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Recensione Giorgio Faletti Intervista
Giorgio Faletti arriva a Varese carico. Ha scelto di tornare sul palcoscenico cabarettistico a reinterpretare i suoi storici personaggi e a proporne di nuovi. La parentesi musicale, basti ricordare il successo a Sanremo e le collaborazioni con grandi cantanti, l'ultimo solo in ordine di tempo Angelo Branduardi, lo ha fatto apparire meno in pubblico, ma ne ha fatto un autore e un artista di grande qualità.
Come sarà lo spettacolo varesino?
Interpreto me stesso e i miei personaggi. E' un'arte varia che riassume il cammino di questi anni e che non vuole preconfezionare tutto, c'è molto spazio per l'estemporaneità, per il rapporto con il pubblico.
Ma cosa lega i vecchi personaggi con i nuovi?
Faletti. Nonostante il tempo passato, e in qualche caso questo è davvero tanto, io mi diverto a lavorare. Certo l'artista è una professione, ma bisogna saperla amare. Bisogna saper scegliere. I tempi cambiano molto, basta guardare come è cambiata la televisione dai tempi di Drive in a oggi. Sono venuti alla ribalta tantissimi artisti comici e non, il cabaret si è diffuso in modo incredibile ed è anche per questo che occorre saper reinterpretare i personaggi e le situazioni. Io mi diverto con qullo che faccio e credo che questo sia lo spirito giusto.
Ma come mai allora ha deciso di lavorare di più con la musica negli ultimi anni?
Mah, la musica per me è stat una valvola di sfogo. Ho sentito l'esigenza di una forma di espressione diversa, che mi facesse parlare ma in modo più riflessivo, più profondo. Mi ha fatto un grande piacere questa parentesi artistica, che poi non termina mica. A settembre esce un nuovo disco che lega la parte umoristica a quella più riflessiva.
Molti però nel mondo dello spettacolo hanno storto la bocca a vedere Faletti cantante o addirittura autore?
Non mi curo molto di queste chiacchere. Io faccio quello che mi piace e che trovo giusto, gli altri dicano quello che vogliono, salvo poi stupirsi quando gente come Branduardi mi chiama a lavorare con lui. Ma ripeto le condizioni del mondo artistico sono cambiate e quel che conta è aver la carica giusta. E poi da un punto di vista squisitamente musicale sono certamente uno "nuovo".
Che ne pensa della rassegna di Risofresco a Varese?
Bisio e Rossi sono artisti che arrivano una generazione dopo la mia. Per me è una bella gratificazione far parte di un tabellone con loro. Vuol dire che poi non sono tanto male...
Che ne pensa di internet?
Come tanto conosco la rete e ogni tanto navigo, ho un abbonamento a casa ma non un sito, sono troppo pigro per ora per costruirne uno. La tecnologia non la subisco, la uso perché è utile, ma non ne sono schiavo.
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