non era dissimile da noi, anzi in lui erano presenti mediocrit e genialit, questultima riservata alla sua corposa produzione letteraria. Del Simenon privato forse meglio non parlare, non ricordare legoismo che lo caratterizzava, la sua ambiguit durante loccupazione nazista,
il trattamento umiliante riservato alle sue amanti, una doppia personalit che peraltro non deve stupire, come se in noi esistessero due nature, ci fossero due io.
E Kees Popinga il simbolo di questo doppio che poi Simenon riuscir a delineare ancor pi mirabilmente in un altro romanzo, I fantasmi del cappellaio.
Anche il titolo, del resto, ci offre nella sua sinteticit il vagheggiamento onirico del protagonista che cerca di immaginare come siano i passeggeri, figure indistinte dietro i finestrini, inconsapevoli attori della vita, e quelle carrozze che corrono sulle rotaie possono benissimo rappresentare per noi il confuso e convulso percorso dellesistenza, ma per Popinga sono solo un sogno, una fuga da quella realt che dimprovviso non pu pi accettare.
Mi sembra inutile dilungarmi ulteriormente, se non per un consiglio dobbligo: leggetelo, non ve ne pentirete.


Renzo.Montagnoli

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