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Recensione Simonetta Agnello Hornby La Mennulara
Simonetta Agnello Hornby La Mennulara
De Roberto è tutt’altro
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Ho comprato questo libro perché ho letto tanti giudizi positivi, come per esempio “un’espressione della sicilianità”, “nella scia di De Roberto e dei suo I Viceré”, ecc.; aggiungo che ho una particolare predilezione per gli autori siciliani e che fino ad ora i loro libri hanno risposto alle mie aspettative.
Quindi ho iniziato la lettura con la miglior predisposizione, ma, ahimè, ho dovuto subito ricredermi, perché questo romanzo ha tutta l’impronta delle cosiddette “telenovelas”, con l’aggravante che non è scritto bene. Non che ci siano errori grammaticali o di sintassi, ma in un ritmo lento, che più lento non si può, tutto è prevedibile e l’alone di mistero che riveste la protagonista principale è artificioso, tanto che mi è venuto a mancare il legittimo desiderio di saperne di più.
Non è mia abitudine stroncare i libri che non mi piacciono, ma purtroppo, in questo caso, la ridondanza del suo successo, secondo me del tutto immeritato, mi induce a segnalare negativamente quest’opera, che mi si dice la migliore di questa autrice (non riescono a immaginare come possano essere le altre!). Ogni paragone con altri autori siciliani è del tutto fuori luogo, perché loro hanno capacità affabulatoria, analisi profonda dei personaggi, vicende che sono pretesti per più di uno sguardo su questa nostra umanità. Il richiamo poi a De Roberto, peraltro siciliano a metà, per parte di madre, mi sembra non solo fuori luogo, ma del tutto inopportuno. I Viceré è tutta un’altra cosa; certo, c’è anche lì un affollamento di personaggi, un ritmo lento, ma la finalità e il metodo di realizzazione sono completamente diversi e di grande rilievo umano e sociale, perché la storia di questa famiglia catanese è anche la storia del fallimento degli ideali risorgimentali, una perfetta opera naturalista che si può senz’altro misurare con Mastro Don Gesualdo di Verga e anche con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, grandi romanzi che lasciano un segno indelebile nella letteratura.
La Mennulara no, mi ricorda invece solo il tentativo, non riuscito, di imitare ed è un lavoro di cui negli anni si perderà traccia.
Poi è evidente che c’è a chi può piacere, come a chi ama trascorrere un po’ di tempo nella lettura senza particolare impegno, ma deve essere consapevole che più di questo non può dare e che, se farà una riflessione, non si sentirà poi arricchito culturalmente. Fin per carità, sono necessari anche questi romanzi, ma non facciamone dei libri di alto valore, perché proprio quello manca del tutto.
Di Renzo.Montagnoli
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