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Mi rivolto dunque siamo. Scritti politici (Caienna)


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In quest'era di acquiescenza mansueta gli scritti di Camus sono un breviario (laico) indispensabile per chi non intende piegarsi al presente e cerca negli altri e dentro di sé - le ragioni di una rivolta necessaria, i "no" che bisogna inventarsi. Anche dopo il mesto congedo dal grande sogno di una Rivoluzione salvifica, Camus non voleva rassegnarsi a lasciar cadere l'istinto di una ribellione immaginifica. I suoi testi politici libertari sono ancora un modello limpidissimo, persino in un mondo tramortito dal conformismo. Nemico di ogni ideologia, allergico a tutte le religioni, Camus parlava al singolo sapendo che ogni forma di azione collettiva andava (e va) ripensata ed esortandolo a non arrendersi all'individualismo. "Mi rivolto, dunque siamo", per l'appunto.
 
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In questi interventi-che abbracciano un arco temporale che va dal '46 al '56-Camus delinea il proprio libertarismo antimarxista e anticapitalista alla ricerca di una via intermedia in grado di coniugare gli aspetti migliori del socialismo con quelli del pensiero anarchico evitando sia la deriva autoritaria tipica del marxismo sia quella romantico-nichilista propria di quello anarchico.Risulta abbastanza agevole individuarne le carattreistiche principali del pensiero politico dell'auote non certo per la sue semplicita' ma per la sua limpidezza.In primo luogo,l'autore ritiene inacettabile che in sostituzione del dialogo I nostri simili abbiano scelto l'omicidio di massa come ritiene illegittimo che l'unica alternativa politicamente percorribile sia la scelta tra comunismo sovietico e pseudo liberalismo americano.Alla stessa stregua la scelta realistica,la scelta cioe' di coloro che si rapportano all'umanita' come se questa fosse un mezzo gli appare-kantianamente- una delle principali cause della dissoluzione del mondo ed in particolare del socialismo reale che non ha saputo coniugare liberta' e giustizia.In secondo luogo,uno strumento giuridicamente adatto potrebbe essere la costituzione di una democrazia internazionale-che si concretizzerebbe attraverso la costituzione di comunita' di natura cooperativa- in grado di evitare che il prezzo per la liberta' debba esssere pagato con il sacrificio di milioni di vite umane,uno stromento insomma che sia in grado di superare il silenzio e la paura cosi' caratteristici della nostra epoca per rendere possibile in tal modo il trionfo della parola sulla forza.Ebbene affiche' questo sia possibile,l'intellettuale non deve avere alcun riguardo nel denunciare a destra come a sinistra le derive totalitarie,l'ingiustizia,la manipolazione mentale,i campi di prigionia,l'opportunismo politico delle istituzioni religiose,l'ottusa logica bipolare di coloro che ci vorrebbero privare del senso critico.Proprio per questo,l'intellettuale libero non potra' farsi incantare dalle capziosi distinzioni tra tirannia reazionaria e tirannia progressista,non potra' accondiscendere alla necessita' per ragion di stato di fondare la societa' sulla menzogna,non potra' che guardare con sospetto tutto coloro che assolutizzano la propria visione del mondo(gli storicisti assoluti come gli antistoricisti altrettanto dogmatici nella loro intransigenza),non potra' che criticare con vigore tutti coloro che vorrebbero-come I marxisti dogmatici-identificare tout court il pensiero antagonista con quella marxista facendo finta di dimenticare la teoria e la prassi del movimento bakunista,del sindacalismo rivoluzionario o della CNT spagnola.Non desta allora alcuna sorpresa nel lettore la condanna di Camus-egualmente chiara ed egualmente netta-sia del franchismo che della repressione socialista-o sedicente tale-dell'insurrezione di Poznam e dello sciopero operaio di Berlino est,episodi questi che dimostreranno l'ennesimo tradimento del socialismo reale-e la vilta' dei suoi corifei-e la sostanziale equipollenza tra sistemi totalitari al punto da spingere l'autore a sottolineare con ironia come- in fondo- il migliore alleato di Franco fosse il Cremlino.


GAGLIANO GIUSEPPE



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