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Recensione Denis De Rougemont Federalismo culturale
Pagine d’Arte, editore svizzero di raffinate monografie e saggi d’arte e filosofia, propone al pubblico italiano del secondo salone del libro di Milano, Federalismo culturale, un’interessante conferenza di Denis de Rougemont tenutasi il 23 novembre del 1963 in occasione del 25° anno dell’Institut Neuchâtelois. Il tema è oggi estremamente attuale in Italia, dove l’introduzione di un’organizzazione statale di tipo federale è oggetto di acceso dibattito, con interpretazioni in forte conflitto tra loro. Il contributo di de Rougemont, che per distanza storica non è influenzato dai problemi della modernità, si basa su un’esperienza, come quella Svizzera, che è un punto di riferimento per l’applicazione del modello federativo.
L’autore, grande scrittore, filosofo e saggista poco noto alla maggioranza, invita infatti a riflettere sull’importanza della libera circolazione delle idee, sulla promozione delle diversità e sulla creazione di centri regionali di cultura vissuta, consapevole dei propri valori. «La formula federale», afferma, «offrirebbe ai nostri paesi, nell’Europa unita, il vantaggio di aderire a un grande insieme con i benefici sociali e culturali propri di un piccolo stato».
L’unione europea, quindi, non viene conseguita a prezzo di un appiattimento delle diverse culture e delle peculiarità regionali e locali. La formula federalista ha piuttosto come fine il preservare le proprie particolarità, autonomie politiche e culturali e l’evitare emozioni telecomandate, cioè forme di manipolazione morale tipiche dell’Occidente – fra cui i mezzi tecnologici.
Denis de Rougemont (1906-1985) fu un grande scrittore, filosofo e saggista antinazista, attivo promotore della diversità contro l’uniformità, il cui impegno è stato recentemente rivalutato.
Nato nella Svizzera francese da padre pastore, dopo gli studi universitari, nel 1930 si trasferì a Parigi dove caldeggiò l’esperienza personalista, una corrente di pensiero incentrata sull’esistenza di persone libere e creatrici, e collaborò con Gabriel Marcel, Emmanuel Mounier, Alexandre Marc, Arnaud Dandieu, Robert Aron. In quegli anni, inoltre, scrisse Politica Persona (1934) e Pensare con le mani (1936).
Nel ’36 si trasferì in Germania dove rimase però solo un anno. L’esperienza hitleriana lo convinse della necessità di una rinascita spirituale e di una riforma morale e politica capaci di formare uomini e cittadini responsabili. Durante la sua attività di resistenza culturale al nazionalsocialismo scrisse quindi Germania diario (1938) e L’amore e l’Occidente (1939), considerato il suo capolavoro.
Nel ’40, dopo aver fondato la Lega del Gottardo, che sosteneva l’antitotalitarismo e l’antimaterialismo – incompatibili con la nota neutralità svizzera –, fu costretto a emigrare negli Stati Uniti. Durante la seconda Guerra Mondiale abbracciò un serio impegno civile per la libertà d’espressione e scrisse La mano del diavolo.
Nel ’47 tornò in Europa dove accantonò la sua attività letteraria per dedicarsi alla politica. Il suo obiettivo diventò soprattutto quello di unire i popoli europei nella cultura, ma in un sistema federalista.
Nel ’50 fondò a Ginevra un Centro Europeo della Cultura, promotore di numerose istituzioni in Europea, fra cui il CERN, dove è stato inventato il world wide web (www).
A partire dagli anni ’60 l’impegno di de Rougemont si concentrò su due temi principali: lo sviluppo di un’Europa delle regioni (che porta i processi di decisione più vicino ai cittadini attraverso l’amministrazione locale e regionale) e l’ecologia, denunciando progresso, inquinamento e distruzione dell’ambiente.
Denis de Rougemont
Federalismo culturale
Pagine d’Arte
Pagine: 48
Euro: 12,00
Pagine d’Arte sagl
www.paginedarte.ch
paginedarte@bluewin.ch
Di Giro di Parole
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