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Recensione Primo Levi
Primo Levi credeva profondamente nella ragione. Non aveva paura di affrontare temi anche difficili, intricati e dolorosi e riusciva a venirne a capo con un'analisi profonda e con l'applicazione della ragione che considerava il toccasana contro la barbarie. Riguardo al modo di scrivere Primo Levi afferma che ognuno ha diritto di scrivere come vuole e nessuno può far prescrizioni ad altri su come scrivere. Detto questo afferma però che lui stesso considera per sé medesimo un dovere lo scrivere chiaro e comprensibile per il lettore. Per lui la scrittura dev'essere comunicazione e se la comunicazione viene a mancare la colpa non è del lettore ma dello scrittore. Egli immagina il suo lettore una persona intelligente, non necessariamente colta, ma interessata che legge perché vuole capire: sta allo scrittore farsi capire da chi desidera capirlo, è il suo mestiere, scrivere è un servizio pubblico e il lettore volonteroso non deve andare deluso. Una delle caratteristiche di Primo Levi è proprio l'immediatezza della comunicazione. In "Se questo è un uomo" usa spesso il tempo presente storico. Un altro dovere che Primo Levi sente verso il lettore è quello di comunicargli le cose, ma di non gettargli addosso l'angoscia. La scrittura dev'essere comunicazione non un "urlo". Infatti nelle sue opere sui Lager è sempre stato fedele a questo suo proposito. Solo in qualche poesia, che è un ambito diverso e che parte da premesse diverse, Primo Levi si è talora concesso il lusso di esprimere il suo dolore. Contesta inoltre l'opinione che per descrivere delle cose oscure, complesse e caotiche ci voglia un linguaggio altrettanto oscuro complesso e caotico. Secondo lui la scrittura deve organizzare e portare dall'oscuro verso il chiaro. "Chi non sa comunicare, o comunica male, in un codice che è solo suo o di pochi, è infelice ed espande infelicità intorno a sé. Se comunica male deliberatamente, è un malvagio, o almeno una persona scortese, perché obbliga i suoi fruitori alla fatica, all'angoscia o alla noia" 3. Primo Levi ha affermato in molti scritti e interviste che deve il suo stile di scrittura al suo mestiere di chimico. Questo mestiere infatti lo ha sempre obbligato ad analizzare a fondo la realtà o la materia, a ricomporre, pesare, catalogare ecc. e gli ha dato un ricco campionario di metafore non comuni e non banali e un vocabolario più differenziato dove termini quali, scindere, filtrare, cristallizzare, distillare, vischioso, tenace, greve, fluido, volatile, inerte, infiammabile, possono venir utilizzati in modi diversi ed appropriati. Inoltre l'esperienza umana insita nel mestiere del chimico aiutano a comprendere anche le emozioni fondamentali: il misurarsi con un giudice imparziale (la materia), il vincere, il restare sconfitti (esperienze queste che si incontrano in molte altre situazioni della vita). Secondo Primo Levi la chimica l'ha abituato "a un abito mentale di concretezza e di precisione, a un desiderio costante di non fermarsi alla superficie delle cose" 4. Primo Levi non riusciva a capire la scissione tra cultura umanistica e scientifica, dove la seconda veniva spesso considerata una "sotto cultura". Primo Levi considerava importante l'integrazione tra le due culture 5.
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