Scrittori presenti: 21052
Menu
|
|
Recensione Jacques Le Goff Lo sterco del diavolo. Il denaro nel Medioevo.
Jacques Le Goff Lo sterco del diavolo. Il denaro nel Medioevo.
Il grande medievista Jacques Le Goff ritorna in libreria con uno studio dedicato al significato del denaro in quell'arco di secoli che Marc Bloch ha definito 'seconda età feudale', quel periodo che da tutti gli studiosi è designato come la 'rinascita medievale', l'epoca che dal XII al XIV secolo ha istituito molti dei tratti economici e sociali della modernità. Il tema è il denaro e mai contenuto è stato più attuale di questo, in un momento -quello presente- dove i mercati finanziari dettano i ritmi non solo all'economia reale, ma anche all'intera società occidentale e ai suoi destini politici. Ma che cosa può dirci Le Goff che già non sappiamo, di questo strumento di scambio, che senza timore di venir smentiti rappresenta forse l'elemento più abituale, diffuso, familiare delle nostre azioni e dei nostri pensieri di uomini del XXI secolo. Certo, sappiamo che in un ambiente quale poteva essere quello del Medioevo, dove l'intera società girava intorno alle due grandi costellazioni di potere, ecclesiastico da una parte e temporale dall'altra, il denaro non poteva ancora assurgere a quel dominio incontrastato che inesorabilmente avrebbe conseguito nei secoli a venire. L'autore su questo piano si muove con la consueta disinvoltura che solo i grandi maestri della storia riescono a raggiungere; come un folletto, Le Goff salta da un'analisi economica a una politica, da un'esplorazione sociologica a una storia delle mentalità, l'Europa sembra un piccolo staterello per come passa dalla Svezia all'Italia, dalla Francia all'Inghilterra via Germania e Fiandre. Il denaro nel Medioevo raccoglieva una sensibilità completamente diversa, esso stava appena cominciando o forse per meglio dire ricominciando - nell'antichità aveva una rilevanza altissima - ad assumere un ruolo fondamentale nello sviluppo del corpo sociale medievale, era quindi normale che si trovò di fronte una serie di avversità, complicazioni, accuse e incomprensioni. Ma c'è un punto che Le Goff mette in risalto e che ci apre uno squarcio su un tema che diverrà poi fondamentale nel processo di formazione della civiltà occidentale capitalistica, razionale, scientifica.
Il Medioevo del XII secolo porterà in primo piano, con una mossa brillante, il denaro, i cui tintinnii delle monete sonanti erano stati a lungo soffocati, ma il cui fascino non era mai stato scalfito. Le Goff ci parla del cammino dell'economia monetaria attraverso il feudalesimo, per approdare nell'isola beata del Duecento, il 'secolo felice' del denaro e la sua rivoluzione commerciale, ci accompagna nei rapporti tra il denaro e la formazione degli Stati, fino a scontrarsi con i pericoli che vi sottendono come il giusto prezzo, l'indebitamento e la famigerata usura. Ed è proprio all'incrocio tra moneta, prestito e tempo che l'uomo del Medioevo conosce l'usura, il furto e la miseria che ne consegue, frutto di una violenza intangibile, quasi invisibile, ma terribilmente efficace. Ma se l'economia monetaria incontra l'usura come momento di massima ingiustizia terrena con effetti nefasti anche per la salvezza dopo la morte, l'incontro forse più decisivo per la storia del futuro Occidente risiede nella convergenza teorico pratica, tra una moneta da capire e utilizzare e un metodo per calcolarne il valore e la sua corretta gestione. Nell'economia monetaria c'è un equilibrio fondamentale tra calcolo da una parte, funzione di scambio e giusto prezzo dall'altra. La loro situazione è identica in rapporto alla verità e a colui che la cerca; funzione di scambio e giusto prezzo puntano diretti alla verità stessa dell'economia, mentre il calcolo va immediatamente a esaltare il processo metodico della ragione. Con questo Le Goff può affermare che nel Medioevo "il denaro fu di fatto uno strumento di razionalizzazione". Una certa decisione è stata presa dal tempo delle costruzioni delle grandi cattedrali gotiche. Quando per costruire questi capolavori architettonici come la cattedrale di Notre-Dame, di Amiens, di Poitiers, di Siena sappiamo che venivano drenate gran parte delle risorse finanziare a disposizione delle città, e si capisce come queste opere abbiano di fatto differito il decollo dell'economia in generale. Ora però, con l'utilizzo sempre maggiore dello strumento monetario e la corrispondente fioritura delle zecche e delle tecniche di conio sempre più controllate dai grandi sovrani, implicazioni di organizzazione del lavoro portarono alla creazioni di opifici, vere e proprie 'fabbriche' del tempo, che divennero il modello delle manifatture che sempre più cominciavano ad affollare le città europee alla fine del Medioevo. Fra le istituzioni pensate per razionalizzare la gestione dei finanziamenti dei cantieri nelle cattedrali, chiamate fabrique in Francia e opera in Italia e le grandi zecche dei nuovi Stati in formazione, si è prodotto un avvenimento: qualcosa che riguarda l'avvento di una 'ragion economica'. Ma la storia di una ragione economica come quella del mondo occidentale è ben lontana dall'esaurirsi nel progresso di un "razionalismo economico"; essa è costituita, in parte altrettanto grande, anche se spesso dimenticata, dal movimento con cui la cultura e l'arte d'Europa si è occultata dalle nostre attenzioni, per nascondersi senza dubbio, ma altresì per attendere il momento della sua rivincita.
Di il francigenista
Ti piace la scrittura creativa, la poesia e parlare di letteratura? Perche' non vieni sul forum di zam per incontrare nuovi amici con la tua passione!
|
|
Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito. Pubblica le news
|