![](libri_img/9788865986004p.jpg) "Era il 10 di gennaio del 1994, una mattina come tante, e stavo andando al lavoro a piedi quando notai un grosso uccello volare lento nel cielo grigio. Volava alto e teneva ferma la rotta. Mi interrogai su quel volo. Avevo visto innumerevoli uccelli in volo, di molti tipi e in tutte le stagioni, eppure per la prima volta ebbi la netta sensazione che quell'andare lento nel cielo grigio d'inverno, io coinvolto, trasudasse poesia. Lo osservai a lungo finch piccolo piccolo scomparve sopra l'orizzonte. Ricordo che annotai il particolare sul 'moleskine' che portavo abitualmente in tasca e nei giorni successivi ci tornai sopra parecchio, mentalmente intendo. Mi resi conto presto di avere avuto a che fare con quella che poi mi piacque chiamare la 'poesia delle cose', distinta dalla poesia comunemente intesa: la prima alla portata di tutti, letterati e non, mentre la seconda prerogativa di chi coltiva quella particolare arte espressiva. La prima una percezione soggettiva, la seconda una rappresentazione poetica del percepito che diviene essa stessa cosa. Dunque, chi riesce a cogliere la poesia delle cose, trae emozione diretta, chi riesce anche a trasmetterla agli altri trae doppia emozione - diretta nel coglierla e supplementare nel rappresentarla - e chi fruitore della poesia, scritta o recitata, trae semplicemente emozione da ogni sua rappresentazione". |