|
Scrittori presenti: 21052 Menu categorie Menu |
La vita e questo romanzo sono un garbuglio
------------------------------------------- La vita un gran garbuglio e inutili sono gli sforzi per dipanare la matassa, tanto ci che resta e a questo concetto sembra improntarsi lazione svogliata del Commissario della Squadra Mobile di polizia Francesco Don Ciccio Ingravallo, sulla cui esistenza tutto sommato tranquilla cadono pressoch contemporaneamente le indagini per due misfatti perpetrati nello stesso stabile di via Merulana: un furto a colpi di pistola nellappartamento della contezza Menegazzi e poi addirittura lomicidio della sua dirimpettaia, laffascinante signora Balducci, grande amica dello stesso Ingravallo, peraltro nascostamente innamorato di lei. Siamo negli ultimi anni venti, con il fascismo che ha consolidato il suo potere e che aspira a mostrare al mondo unItalia ordinata, sicura, senza fatti delittuosi, un po con lefficacia di leggi eccezionali, ma soprattutto con il bavaglio alla stampa che di certe cose non deve dar risalto. Ma se possibile condizionare i giornali, assai difficile imbrigliare la voce popolare, sempre sensibile a fatti di sangue, soprattutto quando le vittime non sono personaggi oscuri. Quindi si deve arrivare il prima possibile alla soluzione, oppure, in caso di esito sfavorevole, si rende necessario calmare le acque, sotterrare piano piano vicenda e personaggi, in modo che il nostro Mascellone possa ostentare in tutta sicurezza la sua grinta leonina. Quasi a passo di gambero procede Ingravallo, nel mentre la vox populi .deforma e amplia la realt, cosicch tutti diventano sospettati, ma non perseguibili, in quanto del reo o dei rei non c il bench minimo indizio. E alla fine questo giallo rester irrisolto, anche perch la vicenda solo un pretesto a cui lautore ricorre per mostrare da un lato le ipocrisie del fascismo e dallaltro per guardare con sospettosa ironia la vita, come se questa fosse una grande opera incompiuta, senza n capo n coda, nonostante che gli uomini si arrovellino, non proprio tutti, ma una buona parte, per trovarne il senso, per venire a capo di un garbuglio che diventa sempre pi intricato. E una visione pessimista dellesistenza sorretta tuttavia da una vena di sottile autoironia che salva lopera dal rischio di scivolare nel ridicolo, un romanzo che in altre mani sarebbe proceduto veloce e senza intoppi, pur senza giungere a una canonica conclusione, ma che, a mio avviso, risulta gravato da digressioni spesso inutili, non pertinenti, e da un linguaggio del tutto inventato (una sorta di romanesco italianizzato) che se, sporadico, sarebbe caratteristico, ma che invece quasi sempre ripetuto finisce con lo stancare, anche perch lautore non si propone, bens si impone al lettore e questo un grave errore, una mancanza non solo di umilt, ma anche di professionalit. Comprendo che lo scrittore ha cercato di coniare un linguaggio nuovo, ma ci non deve essere fine a se stesso, perch la parola e deve essere considerata solo un mezzo con cui viene portato avanti un discorso, con cui si lancia un messaggio, un tramite quindi per comunicare. E pensare che Gadda viene considerato uno dei grandi della letteratura e pu anche essere che lo sia, soprattutto per una certa cerchia di critici che ha ignorato a lungo degli autentici grandi, fra i quali, tanto per fare un nome, Primo Levi, il pi grande scrittore italiano del XX Secolo. Vorr dire che io non sono capace di giudicare, n io ho mai avuto del resto la pretesa di essere considerato una voce prestigiosa; in fondo sono un semplice lettore che azzarda delle critiche e se i miei giudizi possono apparire fuori luogo, per da semplice lettore mi permetto di dire che questo romanzo stato da me scarsamente gradito, sia per i contenuti, per niente profondi, sia per uno stile barocco pesante come un macigno. Con ci non voglio dissuadervi dal prenderlo in considerazione, ma bene che sappiate quello a cui andrete incontro. Renzo.Montagnoli
|
Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito.
|