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Recensione Mariano Sabatini L'Italia s'è mesta
Mariano Sabatini L'Italia s'è mesta
Poor Italy.
Proprio così terminava un editoriale del prestigioso settimanale inglese ”The Economist”.
Oltralpe, evidentemente, la pensano come Dante.
Il nuovo libro di Mariano Sabatini naturalmente parafrasa un verso del nostro inno nazionale. Siamo forse dalle parti di “Povera patria”, la splendida canzone di Franco Battiato che poeticamente tesse una lamentazione sulle sorti del nostro meraviglioso ma sventurato paese, sulla linea di tanti scrittori, musicisti e artisti che hanno rappresentato la miseranda Italia con le chiome sciolte, le catene ai piedi, il lutto negli occhi (penso a Leopardi, a Petrarca, alle inimiche squadre che devastano il bel giardino d’Italia così caro al sommo Poeta, ai vari autori di melodrammi tutti amore e patria, eroismo e sacrificio, a monumenti e opere d’arte che rappresentano l’idea di patria lungo tutto lo stivale).
Il sottotitolo invece recita: “Dall’unità nazionale a Silvio Berlusconi, il Belpaese visto dai corrispondenti stranieri”. E qui torniamo alla vocazione giornalistica di Mariano Sabatini, autore televisivo, corrispondente di periodici e curatore di varie rubriche, professionista della carta stampata, della tv e dei nuovi media che ha intervistato scrittori e colleghi in Trucchi d’autore (Nutrimenti, 2005), Nuovi trucchi d’autore (Nutrimenti, 2007) e Ci metto la firma! (Aliberti, 2009).
In questa nuova prova da intervistatore curioso e attento, Sabatini si addentra in un mondo che per noi italiani è un po’ nebuloso: quello dei corrispondenti stranieri, dei giornalisti che vivono in Italia e la raccontano per i loro connazionali.
Leggendolo ho pensato subito al Grand Tour, ai viaggiatori stranieri del Sette-Ottocento che ci hanno lasciato appunti di viaggio, impressioni, giudizi sul Belpaese. Oppure alle Lettere persiane con la loro ironica visione straniata della molto contemporanea ed europeissima Francia.
Certo c’è anche qualcosa del Leopardi del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani, libro profetico ed illuminante. Gli Italiani si amano e sono amati, come dimostrano le interviste che ha realizzato Mariano Sabatini, che ha inoltre consultato varie fonti bibliografiche e digitali per poter affrontare meglio la materia incandescente di questo libro.
Data la cronaca recente, questo libro risulta seguire con attenzione e perfino anticipare ciò che leggiamo sui giornali o che ci arriva propinato dalla televisione. Rubygate, escort, Brunetta, Tremonti, destra e sinistra, l’Italia e gli stereotipi di cui è spesso vittima, la criminalità organizzata, la libertà di informazione, le intercettazioni… tutto questo trova posto nelle conversazioni di Sabatini con le firme di Itar-Tass, Arte, El Mundo, Le Figaro, Business Week, Frankfurter Allgemeine Zeitung, CNN, BBC, The Herald, Financial Times, Nouvel Observateur…
Leggendo le conversazioni di Sabatini con giornalisti di tutto il mondo si prova un misto di vergogna ed orgoglio: i corrispondenti stranieri sono animati dal desiderio sincero di riportare fedelmente la realtà italiana, ritenuta complessa oltre ogni tentativo di facile semplificazione, ma soprattutto dalla volontà di comprendere l’essenza profonda del Belpaese e dei suoi abitanti. Vedere stigmatizzati da uno straniero i difetti nazionalpopolari ci riempie di rammarico e rabbia, ma che la nostra Nazione sia stata scelta e amata anche per motivi extralavorativi riaccende una fiammella di speranza che le sorti dell’Italia possano riempire le testate straniere di fatti più esaltanti dell’ennesimo sexygate o dell’eterno quartetto mafia-mamma-mandolino-pizza.
Le opinioni passano dall’ottimismo basato sulle proverbiali risorse di adattamento e fantasia dimostrate più volte dagli Italiani nel corso della propria storia, al pragmatismo o addirittura al pessimismo di chi osserva l’Italia con lucidità e disincanto. I mass media, la giustizia, la burocrazia, il mondo del lavoro, l’immagine dell’Italia all’estero, la cultura, la quotidianità: questi e molti altri i temi che Sabatini affronta durante le conversazioni, con una leggerezza che non è mai mancanza di profondità ma agilità di pensiero e intento di offrire ai lettori un pamphlet agile seppur denso di spunti per ulteriori riflessioni.
Se i 150 anni dell’Unità d’Italia hanno avuto un senso, crediamo di poter dire che sia questo: riaccendere le discussioni sul senso di appartenenza, sull’idea di patria e di nazione, su quanto cammino abbia percorso la nostra giovane Repubblica e su ciò che potrebbe essere fatto perché siamo orgogliosi di appartenerle.
E questo libro può essere uno strumento per comprendere meglio, da una prospettiva diversa, come un’istantanea dell’Italia scattata oltralpe, la nostra bruciante attualità.
Di Elizabeth Bennet
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