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Recensione Marco Vichi Intervista
Da Gialloweb.net
a cura di Leonardo Butelli
LB: Nel mondo letterario si considera il giallo come romanzo di genere. Spesso poi, l'accezione sembra obliterare un certo bisogno di classificarlo come minore rispetto al romanzo d'autore. Ma secondo te il giallo e` davvero un romanzo minore, cioe` ha o no, nella comunicazione che veicola, capacità di fornire elementi di crescita culturale al lettore? E poi, in particolare da` fastidio a te che hai scritto anche due romanzi non codificabili nella categoria del "romanzo di genere"? [Nota: "L'inquilino" e "Donne Donne", editi da Guanda].
MV: Ci sono molti "generi" di romanzo giallo e i due estremi sono il romanzo giallo bello e il romanzo giallo brutto. Come dire: un bel libro e un brutto libro. Questo per dire che il genere, secondo me, e` soltanto un modo di piazzare un dato romanzo su un determinato "scaffale", ma all'interno di ogni genere ci possono essere capolavori in senso assoluto. Prendiamo ad esempio Delitto e castigo: ha tutti gli ingredienti di un giallo o di un noir: un omicidio, un assassino, un poliziotto, un'indagine e cosi` via, ma nessuno lo metterebbe mai nello stesso scaffale dei romanzi di Agatha Christie, i quali, pur avendo gli stessi ingredienti fondamentali, sono basati su una trama che emerge al di sopra dei personaggi e li schiaccia, mentre in Delitto e castigo ad essere predominanti sono ambiantazione e personaggi. Questo vale anche per i libri "gialli" di Durrenmatt e di Gadda, che, volendoli considerare secondo il genere, sono molto piu` "romanzi" che gialli. E vale anche per la maggior parte dei gialli italiani degli ultimi anni, che hanno praticamente salvato la letteratura italiana restituendole il gusto di raccontare storie e personalita` senza sacrificare nulla al "genere" strettamente inteso; sono semplicemente romanzi con qualche pennellata gialla o nera.
A darmi "fastidio" e` solo il pregiudizio di chi pensa che il giallo sia solo un genere che non potra` mai essere chiamato Letteratura.
LB: Scusami se entro nel particolare di alcuni tuoi lavori. Il Commissario Bordelli, a me ha colpito per la sua grande umanita` nei confronti dei diseredati, poveri cristi che spesso sono costretti a sbarcare il lunario commettendo qualche reato minore, almeno a giudicare da come li tratta il Commissario. C'e` qualcosa di particolare che ti fa muovere il personaggio verso questa direzione?
MV: Nulla di troppo pensato. Ma se e` vero che i romanzi nascono nella profondita` dell'anima di chi li scrive, penso di poter dire che e` stata una spinta istintiva a farmi raccontare un commissario come Bordelli, amico dei piu` sfortunati e nemico dei profittatori che vivono di soprusi. Per Bordelli, chi fa contrabbando o rubacchia per sopravvivire non puo` essere considerato un criminale.
Forse, anche il fatto che le storie di Bordelli si svolgano negli anni Sessanta mi hanno influenzato; lo sento un periodo fresco e pieno di speranze, mentre adesso mi sembra che tutto sia molto piu` codificato, incanalato, "rassegnato" all'interno di un percorso che limita il movimento.
Tornando al personaggio di Bordelli, forse mi piaceva anche l'idea di muovermi in quel mondo lontano e vicino insieme, in un'epoca dove -come diceva Pasolini- gli "ignoranti" non si vergognavano ancora di esserlo, perche` si riconoscevano in una loro grande cultura e avevano un legame profondo con le proprie radici, qualunque fossero. Ma Bordelli puo` essere anche nato dalla suggestione di grandi personaggi del cinema poliziesco e non.
LB: Bene, torniamo al giallo. E` uscito l'"Almanacco del giallo toscano". Ottima intuizione. Ma davvero la Toscana e` la regione dopo o insieme all'Emilia Romagna a produrre oggi una generazione di giallisti di talento?
MV: Sinceramente, cosi` come non riesco a rinchiudere il giallo in un genere che abbia dei confini, non riesco nemmeno a considerare la scrittura e gli scrittori all'interno di una regione che magari compete con un'altra. Questo non vuol dire che chi scrive non abbia dei suoi "luoghi" di appartenenza geografica, culturale, ecc. Io penso che gli scrittori dovrebbero avere proprio la capacita` di uscire dai limiti della propria condizione e di vedere le cose con consapevolezza, dall'alto e in profondita` per diventare universali. Ad esempio Tomasi di Lampedusa, pur essendo un grande nobile siciliano e raccontando storie con il "suo proprio" linguaggio, non scriveva certo per i grandi nobili siciliani, ma per tutti. E questo dovrebbe valere per ogni scrittore.
Per rispondere alla domanda: e` vero, oggi nel mondo ci sono dei bravissimi scrittori; ce ne sono anche di italiani che scrivono gialli? Va benissimo.
LB: Mi dici quali sono, secondo te, i tre piu` diffusi luoghi comuni sul giallo italiano.
MV: Uno: che in fondo sono solo gialli. Due: che in fondo sono solo gialli. Tre: che in fondo sono solo gialli.
LB: Per chi ci legge, forse da me si aspetta che ti giri una domanda ed e` la seguente: quando esce il tuo prossimo libro? Ci sara` ancora il Commissario Bordelli? Il contesto storico e` sempre quello dei primi anni '60? Puoi anticiparci qualcosa (quel giusto che non rovini tutto)?
MV: Bordelli tornera` presto, il 27 maggio, e sara` un "Bordellone" di 430 pagine. La storia si svolge nel dicembre 1965. Per chi e` affezionato a Piras ci sara` una sorpresa, e poi... non dico altro. Non perche` e` un giallo, non direi nulla comunque.
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