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E difficile scrivere un commento critico di un testo di cos elevata portata, ma anche per sua natura estremamente complesso, perch sinceramente parlare di entit supreme al di fuori dei canoni dogmatici istituiti dagli uomini di chiesa pu apparire, oltre che profano, anche eretico. Del resto quando un uomo rivendica una propria autonoma interpretazione di qualsiasi cosa di questo mondo finisce inevitabilmente per essere bollato con linfamia propria di chi non vuol far parte delle regole rigide di un ordine costituito. Ritengo, per, opportuno chiarire subito un concetto, sgombrando cos quel dubbio che si potrebbe insinuare in un credente leggendo le prime poesie: lautore non ha inteso innalzare un ode allateismo, anzi il poeta, per quel modo di vedere e di sentire del tutto autonomo, intende rivendicare una propria specifica visione della spiritualit. In questo contesto, invece, emerge un evidente anticlericalismo, rivolto non tanto alla Chiesa, ma agli uomini della chiesa, nel senso che listituzione in s non criticabile, mentre altra cosa il comportamento di chi la rappresenta. Del resto, il rivendicare una propria religiosit individuale, al di fuori degli schemi rigidi creati da chi rappresenta la chiesa, se da un lato costituisce uneresia, dallaltro realizza quellidentit spirituale fra uomo e divinit che propria di una religione monoteista volta ad essere compresa dallanimo di ogni individuo. La visione di Fabrizio Manini si attua attraverso unevoluzione che dapprima porta a considerare Dio e il Diavolo due facce della stessa medaglia, ma poi finisce con il considerarli elementi che non riescono a trovare una collocazione logica nella mente umana proprio perch non possibile dimostrare la loro esistenza. A questo punto sembrerebbe scattare lipotesi di un testo ateo, ma subito viene fugata da un raziocinio che riesce a individuare come ragion dessere lAmore, in ambo i suoi significati, cio quello puramente affettivo e quello erotico. Anche in questo caso sono due facce della stessa medaglia; per se il primo lamore di Dio e il secondo quello del Diavolo, la visione percepibile concretamente dalla mente umana non la contrapposizione a cui ci ha abituato la rigida e, per molti versi, illogica morale cattolica, ma la loro contemporanea presenza, una perfetta unione in mancanza della quale non pu sussistere un concetto di vita salvifico. Quindi, pi che per lo stile, peraltro assai funzionale e piacevole, questa silloge assume una valenza per il concetto espresso, tanto da pensare che un filosofo si sia dilettato a esporre il suo pensiero con la poesia. Il titolo della silloge, oltre che essere tratto da due versi di una delle liriche (MIODIO), riassume bene il significato di libert di interpretazione, di dialogo muto fra uomo e spirito che solo pu portare a una concezione religiosa in funzione dellindividuo che la vive, quindi lungi da dogmatismi, frutto di imposizioni di altri uomini. A mio avviso, questa un opera che conferma il talento di questo autore, capace di rendere in poesia concetti filosofici di notevole profondit. Renzo.Montagnoli
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