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Recensione Hannah Arendt La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
Hannah Arendt La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
Otto Adolf Eichmann era il figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, venne catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio del '60, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, con l'accusa di molteplici crimini sotto il regime nazista. Il Male che Eichmann incarna una la grigia "banalità" del burocrate, e quindi giudicato ancora più tremendo.
Libro intenso e scioccante, impostato come la cronaca del processo a Adolf Eichman, criminale nazista responsabile della deportazione verso i campi di concentramento, allarga l'orizzonte per chiarire come una simile macchina del terrore sia potuta venire alla luce attraverso piccoli uomini che lentamente fanno scivolare la nostra società verso l'abisso. La Shoah si insedia come un tumore nella società fino a che il male diventa cosa ordinaria.
Eichmann è un mediocre burocrate che diventa efficientissimo nell'organizzare esodi di massa senza alcun rimorso.
La povertà del suo piccolo e mediocre essere non riesce nemmeno a capire la portata gigantesca delle sue azioni.
Un tentativo di comprendere le atrocità perpetuate nella Storia più recente per evitare che si possano ripetere in un prossimo futuro.
Di Mr.Blue
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