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Gli argomenti affrontati nel libro sono: tangenti, nepotismo, privilegi immotivati e sprechi di ogni genere delle principali istituzioni statali e delle amministrazioni locali. Aerei di Stato utilizzati per fini non esattamente inerenti alla condizione ricoperta nel parlamento o nel governo, autoblu concesse come fossero caramelle, il Quirinale che comporta una spesa maggiore rispetto a quella della regina d'Inghilterra, rimborsi elettorali nettamente superiori alle effettive spese sofferte dai partiti per le campagne elettorali, leggi ad personam, comunità montane che sorgono al livello del mare, cariche amministrative affidate a nipoti, figli, mogli, ex mogli e compagni di partito, con conseguenti incrementi dei costi per consulenze esterne. Questo ed altro è raccontato ne "La Casta", il tutto contornato da una sottile ironia che rende la lettura piacevole e divertente a discapito della tragicità dei fatti. < Gli autori hanno presentato anche un confronto con quella che era la politica del dopoguerra, quando, chi voleva intraprendere la carriera politca, lo faceva a proprie spese e rinunciando ad eventuali attività imprenditoriali per evitare che si potesse anche solo pensare ad un uso ad personam della politica e un paragone tra le tasse che pesano su chi devolve denaro a organizzazioni, enti, associazioni onlus e chi invece per finanziamenti politici: << Facciamo un esempio? Prendiamo un imprenditore con moglie, due figli, un reddito tondo tondo di un milione di euro l'anno e 423.170 euro di imposte da pagare. Se dona 100.000 euro a una onlus (per dire, una comunità di disabili o i bimbi lebbrosi di Madre Teresa di Calcutta) va a pagare tasse per 422.777 euro con un risparmio di 393. Se invece versa un contributo di 100.000 euro a un partito va a pagare di Irpef 404.170 euro, con un risparmio di 19.000 euro tondi.>> o ancora scrivendo che quasi la metà della ambulanze della Croce rossa ha più di vent'anni eppure le autoblu non mancano mai: << Mario Guida, l'autore del rapporto, dice d'averne contate 28 (dopo una rapida dieta: 3 mesi prima ne figuravano 40!) a disposizione del presidente, del vicepresidente e dei vertici del Comitato centrale. Di cui 17 macchine, alla faccia di tutti i volontari che sputano l'anima per aiutare gratuitamente chi sta male, nella sola sede romana>>. Impossibile non deprimersi e sentirsi impotenti di fronte a questa realtà. "La Casta" suscita rabbia e sdegno verso tutta la classe politica, ma gli autori, limitandosi a riportare i fatti concreti, non propongono nessuna soluzione. E' un libro che fa riflettere, come tanti altri prima di questo, come ad esempio "la scomparsa dei fatti" di Marco Travaglio. Navigando in Internet ho letto i commenti più svariati su questo libro, c'è chi dice "tutte cose sapute e risapute", "mi vergogno di essere italano/a". Secondo me non si tratta di fatti "saputi e risaputi", perchè di fatto molte notizie non vengono diffuse oppure vengono insabbiate e la non-informazione dilaga. Basti pensare all'Editto Bulgaro con cui "Il fatto" di Enzo Biagi, a "Satiricom" di Luttazzi, "Sciuscià" di Michele Santoro sono stati chiusi, accusati di aver fatto un uso criminoso della televisione pubblica, quando invece raccontavano semplicemente alcune verità... Vergognarsi di essere Italiani è un grande sbaglio, occorre andare fieri della propria nazionalità per cercare di migliorare il proprio Paese e dimostrare che generalizzare è un grande sbaglio. E' chi causa il sorgere di tali generalizzazioni che dovrebbe vergognarsi. "La Casta" mi ha fatto sorgere un dubbio: per far approvare una legge occorre il voto favorevole di entrambe le camere del parlamento e ad esempio, sono anni che non si riesce ad avere una riforma della scuola che non cambi ad ogni governo, eppure, per quanto riguarda i benefici, le leggi chiaramente ad presonam, aumenti di stipendi della classe politica sono tutti d'accordo, o se non proprio tutti almeno in gran parte, c'è da dedurre che una volta eletti, con tutti i benefici autodeliberatisi, i nostri politici si scordino dei grandi problemi che affliggono il nostro Paese? E, dato che in Italia esistono leggi scritte, com'è possibile che il diritto possa essere aggirato in modo così sfacciato? Alla luce di questi avvenimenti, di queste conclusioni, c'è da chiedersi: cos'è veramente la politica? Certamente per rispondere a questo quesito non ci si può riferire alla realtà che ci circonda. Perchè la politica non esiste più in Italia. Il nostro Paese è una democrazia: dal greco demo- -kratia, ossia sovranità del popolo, il quale, essendo molto numeroso, necessita dei rappresentati che prendano decisioni in nome e per conto proprio. Il popolo non deve essere governato da altri se non da se stesso. Invece gli interessi del popolo sono scesi in secondo piano, e c'è gente che, se non fosse per l'immunità parlamentare, sarebbe già finita in carcere e invece continua a definirsi rappresentante del popolo. Mentire al popolo non è politica, emanare leggi ad personam non è politica, tutto ciò sopra elencato non è politica, perchè la politica, quella vera, va di pari passo con l'onestà. Citando Mario Capanna "l'onestà è la miglior politica". E la gente ha ancora il coraggio di chiamarla democrazia! Forse, però i rappresentanti sono il riflesso, sono l'immagine dei rappresentati.
Gippy
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