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Recensione Pierluigi Panza Nati sotto la luna
Pierluigi Panza Nati sotto la luna
Nati sotto la Luna è un romanzo molto anticonformista, ironico anche se drammatico e piuttosto spietato contro ogni forma di conformismo e ipocrisia, dal mondo accademico e dei giornali a quello di un femminismo esercitato senza responsabilità.
Leo, Pier, Joe e Dido sono amici sin dalle scuole elementari, classe 1969, ovvero nati nell'anno in cui Neil Armstrong ed Edwin E. Aldrin sbarcarono sulla Luna. “Un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”, aveva detto Armstrong mettendo piede sul suolo lunare. E dunque, per loro, doveva esserci un futuro oltre ogni limite. Il narratore è un critico d’arte, sarcastico e malinconico, un disilluso flaneur convinto che ogni cosa andrà male. Gli altri tre (i cui cognomi portano i nomi mitologici dei figli di Europa) son Pier, medico genetista che lavora per una società che svolge esami sul DNA; Dido, sognatore, obiettore, pacifista figlio di operai che lo hanno mandato a studiare e Joe, il bello del gruppo, danaroso in disgrazia, sposato con due bambine, sempre disponibile a intrattenere relazioni fisico-sentimentali.
Nell'estate del 2002, i nati sotto la luna decidono di farsi un regalo: un viaggio solo uomini, mogli e fidanzate a casa: “Andiamo a Cuba!”.
E' l'inizio della loro disfatta e di un viaggio dentro l'ipocrisia dell'Europa contemporanea. Il tassista li accompagna in una cosa abitata da sua nipote, Assunta, della quale Dido si innamora. Tornati a Milano i nati sotto la luna ricominciano le loro consuete attività lavorative. Dido, ricercatore univarsitario a termine, è preso dall’inserimento nel database dei dati per la ricerca sulle "morti innaturali". Gli arriva un sms di Assunta che gli scrive “Aspetto niño”. Dido legge. Un tuffo al cuore e in un istante le risponde: “Ti sposo. Ti amo.” Inutile dirgli che se non vogliono un bambino, l’interruzione di gravidanza è legale anche a Cuba. “Non capite niente! Diventerò padre", risponde Dido.
Arrivo di Assunta, matrimonio, attesa e nascita del piccolo Glauco - quasi un bambino di tutti i Nati sotto la Luna - è pieno di vicende paradossali.Ma sono i medici della Clinica Mangiagalli a spegnere l'entusiasmo: il bambino è nato malato.
Per Dido inizia un calvario di analisi mediche e visite specialistiche: ticket, liste d’attesa e code. Un luminare della neonatologia suggerisce di sottoporre Glauco a un trapianto di midollo e il padre potrebbe essere il donatore. Si procede con tutte le analisi necessarie. Ma quello di Dido risulta uno dei rari casi di incompatibilità.
Dido comincia a pensare che Glauco non ce la farà . Assunta è annichilita, assente, progressivamente distante.
Anche per Joe le cose non vanno bene, e la Titti lo sbatte fuori di casa.
Un giorno, Leo, al bar con Joe e Pier, riceve una telefonata. È la mamma di Dido, che lo chiama. Perché? si chiede immediatamente allarmato. Sarà successo qualcosa a Glauco. E il destino che si è preso il piccolo. “Glauco non c’è più”, gli dice la signora Sarpedonte. “Quando è morto?” chiede Leo con il pianto in gola.“No, non è morto. È scomparso". E non si trova più neanche Assunta.
Seguono giorni cupi e disperati, tra polizia e ricerche. Si scopre che Assunta e il bambino hano preso un volo per gli Stati Uniti e, forse, di lì, a Cuba. I nati sotto la luna cercano di rintracciarli sui siti missing. Dido va a Cub, ma sono giorni disperati.
Dido piomba nella depressione più nera. Nell’istituto di sociologia continua a inserire i suoi “morticini” nel database. Ma quelle storie di omicidi e suicidi non aiutano il suo umore.
Tra l’altro, il direttore dell’istituto di sociologia lo convoca per dirgli che il suo assegno non verrà rinnovato. La ricerca sul fine vita verrà sostituita con una sulla multiculturalità. Poi, un giorno, Dido non si fa più sentire. Joe, Leo e Pier seguono prima la signra Sarpedonte per sapere che fine abbia fatto il figlio, poi il figlio, Dido, il loro amico… Finiscono in un locale di lapdance e strip tease che si chiama “Love Hotel”. E la situazione precipita…
Il finale è drammatico e piuttosto struggente. E il romanzo è un modo per dire ch egli uomini nn sempre vincono e che il multiculturalismo non è a costo zero. E' un libro dove si parla di arte, di calcio, ma soprattutto di amicizia e di amore visto dalla parte di uomini ritenuti al di fuori delle rotte della storia: quelli che incontriamo ogni giorno ma non sappiamo che cosa sentono dentro loro.
L'autore è un giornalista del Corriere dell aSera che ha scritto molti libri. Il precedente era stato finalista al Campiello. E aveva scritto anch eun libro intitolato "Il digiuno dell'anima", che era una storia struggente della prima ragazza anoressica di Milano
Di prazzod
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