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Recensione Camilla Salvago Raggi La bella gente
le prime pagine
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La bella gente
«Stai andando a un funerale».
Le è arrivato alle spalle di sorpresa, mentre, seduta davanti allo specchio, Maria Paola sta avvitando ai lobi delle orecchie gli orecchini con le perle.
E anche nelle sue parole c’è l’intento di sorprenderla, di coglierla sul fatto. C’è il trionfo, di averla colta sul fatto!
Un funerale «speciale», ovvio. Non direbbe così — né lei si darebbe la pena di agghindarsi così — se si trattasse di un funerale qualunque, di un qualunque, insignificante morto di paese.
Maria Paola non lo guarda.
«Infatti», risponde, «sto andando a un funerale».
Voce piatta, mento levato, sguardo in tralice volto all’orecchino di cui, con ostentata lentezza, sta avvitando il perno al lobo dell’orecchio. Sta andando a un funerale. Perché questo è, e non c’è altro da aggiungere. Dal momento che tu non vieni (che non ti degni, che non ci tieni, che non verresti comunque, se anche te lo chiedessi in ginocchio) e che invece si dà il caso che voglia andarci io.
E che andarci sia un mio preciso diritto. Tu prova, a impedirmelo. A tutto ho rinunciato, gli amici di una volta, chi li vede più?... Gli inviti a una cena, a un matrimonio, a un concerto?... (grumi di rabbia ogni volta che ne arriva uno e
lei deve inventarsi una scusa per rifiutare); vuoi che rinunci anche a questo? Perché lei a quegli inviti ci teneva.
E avrebbe tenuto ad andarci con Claudio: ma adesso capisce che non sarebbe stato possibile.
© 2004 Nino Aragno Editore
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