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Recensione Susan Fromberg Schaeffer La protagonista di questo bellissimo romanzo, in cui la lentezza iniziale è costruita, come un’ onda che porta al centro del libro dove la storia trova il suo culmine in una grande tempesta, è Agnes Dempster una ragazza che vive a North Chittendon, un piccolo centro a quaranta chilometri da Montpelier, nell’antico, squallido, arretrato Vermont. Figlia di un facoltoso proprietario terriero e nipote della donna più ricca della contea, discende da una famiglia in cui la straordinaria bellezza femminile si tramanda di generazione in generazione. Tuttavia nessuno a North Chittendon sa, che Agnes è venuta al mondo solo a causa della tragica morte della sorella Majella, amatissima dalla madre e mai dimenticata. Nata per sostituirla non ha mai aperto il cuore della madre Helen che ha finito per affidarla alla nonna che poi l’ha cresciuta in un ambiente che le è stato sempre ostile. Nel tentativo di crearsi quel mondo di affetti che la famiglia non era stata in grado di darle, a soli 17 anni, si trasferisce a Montpelier dove, troppo bella ed ingenua, troverà solo delusioni ed amarezza. Dopo essersi innamorata perdutamente di un uomo che non la merita e la costringe addirittura all’aborto preferendo infine a lei un’altra donna, la sua mente si perde del tutto e, nella totale convinzione di sparare a sé stessa, uccide la rivale. Da lì il processo, la dichiarazione di incapacità di intendere e volere, il manicomio. La scena dell’aborto di Agnes è agghiacciante. Descritto attimo per attimo come in una ripresa cinematografica lascia senza fiato. E’ terribile pensare a cosa andassero incontro le donne a quell’epoca e non è difficile ritenere che anche Agnes, dopo quell’esperienza, cambi radicalmente. Agnes una donna travolta dalla passione che decide di vivere a pieno la propria vita fino a che, questa, la travolgerà del tutto non è folle, ma come tante grandi eroine dell'800 (il libro si svolge nel 1869) è solo fuori tempo massimo. A differenza di in un libro realmente scritto nell’’800, quanto detto emerge in modo particolare. L’autrice, infatti, entra nell'animo della protagonista e delle persone che la circondano e coglie quello che provano veramente non dovendo filtrare le loro emozioni attraverso "il pensiero dominante dell'epoca". Lo spaesamento di una donna dell'800, il senso di colpa che la angoscia, l'incapacità di capire che se tutto è sempre andato male è solo perché non è mai stata amata nel modo giusto dalla sua famiglia, è raccontato dalla stessa protagonista che decide di soffrire pur di vivere appieno quelle emozioni che neanche lei comprende. Solo lo psichiatra dell'Istituto – dopo averla fatta dichiarare pazza al processo evitandogli così l’impiccagione - applicando ancora in modo molto teorico il pensiero Freudiane secondo il quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui, cerca di aiutarla a guarire dalla sua pseudo-follia. Dovranno tuttavia passare molti anni prima che Agnes venga dichiarata sana di mente e, lasciata libera, possa iniziare una nuova vita. Nel frattempo maturerà, crescerà, si fortificherà fino a diventare capace di affrontare quel mondo reale che non l’aveva mai capita e accettata per come realmente era. Di 9gatti
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