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Recensione Giuliano Pontara La personalità non violenta
Giuliano Pontara La personalità non violenta
Secondo l'autore- fra i maggiori studiosi a livello internazionale di Gandhi e delle problematiche pacifiste lette sotto la lente della filosofia della morale, nel contesto della politica internazionale,la promozione della pace dovrebbe essere attuata attraverso varie tipologie di diplomazia e attraverso varie tecniche non violente. Tuttavia, un contributo fondamentale al conseguimento e al mantenimento della pace, dovrà essere la realizzazione di un programma di educazione permanente alla nonviolenza volto a costruire una personalità non violente,una educazione che non potrà che essere costruita sul presupposto della fallibilismo-di matrice popperiana- in base al quale nessuno- possedendo la verità assoluta- può imporre all'altro in modo autoritario la propria visione del mondo e grazie al quale gli interlocutori dovrebbero impostare le loro riflessioni partendo da un atteggiamento di tolleranza reciproca. Ritornando alle questioni di ordine strettamente politico, l'autore ritiene necessario -per realizzare una società non violenta- ridurre drasticamente le spese militari, convertire l'industria bellica, smantellare il programma neoliberista al livello economico, creare istituzioni che consentano il controllo della società dal basso secondo il messaggio di Capitini, , rivedere il concetto di sovranità territoriale che determina contrasti a livello politico, impostare la nostra condotta e il nostro modus operandi sul principio della solidarietà, promuovere le Ong come strumenti alternativi rispetto alle istituzioni statali. Tuttavia,queste indicazioni sono concepibili partendo-secondo l'Autore- dal presupposto che la democrazia e la nonviolenza sono assolutamente legati (come d'altra parte osservato dallo stesso Gandhi)e sono concretamente attuabili attraverso la edificazione di una personalità non violenta.
A tale proposito,Pontara individua alcuni imprescindibili caratteristiche che devono costituire la struttura psichica del soggetto non violento.
In primo luogo, colui che condivide la nonviolenza deve essere in grado di costruire delle inibizioni psicologiche di livello elevato nei confronti dei suoi istinti violenti; in secondo luogo bisogna essere in grado di individuare la presenza della violenza psicologica e fisica al nostro interno, nel contesto familiare come in quello scolastico e sociale smascherando in tal modo la natura multiforme della violenza e le sue cause; in terzo luogo, bisogna costruire un'alternativa psicologica alla violenza e cioè l'empatia grazie alla quale la singola persona si deve identificare non con i simboli del potere ma con i più deboli e indifesi cercando di comprenderne lo stato d'animo e cercando di comprendere il contesto nel quale si trovano (l'autore sottolinea che conosce la sofferenza altrui significa sostanzialmente immaginare di essere in prima persona oggetto della sofferenza); in quarto luogo uno degli aspetti fondamentali della personalità nonviolenta è il rifiuto della dimensione autoritaria che trovò nel nazismo il suo apice. Ebbene, a parte l'estremismo ideologico del nazismo, è evidente che la morale dell'autorità si costruisce sul concetto di obbedienza verso la quale la personalità nonviolenta deve attuare una scelta di disubbidienza civile o di insubordinazione (secondo le indicazioni già fatte proprie da Don Milani). In quinto luogo, la personalità nonviolenta deve rigettare il principio di potenza che sarebbe alla base della politica estera degli stati e di conseguenza anche rifiutare il concetto di equilibrio di potere-caro al realismo politico classico - che a torto viene ritenuto il principio sul quale si fonderebbe in modo inesorabile lo stato nello scacchiere internazionale; in sesto luogo una personalità nonviolenta si può costruire solo se rigetta il processo di disumanizzazione del proprio avversario, processo nei cui confronti la personalità nonviolenta si deve opporre sostituendolo con il concetto di oppositore e non di nemico. In settimo luogo, la capacità nonviolenta di argomentare e di ascoltare le ragioni altrui è fondamentale per superare un atteggiamento di violenza psicologica e questa capacità di dialogo con l'altro presuppone l'acquisizione della pazienza e la condivisione del principio del fallibilismo . Un altro aspetto, è certamente l'acquisizione della mitezza secondo la quale bisogna rifiutare l'opposizione tra vincitore vinto come quella tra amico e nemico ma soprattutto grazie alla quale la personalità non violenta deve evitare un atteggiamento di odio e di rancore verso l'altro. L'insieme di tutte queste caratteristiche presuppone, da parte della personalità nonviolenta, una dose elevata di coraggio che secondo l'autore altro non sarebbe che una disposizione psicologica alla fermezza. Ebbene,proprio per la complessità di costruire una personalità non violenta, particolare importanza viene attribuita alla scuola che dovrebbe favorire lo sviluppo della personalità nonviolenta e rigettare quindi di essere letta come uno strumento di promozione dell'ideologia imperante. Infatti, secondo l'autore, la scuola dovrebbe essere in grado di fornire allo studente valori democratici e non violenti, dovrebbe fornire allo studente strumenti di partecipazione e di controllo dal basso,dovrebbe contribuire a rigettare il nozionismo, dovrebbe favorire la comprensione reciproca, favorire la dissacrazione della guerra e della violenza, del nazionalismo e del militarismo, così come dovrebbe contribuire a far comprendere la pericolosità dell'industria bellica e di una politica di difesa costruita sugli strumenti tradizionali del realismo politico ma soprattutto dovrebbe gettare le basi per educare la gioventù alla educazione al conflitto e alla sua soluzione secondo parametri non violenti.
Gagliano Giuseppe
Di prupitto
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