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La malattia chiamata uomo (Nuova biblioteca Garzanti)


Ferdinando Camon Libri


È la storia, forse per la prima volta raccontata dall'interno, di un'analisi: quindi il rapporto tra psichiatra e paziente, le tappe della lunga "via crucis" dell'analisi con i suoi rituali (i lunghi silenzi, i concitati sfoghi, le dolorose rivelazioni, i trucchi punitivi e autopunitivi), i sogni e gli incubi ricorrenti, le malattie psicosomatiche, i traumi privati e sessuali. Ma i mali che punteggiano la vita del protagonista sono conseguenti a una crisi generale, alla dissoluzione della famiglia, alla scomparsa delle chiese-madri e dei partiti-padri, e alla sconfitta del maschio. Con questa "confessione totale" l'autore ha fornito un'opera di stimolante suggestione e di forte originalità nel panorama della letteratura contemporanea.
 
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La parola che si fa immagine il primo elemento di rilievo di questo romanzo. Gi allinizio prende corpo la visione dellumile funerale contadino, con quella bara ondeggiante, portata a spalle, lungo una stradina fra i campi, dalla chiesa al cimitero, con le mani dei figli, del marito che toccano quel legno come a voler provare lillusione di avere un ultimo contatto con la persona defunta. Non c nessuna retorica, non ci sono frasi fatte, ma poche misurate parole che hanno il potere di tradurre la lettura in una sequenza di rara efficacia, una scena che potrebbe benissimo comparire in uno dei tanti film del neorealismo italiano del dopoguerra. Ovviamente, c molto di pi, c quel distacco che si cerca di colmare con il ricordo della persona amata, una donna silenziosa, unombra nella casa di cui ora si riscoprono le qualit proprie dellumile. E c anche il tentativo di andare oltre la morte, di farla diventare un episodio della vita cos come la nascita, in una continuit che non viene meno neppure nel dopo.


E il romanzo di un figlio che nella figura materna compendia, in un abbraccio ideale, quel mondo contadino da tempo scomparso, in unatmosfera mistica che riscatta la polvere delle strade, la miseria di ogni giorno, la fatica di andare avanti per vivere.


Toccanti, poi, sono le pagine del ricordo della scomparsa, con quellincapacit del tutto naturale che si ha di avere ben presente il viso in tutti i suoi dettagli. La memoria nei gesti, nel portamento, nellatteggiamento quotidiano, ma il volto tende a sfumare e solo le fotografie ce lo possono restituire, anche se, ingrandendole, finiscono con il mostrarci un viso che quasi non riconosciamo .


Laltare in rame che il padre e marito costruir fra mille difficolt, in preda alla febbre, senza nemmeno consumare i pasti diventa cos lemblema del romanzo, un riscatto di una condizione con il contributo del figlio che, raccontandoci questopera quasi titanica, realizza a suo modo un altro altare, fatto di parole.


C tutta lasprezza di un mondo di stenti, in cui religione e superstizione si accavallano, ma in cui anche sentimenti quali la solidariet sono ai massimi livelli. Al riguardo, toccante la raccolta del rame necessario, con quelli che portano i loro paioli per la polenta; c chi ne ha due e ne ha ceduto uno, ma c anche una famiglia, pi povera, che aveva solo quello; il padre non pu rifiutare questo estremo atto damore e allora ne ritaglia un pezzo da mettere nellaltare, poi utilizza parte di un altro paiolo per aggiustare la striscia che ha tolto, onde restituire, utilizzato per lo scopo, ma rabberciato, lindispensabile strumento per la cottura del cibo.


Camon capace di commuovere senza invitare alle lacrime, riuscendo a fare di una vicenda familiare unopera corale, cos che un altare per la madre finisce con il diventare lara in onore e in memoria di una civilt scomparsa.


Dopo la Vita eterna Camon ha scritto quindi un altro grande romanzo, per certi aspetti ancor pi bello, perch presente un ritmo, quasi un lungo adagio, di natura poetica, unarmonia che non viene mai meno, in una continuit invidiabile che coinvolge, rendendo i lettori partecipi, spettatori ignoti di fronte alle scene create dalle parole che si fanno immagini.




Renzo.Montagnoli

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