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Recensione Laurence Cossé Sarebbe bello se esistesse davvero la libreria perfetta quella in cui si vende solo buona letteratura. I due protagonisti di questo delizioso e coraggioso libro, Ivan e Francesca, tentano proprio quest'impresa: decidono di aprire a Parigi la libreria dei loro sogni dove è possibile acquistare solo “buoni romanzi”. Per selezionare i libri, stabiliscono di avvalersi di un comitato di scrittori che, senza conoscersi l'un l'altro, ed in modo del tutto libero, li fornisca di una lista di titoli fra cui devono essere inclusi solo i migliori romanzi mai usciti in tutto il mondo. Il tentativo è quello di garantire che la scelta, nell'assoluto anonimato, sia realmente libera e priva, dall'esterno, di pressioni di alcun tipo. Nasce così una prima selezione di libri altamente “qualificata” che da luogo ad una libreria fuori del comune in cui la parola d'ordine non “sarà denaro e successo” ma “rigore estremo nella scelta dei materiali”. Gli autori non vengono selezionati perché hanno vinto premi letterari o hanno scritto un alto numero di libri ma in base alla qualità delle loro opere. Ci dicono poi i protagonisti che “L'ordine della creazione culturale ha di bello e di particolare che offre spazio a chiunque” Ma, il mondo della cultura imperante, fa di tutto per limitarlo. Ogni forma di espressione artistica viene venduta all'ingrosso, in modo industrializzato senza che nessuno di noi possa dare forma alle proprie scelte. Il libro denuncia in modo chiaro come oggi le offerte editoriali, troppe e troppo differenziate, non permettano più ai librai di leggere e di scegliere con cognizione di causa quello che viene loro proposto. Si vende un libro perché è stato presentato in televisione o ha ricevuto una critica lusinghiera (possibilmente molto lunga con foto annessa dell'autore) su un giornale di rilievo nazionale o ha vinto un importante premio letterario a prescindere dal fatto che il suo contenuto sia più o meno valido e, con questo criterio, vengono fatti anche gli acquisti da parte dei librai. Su cento titoli usciti ottanta sono destinati a durare una sola stagione. Gli autori di successo vengono spinti a scrivere sempre più libri, il più velocemente possibile il che, in molti casi, rischia di inaridire la loro vena creativa. Inoltre, la scelta della libreria di vendere solo romanzi e non altre forme letterarie, non è casuale. Nella letteratura c'è l'essenza stessa della vita “non ci sono solo le questioni eccezionali, di vita o di morte, le grandi prove ma anche le difficoltà ordinarie, le tentazioni, le delusioni”. I vari personaggi presenti nei romanzi rispondono a tutte le attitudini umane dalla più nobile alla più miserabile. Leggendo i romanzi si impara a vivere, ad esplorare il mondo con la fantasia. La “Libreria del buon romanzo” ha un grande successo ma nel contempo suscita una enorme gelosia da parte di quegli scrittori mediocri e insignificanti che, si rendono conto, non potranno mai ambire alle alte vette. Comincia quindi, ad opera di soggetti sconosciuti, una pesante campagna denigratoria sulla stampa. Questi, non sortendo l'obiettivo sperato, arrivano a tentare di uccidere alcuni membri del comitato. Come dice G. Meyer “Questo libro ci dice anche che il mestiere del libraio non è privo di etica. Vendere non è un atto neutro, scevro di responsabilità. Se è vero che i lettori hanno diritto di leggere quello che più si confà alle loro capacità e ai loro gusti, è altrettanto vero che un libraio dovrebbe poter decidere di non tenere un libro oppure di rifiutarlo se ritiene che non sia valido”. La storia, molto raffinata e fortemente critica nei confronti di tutti coloro che ruotano nel mondo della carta stampata, disegna dei personaggi che fanno di tutto, credendoci veramente, affinchè “La libreria del Buon romanzo” vada a buon fine. Ci riusciranno? E' bene non svelare la fine del libro, che con molta suspense, con una trama che lascia senza respiro, ci porta a vivere la storia di questa libreria il cui destino sembra segnato, fin dall'inizio, da fatti irreversibili. Interessante notare come gli autori italiani citati siano ben pochi. Tabucchi un paio di volte, Anna Maria Ortese con il libro Alonso e i visionari e Goliarda Sapienza che, con il suo magnificoromanzo L'Arte della Gioia, è stata ed è tanto amata dai francesi mentre in Italia ha ancora poco spazio negli scaffali dei librai dove è più facile trovare, ben in vista, libri che sicuramente il comitato del Buon romanzo non avrebbero scelto. L'autrice di questo bel libro, Laurence Cossé, scrittrice francese già affermata nel suo paese dove il romanzo ha una tradizione ben diversa da quella che ha avuto ed ha in Italia, viene per la prima volta tradotta nella nostra lingua.
Tania Maffei Di 9gatti
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