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Recensione Lucio Dalla Bella Lavita
le prime pagine
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Frigo e Essere
"Io so da dove vengo: da momenti di estasi celeste, da cieli percorsi da sfere, da globi di fuoco, da stadi gremiti di angeli. E mi aspetto di tornarci diverso, infinito, mai puro ma solamente migliore."
"Io, invece, vengo dalla profondità dei ghiacciai sommersi, dal tempo della perfezione che neanche Dio sognava, da una goccia di pelle di fata dalla sicura verginità."
"Quanti esilii ho vissuto non me lo ricordo; ma ricordo quante vite sono stato e cosa facevo e come vivevo. Ricordo certi odori di cibi cucinati e quanto in fretta scende nella gola il vino ghiacciato. Ero uno dei trecento alle Termopili, in una battaglia senza senso che vincemmo perdendo; poi sono stato ala sinistra della nazionale brasiliana; poi un pony che divertiva i bambini in Irlanda; poi giovane fascista ma subito dopo una pallottola in fronte mi sono trovato partigiano. Leggero come una piuma ho truffato solo cuori di giovane donne con le lentiggini e l'apparecchio per i denti."
"Il mio esilio più bello, invece, è stato quando ero capo di una famiglia di delfini al largo delle Falkland. Mi ricordo lunghi percorsi tra oceani in tempesta e sotto lastre ghiacciate vaste come campi di grano. Mesi di silenzio e soprattutto capirsi senza parole, amare senza bisogno di spogliarsi, non avere favole da raccontare ai piccoli, niente natali da festeggiare, ma solo insegnare loro a rotolarsi con la bocca a risata sotto le prue delle barche della domenica."
È dal quarto mese che non stanno mai fermi. A volte è come se litigassero, o che cercassero qualcosa che gli è caduto. Altre volte mi sembra che siano loro a decidere quando mi devo sdraiare, quando devo stare in piedi o camminare.
Non abbiamo ancora pensato ai nomi... Mi piacerebbe Carlo e Massimo.
"Io mi chiamo Frigo dall'inizio degli esilii. Possono pure chiamarmi come vogliono loro ma il mio nome da angelo o demonio è Frigo."
"Io non ho preferenze ma il nome e l'uomo che decido di diventare è: Essere."
È vero che il medico mi aveva detto che sarebbe stata una battaglia, quel giorno, ricordi?, quando ci hanno detto che erano due. Dio, mi ha preso un colpo!
Ti spiace passarmi ancora un po' di salsa, tesoro? Mi sembra tutto così insipido!
"Quella pazza ci ha dato dentro ancora col peperoncino. Soffoco! Aiuto! Acqua, datemi dell'acqua, ho bisogno di fresco!"
"Io invece con questo bel bruciorino mi trovo proprio a mio agio. Ah, che bello!"
L'antro, la stanza mobile era poco illuminata. Frigo e Essere stavano l'uno di fronte all'altro: si parlavano, si toccavano ma si vedeva appena perché si stavano piano piano formattando, e gli occhi li avevano ma non funzionavano ancora.
Uno, Frigo, sempre più fanatico degli abissi e delle profondità, reagiva male al sogno e al bisogno continuo di aria, di prati, di cene all'aperto, di toccate di culo alle cameriere, di caldi e umidi baci che il fratello vagheggiava. Lui preferiva dormire: cercava di annullarsi, di non respirare, soprattutto ogni volta che qualcuno, dal mondo di fuori, voleva sentirne la presenza.
© 2002 RCS Libri
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