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di Lucilla Galanti





pagg.145 - .9,90 + spese di spedizione.



 
altrove da me


                                                               






Presentazione di Aldo Moscatelli


La prima volta in cui mi sono imbattuto in Altrove da me, ho pensato (da buon cinefilo): se il vecchio Cronenberg (quello della nuova carne, per intenderci) o il vecchio Polanski (quello di Repulsione e Linquilino del terzo piano) leggessero il romanzo di Lucilla, ne trarrebbero di corsa un film.





Altrove da me, infatti, un romanzo che pu ricordare da un lato le nevrosi del cinema polanskiano, dallaltro la cruda visionariet del gi citato regista canadese.


Pensieri miei, tengo a specificarlo, era giusto per darvi unidea. Non posso confermare linfluenza dei due geni della celluloide sullopera di Lucilla. Che, ovviamente, si nutre di suggestioni letterarie. Kafka, per esempio, ma anche le speculazioni filosofiche di Sartre giocano la loro parte. Per una questione di completezza aggiungerei pure Pessoa e certo Burroughs. Alcune sequenze davvero assurde si collocano a met fra il dramma esistenziale e lallegoria dada. Non mi piace privare il lettore del gusto della scoperta, ma vi basti sapere che in una sequenza la protagonista parla con un muro, in altre costretta (suo malgrado) ad osservare strane trasmutazioni corporali, per non parlare delle sequenze che hanno ispirato la copertina di Francesca Santamaria.


No, non un horror, n un romanzo grottesco tout court.


nero. Non noir, proprio nero. A tratti nero come la pece. Parla di disagio, quello che attanaglia lesistenza della protagonista, e che blocca ogni via di fuga, reale o irreale. Pu far male, Altrove da me. E indurre pi di qualcuno alla riflessione. Perch loppressione che la vita esercita nel quotidiano, il peso della routine, la mancanza di spiragli, il nero che come un drappo cala su di noi quando anche per un minuto ogni speranza persa tutto questo, dicevo, stato mirabilmente rappresentato da Lucilla. evidente la volont di scandagliare i meandri di una mente particolare  (quella della giovane protagonista) per poter universalizzare il messaggio di fondo (cito: Io credo che ognuno di noi sia un po schiavo di un proprio, personale Disagio, una cosa naturale. E quindi il suo Disagio si manifestava in modo diverso dal mio, in unaltra stranezza, unaltra diversit).


A stemperare il tutto, un umorismo nero di rara efficacia e picchi di lirismo notevoli (leggetevi Il ricercatore di meraviglie, poi fatemi sapere; anche la disquisizione sulla notte e i suoi significati/significanti va pi che bene).


Ma come scritto, questo romanzo? Beh, un autore originale lo sino in fondo quando tenta di dire cose nuove mediante moduli narrativi nuovi. Lucilla, se vogliamo (gi immagino i cori: eh, addirittura!) pu essere accostata a Cline. Faccio riferimento a una scrittura volutamente scarna, gergale, a sprazzi ripetitiva, di sicuro sperimentale. Con distinguo disseminati qua e l. Un bravo scrittore sa spaziare sapientemente, anche sul fronte tecnico.


Ai lettori incontentabili, offro qualche altro paragone, premettendo per che a parer mio Altrove da me ha peculiarit in grado di distinguerlo da tutto quel che si legge ultimamente.


Allora, se vogliamo possiamo tirare in ballo il nichilismo di Palahniuk. La protagonista del romanzo in qualche modo lo , nichilista, quindi immagino che il raffronto possa andar bene. un tipo di nichilismo differente, per; quello di Lucilla pi intimo, non saprei spiegarmi meglio.


