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Non tutti i bastardi sono di Vienna (La memoria)


Andrea Molesini Libri


Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch'esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell'area geografica e nell'arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l'andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell'età; la giovane Giulia, procace e un po' folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l'insediamento nella grande casa del comando militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall'impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria.
 
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Lorrore di una guerra segna la fine di unepoca


 


Io io, madame ho visto i miei soldati venire su da quel fiume, venivano su dallacqua, come i vostri gnocchi di patate nel tegame, mi capite,  madame? Gnocchi nellacqua che bolle.


 


 


 


Non ci sono eroi, ma solo le vittime in questo bel romanzo di Andrea Molesini. La guerra un mostro che fagocita tutto, che irrompe nelle vite di ognuno imponendo sacrifici e decisioni in contrasto con la propria natura.


Loccupazione nemica delle terre a est del Piave dopo la disastrosa ritirata di Caporetto stato un tema sempre sfiorato, ma mai effettivamente affrontato e quindi questo romanzo, dal titolo insolito, pone rimedio a una mancanza quasi colpevole. Infatti, se vero che le nostre truppe compirono immani sacrifici lungo le sponde del Piave per difendere il nostro paese, lo altrettanto che gli italiani, caduti sotto il dominio militare austriaco, resistettero eroicamente, colpiti dalle violenze, dai saccheggi, dalla fame, totalmente in balia del nemico.


Quindi non c lorribile guerra di trincea, cos ben descritta da Remarque in Niente di nuovo sul fronte occidentale o da Lussu in Un anno sullaltipiano, c invece lattesa nelle retrovie, l occupazione nemica, il sentirsi ospiti in casa propria. E forse la visione che danno dei semplici civili di un cos immane conflitto offre la misura dellangoscia di chi non combatte con le armi, ma con la sua coscienza, con la propria dignit.


In queste pagine, che partono da un fatto realmente accaduto, si dipana una storia di vita e di morte, in unatmosfera spesso pesante, foriera di continue sventure, in cui sembra non esserci posto per la piet, anche se poi questo pregio, cos tanto in disuso, si svilupper come la brace che accende il fuoco.


In un conflitto crudele e sanguinoso c posto per tutto, per la ferocia dellomicidio e per laiuto al nemico ferito, contrasti tipici delluomo in situazioni limite.


Fra gli scoppi delle bombe, i gemiti dei moribondi, la puzza di piscio, la fame che regna ovunque, si concretizza anche la fine di unepoca, quella delle buone maniere che accomunavano la borghesia sorta con la restaurazione  e i patrizi dorigine, quelle dei baciamano, quella cavalleria intesa come irrinunciabile vocazione estetica.


E cos le divise inamidate si sporcano del lordume della guerra, gli animi intessuti di convenzionali ideali si trovano a combattere fra un concetto della vita messo in discussione dagli eventi e la rinascita di una coscienza individuale, e non pi collettiva di ceto, che sembra incapace di reagire razionalmente. Non c forse nessun odio fra i protagonisti, ma in tutti c la rassegnazione per la consapevolezza della fine di un mondo che non potr pi ritornare.


La disponibilit a una relazione fra la zia Maria e il barone von Feilitzsch , il suo quasi patetico tentativo di offrirsi a lui per salvare il ragazzo dalla fucilazione e la sofferta reazione delluomo che non si piega, perch siamo in guerra, perch lAustria si avvia alla sconfitta, perch  non pu perdonare dopo che ha visto i suoi soldati morti salire in superficie dal ribollire del Piave, danno il senso chiaro del dramma che, serpeggiando, alla fine uscito allo scoperto.


La belle epoque finita, i valzer alla corte di Vienna saranno solo un ricordo e c qualche cosa che peggio della morte ed uno stile di vita cancellato per sempre, il cui ricordo sar strangolato dal rimpianto.


Molesini ha uno stile asciutto, a volte perfino essenziale, anche se non disdegna inserire alcune note poetiche; i personaggi sono calibrati, una caratterizzazione che non denota mai eccessi, alcuni anche naturalmente simpatici, e fra questi pure dei nemici; la narrazione scorre fluida, senza intoppi, equilibrata armonicamente, una sorta di lungo adagio che, in alcuni momenti di particolare drammaticit, opportunamente si impenna, si accentua senza mai per arrivare alleccesso; la trama, dove non poco conto ha lo spionaggio, indovinata e quindi non c da meravigliarsi se questo romanzo riesce ad avvincere dallinizio alla fine.


Altra nota positiva luso esemplare della lingua, non accademico, ma sciolto.


E il titolo un poco strano? E il moccolo che tira un sacerdote, anche lui in preda al turbine della guerra.


Non tutti bastardi sono di Vienna segna un esordio ampiamente positivo, un bel romanzo e quindi sicuramente da leggere e anche da rileggere, perch non mancano di certo spunti per ampie e approfondite riflessioni.



Renzo.Montagnoli

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