Recensione Georges Simenon Maigret a Vichy
Georges Simenon Maigret a Vichy
Fra un bicchiere e l’altro di acqua termale
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Questa volta Pardon, il medico di Maigret, è stato tassativo: quei giramenti di testa, quella stanchezza non sono i sintomi di qualche malattia, ma denotano la necessità di un po’ di riposo in un uomo che di età ha superato la cinquantina. Sono quindi necessarie alcune settimane di ferie e magari un aiutino, quali sono le celebri acque curative di Vichy.
E’ così che il commissario, accompagnato dalla moglie, va a soggiornare nella cittadina termale, adattandosi in modo sorprendente a una vita fatta di lunghe passeggiate, di pranzi sobri e senza vino, e dagli appuntamenti mattutini e pomeridiani allo stabilimento a bere le corroboranti acque.
Maigret sembra perfino cambiato, ha assunto l’aria di un pensionato che si gode un periodo di villeggiatura, fatto di eventi sì ripetitivi e monotoni, ma senz’altro riposanti. Non ha perso, però, l’abitudine di osservare la gente, di indovinare il loro carattere ed è rimasto colpito in modo particolare da una signora di mezza età, sempre sola, per nulla ciarliera, vestita con abiti color lilla e dallo sguardo enigmatico. E quando apprende dal quotidiano locale che è stata trovata strangolata nel suo appartamento la curiosità diventa ancor più professionale e collabora attivamente alle indagini condotte dal commissario capo di Clermont Ferrand, dalla cui giurisdizione Vichy dipende, e che risulta essere Lecoeur, già valido aiutante di Maigret al Quai d’Orsay.
La sua è una partecipazione attiva che si estrinseca in consigli, suggerimenti e approvazioni, insomma è un aiuto non invadente che il collega, peraltro molto bravo, non può che accettare volentieri.
La signora Maigret sta in disparte, ma mostra interesse per il lavoro del marito, lo comprende con una dolcezza premurosa, sempre disponibile ad accontentarlo e del resto lui si assenta solo per poche ore, quante necessarie all’indagine, continuando quella vita quieta, sebbene ripetitiva, che ormai sembra essersi radicata profondamente.
Per quanto ovvio, e non mi dilungo ulteriormente per non togliere il piacere ai lettori, l’azione della polizia giudiziaria si conclude in breve tempo con l’arresto dell’omicida, verso il quale Maigret, per la dinamica del reato e i motivi che l’hanno indotto, ha un sentimento di autentica pietà, al punto che quando moglie gli chiede “Quanti anni credi che…”, risponde “Spero che lo assolvano…”.
Questo, forse, è uno dei bei romanzi con protagonista il celebre commissario, caratterizzato, a differenza di molti altri, non da atmosfere cupe e tenebrose, da piogge incessanti e da nebbie caliginose, bensì dalla splendida luce solare nel cielo terso che sovrasta Vichy, in netto contrasto con il diabolico complotto che è alla base di un omicidio non voluto, ma che il comportamento della vittima stessa ha determinato.
Come al solito lo stile è ineccepibile, così come la capacità di coinvolgere il lettore, che finisce con il vedersi a spasso per i viali della cittadina termale, magari con l’inconscio desiderio di incontrare, fra le tante persone che deambulano oziosamente, Maigret e signora.
Maigret a Vichy è senz’altro da leggere.
Di Renzo.Montagnoli
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