A proposito, ecco unaltra peculiarit: la ragazza al centro delle vicende per nulla ordinaria (una che se ne va in giro di notte con le fidate babbucce ai piedi, non pu essere considerata tale), e certe volte i suoi discorsi lasciano allibiti (sospettando che uno dei genitori tradisca laltro, arriva a desiderare tranquillamente un gesto di pazzia del padre nei confronti dellamante, che so, spaccargli la testa con una bottiglia, anche senza ucciderlo, o la morte accidentale di amante, padre o madre), c del cinismo a tratti allarmante e appunto uno spiccato nichilismo di fondo. Nonostante ci, la protagonista ispira immediata simpatia, e al lettore non resta che soffrire insieme a lei, in un rapporto empatico che soltanto gli scrittori di talento riescono a creare.


C un passaggio che a me piace molto, e che ben descrive lapproccio verso la gente e la realt del personaggio principale:


Il fatto che il mio carattere non un problema mio. Casomai degli altri. Ho sempre pensato che fosse meglio perdere qualcuno, piuttosto che impegnarsi per farsi accettare. una tristezza dover cambiare per non essere rifiutati. Cambiare per se stessi mi risulta al limite concepibile, dal momento che uno con se stesso deve convivere tutta la vita, e quindi forse meglio venirsi un po incontro, ma cambiare per gli altri, cio per una presenza incostante e anonima, non credo valga la pena. Sono estremamente comprensiva verso di me. Ho sempre ritenuto i miei difetti trascurabili, quelli degli altri insormontabili, poich nessuno indispensabile oltre se stessi, pezzi facilmente intercambiabili insomma, se non ti vanno a genio. Qualcuno questo lo chiama egoismo. Io preferivo chiamarlo intolleranza verso il mondo esterno


Credo che quanto gi detto possa fornire unidea del romanzo, o almeno di cosa vi attende se deciderete di acquistarlo. Ma a parte le stranezze gi elencate (e sono molte di pi, ve lo assicuro), vorrei dirvi cosaltro ha di speciale Altrove da me. La sua dote peculiare, probabilmente. Lo so, parlo a titolo personale, ma non dimenticate che: A) sono un lettore, B) ho troppo rispetto degli altri lettori per prenderli in giro, C) non pubblico il primo che capita, e chi mi conosce un minimo lo sa bene.


Allora, secondo me un grande pregio del romanzo quello di essere maledettamente scorrevole e al contempo pieno di riflessioni e sottesi. Ho citato Kafka e Sartre, in precedenza, e non un caso. Ora, dal momento che troppo spesso un romanzo risulta interessante ma farraginoso, oppure da leggersi in un fiato ma insipido sul fronte contenutistico, ritengo che la sintesi operata da Lucilla abbia non dico del miracoloso, ma almeno del sorprendente.


Sorprendente pure la vita delleditore. Due mesi fa mi trovavo a presentarvi quel bravissimo autore affetto da sindrome di Peter Pan che Flavio Pagani (classe 1967), e oggi mi ritrovo a parlarvi di una bravissima scrittrice che potrebbe essere sua figlia (classe 1987).


Lucilla giovane, ma gi denota un potenziale letterario enorme. Altrove da me la sua opera prima, e merita di essere conosciuta. Altro non dico, onde evitare che qualcuno si limiti a sollevare le spalle pensando (erroneamente) che di questo libro devo parlare bene per forza perch lho pubblicato io. Attenzione, la verit unaltra: questo libro lho pubblicato io perch col cavolo che lo lasciavo in mano alla concorrenza! Di rado uno scrittore riesce a stupirmi; Lucilla ci riuscita, quindi tanto di cappello. Se devo investire risorse, devo essere convinto di quello che faccio. E di quello che dico.


Poi la parola sta ai lettori, per carit. Ma i lettori potranno dire la loro solo dopo averlo valutato. Io lho gi letto, quindi dico la mia.


E allora consiglio questo libro a tutti. A chi ama leggere buoni libri, e apprezza gli scrittori che non si limitano a svolgere il solito compitino, ma tentano fra mille difficolt di creare unopera fresca, accattivante e di contenuto, senza per rinunciare a quellimmediatezza comunicativa che distingue il polpettone indigeribile dal romanzo che sa parlare al cuore e alla mente del lettore.


Come Altrove da me, di Lucilla Galanti.

 


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