"Gli almanacchi di fiabe" di Wilhelm Hauff, tipici prodotti della letteratura Biedermeier, e opera di un autore "di talento, ma non di genio", morto giovanissimo, furiosamente creativo e attento soprattutto al marketing letterario, si rivelano in realt "un'opera polifonica dai molteplici livelli di lettura" (S. Acciaioli). Vogliono essere "l'apologia della fiaba, non la sua apoteosi" (H-H. Ewers). Il loro maggior merito quello di aver traghettato verso un'epoca nuova il genere della fiaba romantica, ormai al tramonto, e di averne fatto uno strumento capace di interpretare la temperie autentica di un'intera fase storica, quella in cui si sono ormai attenuati gli ardori e gli slanci del primo Romanticismo, caduto vittima della Restaurazione seguita al ciclone napoleonico. Padrone di una straordinaria tecnica narrativa, Wilhelm Hauff con queste sue fiabe ci trasporta dall'oriente all'occidente, da Baghdad alla Foresta Nera, dai deserti dell'Arabia alle isole a nord della Scozia, in un vorticoso cambio di orizzonti che guida il lettore verso un mondo "bello e lontano", che non solo quello della letteratura per l'infanzia, ma che in grado di divertire e far sognare anche gli adulti. |